VERSO IL VOTO

Tajani teme brutti scherzi al Nord, torna a caccia di voti in Piemonte

Dopo appena due settimane dal precedente tour, il segretario di Forza Italia fa un blitz a Torino. Schiacciato tra la trimurti Salini-Moratti-Damilano e l'arrembante Reguzzoni fiuta il pericolo di non farcela come primo degli eletti. Anche perché...

Evitare lo smacco di finire in seconda o addirittura in terza posizione. Antonio Tajani è capolista in tutte le circoscrizioni (ad eccezione delle Isole dove a guidare i candidati azzurri è Caterina Chinnici), la sua elezione è pressoché certa. Ma se al Centro e nel Sud senza grandi sforzi farà man bassa di voti, nient’affatto scontata è la corsa al Nord-Ovest dove la concorrenza interna a Forza Italia è piuttosto agguerrita. In particolare, a insediare il primato del leader è la trimurti “nordista”: l’europarlamentare uscente Massimiliano Salini, ciellino doc che secondo i bookmaker ha notevolmente incrementato il bottino di oltre 37mila preferenze incassate cinque anni fa; l’ex sindaco di Milano, ministro e presidente Rai Letizia Moratti, con la sua dote economica e con un bagaglio di 150mila voti ottenuti dalla sua lista personale alle scorse regionali lombarde; l’imprenditore acqua & vino Paolo Damilano, protagonista di una buona seppur perdente performance alle comunali di Torino, forte del sostegno del governatore uscente (e verosimilmente rientrante) del Piemonte Alberto Cirio. Senza dimenticare Marco Reguzzoni, storica figura della Lega, fondatore dei Repubblicani, che nella caccia ai consensi sembra aver esteso il perimetro ben oltre i delusi di Matteo Salvini. Pesca nello stesso stagno pure Roberto Cota, capogruppo alla Camera e poi presidente della Regione Piemonte nell’era Bossi, per nulla rassegnato a una partecipazione di mera testimonianza. Quanti saranno gli eletti? Due, se va benissimo tre. E poi sicuri che Moratti alla fine entri al governo lasciando lo scranno eventualmente conquistato a Bruxelles? O che Tajani per giocarsi una partita in Europa mantenere fino all’ultimo il doppio ruolo?

In ogni caso, per il buon Tajani non si mette proprio benissimo. Non solo già vede con il binocolo quelle 187.350 preferenze che nel 2019 premiarono Silvio Berlusconi, ma potrebbe persino subire l’onta di finire dietro a Salini o a Moratti, o a tutti e due. Un brutto segnale per l’intendenza del partito e non di meno un inciampo nella competizione con gli altri leader in campo – Giorgia Meloni e Elly Schlein – gara in cui pur con pesi diversi non vuole sfigurare. Da qui la decisione di alzare la guardia al Nord, prima costringendo i vertici del partito a mobilitarsi solo per lui poi a moltiplicare la presenza sul territorio. E così nonostante quello che sta capitando nel mondo e che dovrebbe assorbire tutto il tempo di un ministro degli Esteri, il titolare della Farnesina torna in Piemonte, martedì 4 giugno, dopo sole due settimane dal precedente tour elettorale tra Verbania, Alba e Rivoli. “Felice” di dargli nuovamente il benvenuto è Paolo Zangrillo, nella sua veste di segretario regionale: “È la conferma della grande attenzione che nutre nei confronti della regione. Siamo forza di governo in Italia e in Piemonte, perno del centrodestra, e sotto la guida capace ed esperta di Antonio Tajani vogliamo continuare ad esserlo anche in Europa, nella grande famiglia del Partito popolare europeo, per portare avanti i valori e gli ideali di Silvio Berlusconi”.

Bastassero le parole Tajani sarebbe in una botte di ferro, il problema è che servono pure i voti e Zangrillo non è propriamente un macina-preferenze, manco a Moncalieri dov’è residente e FI non è riuscita a eleggere manco un consigliere. Idem cum patatis per il suo giannizzero Roberto Rosso, alias Red Patacca, passato senza quasi mai prendere un voto per tutti i partiti del centrodestra. L’unico che ha un piccolo gruzzoletto di consensi è l’altro ministro piemontese, Gilberto Pichetto Fratin che infatti, al netto del pasticcio sulla lista delle regionali di Biella (ampiamente condiviso con il suo arcinemico in loco Roberto Pella), sta facendo ciò che può per tirare la volata al vicepremier. Che di suo, va riconosciuto, non è quel che si dice un portento di carisma. E non al confronto con il Cav., che sarebbe ingeneroso (e impietoso).

Niente comizi o bagni di folla (vabbè), meglio incontri con organizzazioni e portatori di interessi tradizionalmente vicini al centrodestra: i commercianti di Ascom-Confcommercio guidati dalla capitana di lungo corso Maria Luisa Coppa e i costruttori dell’Ance, questi ultimi già abbondantemente blanditi con la battaglia (persa) contro la retroattività dello spalma-crediti del Superbonus. “Vota Antonio!”

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