VERSO IL VOTO

Centrosinistra, la paura fa 60.
Rush finale per frenare Cirio

Se il governatore non va oltre quella soglia le minoranze porteranno 20 consiglieri a Palazzo Lascaris (oggi sono 18). Cordone sanitario su Torino che "non deve cadere". Candidati a pieno ritmo: nel Pd Valle, Salizzoni e Canalis davanti a tutti. Avs: testa a testa Ravinale-Tricarico

“Non c’è un bel clima”. Nel centrosinistra si respira un’aria pesante, di disfatta imminente. La paura fa 60 dalle parti di Pd e alleati, quella è infatti la soglia psicologica oltre la quale il successo di Alberto Cirio assumerebbe i connotati del tracollo per Gianna Pentenero. Mentre pubblicamente si racconta ancora la favola della rimonta, lontani da orecchie indiscrete i candidati si lasciano andare ad analisi di tutt’altro tenore: “Il tema semmai è di quanto perdiamo e soprattutto se alla fine capitolerà anche Torino”. Cinque anni fa Sergio Chiamparino venne sconfitto ovunque, ma nella sua città andò addirittura oltre il 50 per cento, seppur di poco. Questa volta potrebbe andare peggio. I sondaggi più clementi parlano di uno svantaggio di 21 punti, quelli più drammatici per il centrosinistra fotografano un crollo con 30 punti di distacco e il Pd addirittura al 15 per cento.

Gli strateghi del centrosinistra puntano su un alto astensionismo per assecondare la rincorsa di Elly Schlein a livello nazionale, e che un po’ di vento contro da Roma possa frenare anche Cirio. Basterà? Un atout per il centrosinistra è certamente la presenza di candidati particolarmente solidi nelle liste – soprattutto quella del Pd – in grado di trainare partiti piuttosto spompi. La nuova legge elettorale assegna 20 seggi alle opposizioni, due in più rispetto agli attuali 18, ma solo se il candidato vincente non supera la soglia del 60 per cento. Ragione in più per il centrosinistra di contenere i danni.

Ma chi sono i campioni delle preferenze che dovranno trascinare i rispettivi partiti? Nel Pd torinese (che dovrebbe ottenere tra i cinque e i sei eletti esclusa Pentenero) i bookmakers danno tre candidati davanti a tutti: l’ex chirurgo Mauro Salizzoni è il favorito numero uno, nonostante qualche inciampo che l’ha portato a subire i rimbrotti proprio di quelle categorie – infermieri in primis – che provengono da quel mondo, la sanità, che lui intende rappresentare. Una lunga carriera che gli fruttò cinque anni quasi 20mila preferenze. Con lui ci sono Daniele Valle, a lungo candidato in pectore alla guida della coalizione, che può contare sul sostegno di un pezzo rilevante del partito e di molti sindaci e amministratori dell’area metropolitana, oltreché di Stefano Lo Russo; e Monica Canalis unica consigliera donna uscente del Pd particolarmente forte nella componente cattodem del partito e nei comuni del Pinerolese. Appena un passo indietro ci sono Alberto Avetta, consigliere uscente, ben radicato nel Canavese, che ha lavorato in tandem con Canalis su un elettorato politicamente affine e territorialmente complementare; Diego Sarno che ha compattato le due “metropoli” dell’area sud di Torino, Moncalieri e Nichelino, attraverso il sodalizio con l’assessora di Moncalieri Silvia Di Crescenzo; la capogruppo a Torino Nadia Conticelli che oltre al suo zoccolo duro di elettori nelle circoscrizioni 5 e 6 del capoluogo ha potuto beneficiare dei ticket con tre candidati di area come il già citato Salizzoni, il sindaco di Collegno Francesco Casciano e il dottor Giulio Fornero, sostenuto dal deputato Andrea Giorgis e dall’area cuperliana. Attenzione, infine, a Laura Pompeo, anche lei assessora a Moncalieri ma da sempre in posizione “dialettica” nei confronti del sindaco Paolo Montagna: è in accoppiata con Valle e parte da una base di mille voti ottenuti nella sua città alle ultime amministrative.

Un altro duello appassionante, in casa Pd, è quello che si sta consumando a Cuneo tra Maurizio Marello, ex sindaco di Alba e consigliere regionale negli ultimi cinque anni, e il segretario provinciale Mauro Calderoni. Il primo al congresso ha votato per Schlein, l'altro era il coordinatore della mozione Bonaccini. Ora però le parti quasi si sono invertite ed è su Calderoni che si concentra l’appoggio del partito a iniziare dalla deputata Chiara Gribaudo che su di lui misura il suo consenso in Granda. Per il resto risultato pressoché scontato ad Alessandria dove dovrebbe spuntarla Mimmo Ravetti, al suo terzo giro a Palazzo Lascaris, mentre a Novara è sfida a tre fra il segretario piemontese Mimmo Rossi (favorito), Milù Allegra e l’outsider Lucia Caruso. Per il cervellotico gioco dei resti è possibile che scatti un seggio anche nel piccolo collegio di Biella.

Dal Pd ad Avs dove invece il testa a testa è tra la compnente di Sinistra Italiana che punta sulla capogruppo al Comune di Torino Alice Ravinale, e quella ecologista schierata su Roberto Tricarico, ex assessore a Palazzo Civico, con un lungo cursus politico che l’ha portato dal Psi ai Verdi fino al Pd e ora nella formazione green sulle orme di Ignazio Marino di cui fu capo della segreteria quand’era sindaco di Roma. Ravinale ha l’appoggio incondizionato di Marco Grimaldi e della cricca che gli ruota attorno ma potrebbe perdere una quota non trascurabile di voti per la presenza in lista di Valentina Cera, consigliera in Città Metropolitana, che di fatto pesca nel suo stesso bacino. Per incrementare i suoi voti il partito ha costituito il ticket con Enrico Manfredi, assessore uscente a Collegno, il quale tuttavia si è mosso in autonomia, soprattutto nella sua città. Per contro è da capire quanto il caravanserraglio messo in piedi da Tricarico (tra i suoi grandi elettori l’ex numero due di Palazzo Lascaris Roberto PlacidoPino Sammartano, già capogruppo dem in Provincia, l'ex sindaco di Settimo Torinese Aldo Corgiat) abbia ancora un seguito reale in termini elettorali. Più difficile immaginare chi possa prevalere in Stati Uniti d’Europa dove la capolista Vittoria Nallo, espressione di Italia viva e soprattutto di Raffaella Paita, potrebbe prevalere sugli altri candidati, a partire da Marco Cavaletto, di Più Europa, e Cristina Peddis (Libdem), che con lei compongono la testa di lista. Nella civica di Pentenero Mario Giaccone dovrebbe prevalere su Isabella Brianza, espressione di Torino Domani, mentre  in Piemonte Ambientalista e solidale la sfida è tra Giorgio Bertola ed Elena Apollonio. In questi ultimi due casi, però, il "rischio quorum" è alto.

Infine il Movimento 5 stelle (per Piemonte Popolare e Libertà sarà dura superare lo sbarramento) che a seconda del risultato potrebbe ottenere tra due e tre consiglieri su Torino e uno o due nel Piemonte orientale. Scontata l’elezione di Sarah Disabato, che tuttavia dovrà ottenere le preferenze per rientrare a Palazzo Lascaris, dietro di lei il favorito è l'ex assessore di Chiara Appendino Alberto Unia. Da verificare la posizione di Marco Allegretti, che si sarà pure ritirato dalle elezioni, dopo l’avviso di garanzia ricevuto, ma intanto se prenderà i voti e sarà eletto chi può assicurare che rinunci a uno scranno da quasi mezzo milione di euro in cinque anni? Nel M5s c'è grande imbarazzo, soprattutto per quanto Disabato e il collega Ivano Martinetti (candidato a Cuneo) si sono spesi per lui dopo la sua estromissione da Finpiemonte. Persino Giuseppe Conte si era esposto.

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