D-DAY

Renzi e Calenda: divisi e perdenti

Il fallimento di due (mancati) leader incapaci di fare squadra. Dovevano cannibalizzare l'elettorato di Forza Italia e invece si sono fatti prosciugare da Tajani. Entrambi restano fuori da Bruxelles e già s'incolpano a vicenda

E vissero sempre divisi e perdenti. “Niente, è andata male. Purtroppo, la lista Stati Uniti d’Europa è rimasta fuori per pochissimo dal Parlamento europeo. Non abbiamo fatto il quorum che peccato. Ma non smetteremo di lottare per questa idea di Europa, l’unica nella quale l'Italia può giocare un ruolo da protagonista”. È il commento di Matteo Renzi dopo i primi risultati ottenuti dalla lista Stati Uniti d’Europa (che si è fermata al 3,59%). Arriva la bocciatura quindi anche per Emma Bonino, nella lista insieme a Renzi. Tra gli esclusi eccellenti Carlo Calenda. Per il leader di Italia Viva “sul risultato italiano pesa l’assurda rottura del Terzo Polo: potevamo avere sette parlamentari europei riformisti, insieme. E invece sono zero. Che follia”. Neanche Azione ha infatti superato la soglia di sbarramento del 4%, fermandosi a un risicato 3,2%. Calenda ha risposto all'ex premier definendolo uno che "fa i partiti per poi sfasciarli".

È il fallimento di due (mancati) leader, incapaci di fare squadra e per questo giudicati inaffidabili dai loro elettori. Dopo la morte di Silvio Berlusconi pensavano entrambi di poter cannibalizzare il suo elettorato e invece è successo il contrario: gli elettori centristi hanno scelto Forza Italia. L’exploit degli azzurri è anche figlio del fallimento di Renzi e Calenda.

Una Caporetto che penalizza oltremodo anche Renew Europe, il partito europeo che contava su una iniezione di eletti dall'Italia per puntellare la presenza liberale nella prossima maggioranza di governo.

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