TRAVAGLI DEMOCRATICI

Schlein più forte in Piemonte, sfida per l'egemonia in regione

Il gruppo Pd uscito dalle urne è più spostato a sinistra. Asse tra Gribaudo e il sindaco di Moncalieri Montagna (che scarica Sarno). Pentenero teme di essere messa da parte: "Sarò capogruppo". Conticelli lascia Comune e Città Metropolitana. Rossi: "No al congresso"

“La strategia di Schlein si è dimostrata assolutamente vincente” dice il sindaco Stefano Lo Russo nel giorno del trionfo di Alberto Cirio. I dati dicono che per dimensioni quella di ieri è stata la più larga sconfitta subita dal centrosinistra in Piemonte da quando c'è la nuova legge elettorale. Non si sa mai se il primo cittadino parla sul serio o è ironico, ma al di là delle sue ardite analisi quel che le urne restituiscono è l’immagine di un centrosinistra che, al di fuori della cinta daziaria del suo capoluogo e di qualche centro nell’hinterland, è allo sbaraglio. Ventitré punti di distanza da Cirio sono l’abisso nel quale Pd e alleati sono sprofondati. A Cuneo la distanza è di 40 punti. Potrebbe andare peggio, certo. “Potrebbe piovere”. Ed è per questo, forse, che ieri, nel quartier generale di Gianna Pentenero, si stappavano bottiglie e ci si complimentava a vicenda: poi è arrivato anche l’acquazzone.  

Tra i dem qualche riflesso condizionato ha già dato il via a qualche schermaglia: c’è chi ventila l’ipotesi di un congresso regionale. Chi dopo tanto tergiversare ammette: “Dovevamo partire prima”. Pentenero prenota la carica di capogruppo per guidare l’opposizione al governatore, l’area riformista se ne sta in disparte dopo essere uscita dalla competizione con le ossa rotte, nonostante l’exploit elettorale di Monica Canalis, in tandem con Alberto Avetta, anche lui eletto.

Scuote la testa uno sconfortato Diego Sarno e la sua mancata riconferma a Palazzo Lascaris è il primo tassello di un mosaico che sta prendendo forma. Il ticket con Silvia Di Crescenzo, che doveva servire per cementare l’alleanza tra Nichelino e Moncalieri, un mega agglomerato urbano a sud di Torino da oltre 100mila abitanti governato dal Pd, non ha funzionato. “Io ho trasferito a lei i miei voti, lei non ha fatto lo stesso con me”. E sul perché le congetture si moltiplicano: la più accreditata racconta di un cambio di strategia del sindaco Paolo Montagna, che in questi mesi ha stretto un'alleanza con Chiara Gribaudo, dopo aver sostenuto Stefano Bonaccini al congresso dem. “È la sua testa di ponte su Torino e lo dimostra il fatto che lei si sia spesa molto per la Di Crescenzo, ma ben guardandosi dall’aiutare Sarno” raccontano nella sinistra dem, dove ora emergono le prime ruggini su chi potrà rivendicare l’egemonia di un’area – quella di Schlein – che sta incrementando il proprio peso. Di certo c’è che in una logica di corrente Sarno non era più funzionale, meglio tentare il tutto per tutto con Di Crescenzo e riposizionarsi. “Se così fosse il patto territoriale che abbiamo costruito in questi anni sarebbe rotto”. Pentenero, dopo essere stata buttata nella mischia, ora non ci sta a essere sacrificata. La sua campagna non sarà stata una marcia trionfale (anzi…), ma intanto ci ha messo la faccia in uno dei momenti più tesi per il partito, ora vuole che le sia riconosciuto lo sforzo.

Tra gli eletti spicca anche Nadia Conticelli, capogruppo in Sala Rossa pronta a tornare tra i banchi di Palazzo Lascaris: su di lei ha messo il cappello la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, corrente Orlando: dovrà essere valorizzata. E pure dalle province i consiglieri eletti sono in buona parte schleiniani: la giovane Simona Paonessa di Vercelli, la biellese Emanuela Verzella e l’astigiano Fabio Isnardi oltre a Mauro Calderoni di Cuneo, su cui Gribaudo ha misurato il proprio consenso in Granda. Dell’ala sinistra fanno parte anche i torinesi Francesco Casciano e Mauro Salizzoni, primo eletto. Sull'ala riformista ci sono, oltre ad Avetta e Canalis, Daniele Valle, Mimmo Ravetti e il segretario Rossi: nella categoria bonacciniani non pentiti.

Tra le questioni rimaste in sospeso ci sono le dimissioni di Conticelli dall'assemblea torinese e dalla Città Metropolitana. Se lasciasse il consiglio metropolitano subentrerebbe Andrea Gavazza, sindaco di Cavagnolo legato a doppio filo con Pentenero, se lasciasse anche il Comune subentrerebbe il lorussiano Valentino Magazzù. Cosa farà? “Mi dimetterò da entrambi i ruoli, perché penso sia giusto così al di là del fatto che lo prevede lo statuto del nostro partito”. Intanto Rossi non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro: “Congresso? E sulla base di cosa? Segnalo che al di là di una sconfitta di cui mi rammarico alle regionali il Pd ha fatto meglio che alle europee” dice allo Spiffero. La sensazione è che nessuno glielo chiederà formalmente. Reggerà la tregua? L'orizzonte ora si sposta al 2026, anno delle amministrative a Torino, e soprattutto al 2027, quando ci saranno di nuovo le politiche e quando ben tre parlamentari della sinistra schleiniana - Rossomando, Gribaudo e Andrea Giorgis - secondo la regola dei tre mandati non potranno ricandidarsi.

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