VERSO IL VOTO

Europee, Lo Russo tifa Milano: "Votate Maran". Jahier piccato: "Mai visto in tutta la campagna"

Candidati piemontesi in agitazione dopo gli endorsement del primo cittadino per i lombardi, su tutti l'assessore di Sala. Così il Pd si ritrova diviso a pochi giorni dalle urne e il sindaco finisce nel mirino. Ma state tranquilli, tanto non sposta un voto

Galeotto il video con cui il sindaco di Torino Stefano Lo Russo fa il suo endorsement per l’amico Pierfrancesco Maran, assessore a Milano, con cui già aveva fatto almeno un’iniziativa. C’è chi s’è limitato ad alzare un sopracciglio chi se l’è proprio presa e tra questi spicca Luca Jahier, 61 anni, che in passato è stato presidente del Cese – il Comitato economico e sociale europeo – ed è candidato nello stesso collegio di Maran, con la non trascurabile differenza che vive nella stessa città di Lo Russo: “Cosa posso dire, mi è sembrata una scivolata sgraziata questo endorsement diretto. O il sindaco di Torino valuta non adeguati i candidati piemontesi del Pd o ritiene che gli interessi di Torino e della sua area metropolitana siano meglio rappresentati da un assessore milanese” dice Jahier in un colloquio con lo Spiffero. Anche Antonella Parigi – ex assessora regionale nell’era Chiamparino – se n’è lamentata, seppur non pubblicamente. L’aplomb è quello tipico subalpino, ma il fastidio traspare chiaramente. Anche perché non è sfuggito il disinteresse del primo cittadino per questa campagna elettorale, sia europea che regionale. Basti pensare che fino all’ultimo non era neanche certa la sua presenza sul palco allestito in piazza Solferino il 1° giugno accanto a Elly Schlein e alla sua ex assessora Gianna Pentenero, candidata contro Alberto Cirio. “Speriamo venga” si era lasciata sfuggire lei con un sorriso al termine del suo intervento al cospetto di Coldiretti.

“Per quanto mi riguarda posso dire che non ha partecipato a nessuna delle mie iniziative” prosegue Jahier che pure il pedigree per andare a Bruxelles ritiene di averlo. Una sfida durissima, certo, soprattutto in confronto ai campioni di preferenza provenienti da Oltreticino, a partire da Giorgio Gori, Irene Tinagli e Maran. Gli stessi tre che il 2 maggio sono stati invitati al centro d’incontro di corso Belgio, a Torino, in una iniziativa organizzata dall’assessore (milanese) all’Urbanistica Paolo Mazzoleni, trait d’union tra Lo Russo e Maran. L’evento s’è rivelato un flop con meno di venti persone presenti ma ha fornito le prime indicazioni su come si sarebbe mosso il sindaco. “Non si tratta di campanilismi ma se il Piemonte vuole essere centrale in Europa deve anche lavorare per avere dei rappresentanti”.

Nel 2021 Jahier accarezzò anche l'idea di candidarsi a sindaco di Torino per il centrosinistra. Il suo nome era sostenuto dall'area cattodem del Pd, quella rappresentata da Monica Canalis e Stefano Lepri. Poi si defilò di fronte alla maggiore forza d'urto di Lo Russo. È un cattolico, esperto di associazionismo e terzo settore. “A Torino e in Piemonte i candidati sono stati lasciati soli – prosegue Jahier – ed è un peccato perché sono tante le cose che andrebbero raccontate di questi cinque anni”. Una legislatura che lui definisce “straordinaria” per i provvedimenti messi in campo, “penso agli eurobond, che quando Prodi li evocò per la prima volta sembrava un visionario, e poi la transizione verde, il Next Generation Eu, gli interventi in materia sanitaria durante la crisi del Covid e la capacità di far fronte alla crisi energetica dopo la guerra in Ucraina”. E oggi, prosegue Jahier “abbiamo il senatore Borghi che propone di togliere la bandiera europea dai palazzi pubblici”. È un convinto europeista Jahier e per questo considera la necessità di rilanciare il progetto europeo, “attraverso l’unione fiscale e l’unione del mercato dei capitali per evitare che ci siano aziende che si trasferiscono da uno stato all’altro per pagare meno di tasse. E poi è venuto il momento che l’Europa smetta di avere 27 politiche estere e cinque o sei opzioni sui grandi temi internazionali”.

Questioni di cui Jahier ha parlato durante la sua campagna elettorale. Sa di non essere tra i favoriti ma allo stesso tempo non ha rinunciato a battere il suo collegio per raccontare quel che ha appreso nei suoi oltre vent’anni di impegno nelle istituzioni comunitarie. “Forse si poteva fare di più. Il tempo è stato poco”, il sostegno anche. Tra le poche eccezioni, l’ex numero uno del Cese cita Mercedes Bresso, al suo fianco nell’iniziativa di Lanzo. “Lei rappresenta un esempio per il Piemonte. Fu ideatrice della collaborazione transfrontaliera tra Piemonte e Rhône-Alpes”.

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