POLITICA & SANITÀ

Stretta sulle visite a pagamento, esami nel weekend e alla sera

Oggi il decreto del Governo sulle liste d'attesa. Le prestazioni intramoenia non dovranno superare quelle del pubblico. Obbligo del Cup regionale che in Piemonte già funziona (anche se male). In alcune Asl (Cuneo1 e Città di Torino) servizi al sabato e nel tardo pomeriggio

Stretta sulle visite a pagamento e maglie più larghe sugli orari in cui avere quelle del servizio sanitario nazionale. Sta qui, in quello che potrebbe definirsi un combinato disposto destinato a produrre effetti attesi dai pazienti e assai meno da una parte del mondo medico, il punto più importante del decreto sulle liste d’attesa previsto nella seduta di oggi del Consiglio dei ministri.

Mentre ancora non si placano le polemiche per la decisione di affidare a un disegno di legge, con i tempi più lunghi che esso comporta, le misure economiche annunciate dal Governo al fine di affrontare con ancora maggiore intensità quella che resta la priorità assoluta sul fronte sanitario, il provvedimento d’urgenza previsto per oggi interverrà soprattutto con normative più rigorose e altrettanto rigorose indicazioni alle Regioni. Tra queste, appunto, una regolamentazione più rigida e controlli costanti sulle prestazioni effettuate dai medici ospedalieri in regime di intramoenia, ovvero a pagamento all’interno della struttura pubblica o, come avviene sempre più di frequente, all’esterno con l’autorizzazione dell’Asl. 

Proprio per evitare abusi, che alla luce della situazione appaiono assai diffusi e di notevole portata, il decreto stabilisce che in ciascuna azienda sanitaria od ospedaliera il numero delle visite o degli accertamenti diagnostici effettuati in libera professione da ciascun medico non possa superare quello delle analoghe prestazioni che lo stesso professionista effettua con il solo eventuale esborso del ticket da parte del paziente. 

Il provvedimento, se applicato con rigore, dovrebbe portare a ribilanciare i tempi di attesa tra pubblico e privato (pur se la prestazione è effettuata dallo stesso specialista) evitando come capita ore che a fronte di attese di mesi nel primo si ottiene la stessa prestazione in pochi giorni mettendo mano al portafogli. Le Asl e i loro direttori generali dovranno controllare, con la documentazione fornita dalle cliniche e dagli studi in cui lavora privatamente il professionista, che la quota non ecceda quella fissata. Gli stessi vertici delle aziende sanitarie, a questo punto, in non pochi casi dovranno rivedere anche quelle autorizzazioni ad effettuare l’intramoenia all’esterno, spesso in ben più di una struttura. Un andazzo, quello delle autorizzazioni spesso troppo di manica larga in deroga alla legge, destinato si spera a finire riportando all’eccezionalità la libera professioni all’esterno dell’ospedale e non ad essere prassi come oggi.

Lo stesso provvedimento del Governo riconferma l’obbligo del rispetto della legge in cui stabilisce che se le prestazioni non vengono erogate nei tempi indicati dalla prescrizione medica, al paziente è garantita la visita o l’esame in intramoenia o tramite il privato accreditato, ma con la spesa a carico del servizio pubblico. Una legge che in alcuni Regioni, tra cui il Piemonte, è già stata richiamata con decisione attraverso circolari alle Asl. E il sistema sanitario piemontese non solo su questo ha anticipato il decreto. Anche l’obbligo di un Cup unico regionale, in Piemonte è già in funzione da tempo, anche se si prevede un suo aggiornamento tecnico in autunno quando si affiderà il nuovo appalto per la gestione che, attualmente, presenta non poche criticità e disfunzioni.

Altra novità destinata ad essere introdotta dal decreto riguarda il potenziamento dell’offerta di visite ed esami anche il sabato, la domenica e prolungando verso la sera la fascia oraria. In questo caso la situazione del Piemonte riflette quella del Paese, con aree in cui questa estensione dei servizi è già in atto e produce risultati e altri in cui è tutta da costruire. Le situazioni più virtuose sono quelle dell’Aso Santa Croce e Carle di Cuneo e dell’Asl Città di Torino dove l’ampliamento della fascia oraria già funziona da tempo. “Specie per quanto riguarda la possibilità di ottenere prestazioni il sabato, ma per alcune tipologie anche nel pomeriggio fin verso le 19 abbiamo riscontrato una risposta importante”, conferma il direttore generale della Città di Torino, Carlo Picco. Questo è possibile grazie alle cosiddette prestazioni aggiuntive, ovvero il pagamento dei medici per l’attività oltre l’orario di servizio, che il Piemonte ha cercato di rendere pi attrattive portando da 80 a 100 euro l’ora il compenso. 

Il problema resta per molte altre aree della regione e incrocia quello generalizzato della carenza di medici o, come detto, quello non meno rilevante della sproporzione tra visite in regime pubblico e quelle a pagamento. Questo, insieme ad altre cause degli ancora troppo lunghi tempi di attesa, sarà oggetto anche di uno studio commissionato dall’Istituto superiore di sanità su proposta dell’assessore piemontese Luigi Icardi che siede nel cda dell’Iss su indicazione della Conferenza delle Regioni. La stessa il cui coordinatore della commissione Salute Raffale Donini (assessore del Pd in Emilia-Romagna) ha anticipato con parole critiche il decreto atteso per oggi. Il Governo ha infatti previsto un monitoraggio da parte di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, sull’attività delle aziende sanitarie circa il piano per le liste d’attesa, ma per Donini “un conto è controllare le Regioni, altro controllare anche le Asl. Sarebbe – sostiene – un’invasione di campo inaccettabile”. Di certo, inaccettabile resta il tempo che si deve attendere per una visita.  

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