FINANZA & POTERI

Finanza (ancora) in Fondazione Crt: caccia alle prove del patto occulto

Le fiamme gialle tornano in via XX Settembre per acquisire verbali originali e videoregistrazioni delle sedute di Cda e CdI. Intanto ciò che è successo a Torino diventa un "caso" nazionale. Commissariamento quasi inevitabile, ma se arrivano le dimissioni...

Mentre la guardia di finanza torna a bussare alla porta di via XX Settembre, a quanto sembra per acquisire nuovo materiale tra cui verbali e registrazioni audio e videodelle sedute del cda e del consiglio di indirizzo, la Fondazione Crt diventa un “caso” di studio, una situazione talmente eclatante da sollecitare un’urgente riforma di enti che rappresentano “una realtà importante del sistema economico e sociale del nostro Paese, non scevre però da innegabili ambiguità di tipo giuridico che, di certo, alimentano dei potenziali pericoli di commistione di interessi privati e pubblici tali da disattendere quelle finalità di utilità sociale che, in ultima analisi, dovrebbero perseguire, minandone così la trasparenza e la fiducia nel sistema bancario”. Nell’analisi di Annalita Lardaro, senior legal specialist in Consap, branca del Mef che gestisce i servizi assicurativi pubblici per conto dello Stato, emerge con chiarezza come il capolavoro di Giuseppe Guzzetti, quello di godere di una sorta di non-vigilanza da parte del Tesoro sulle “sue” creature, sia ormai insostenibile. Anzi, la vicenda torinese mostra che il re è nudo: “Appare, dunque, di solare evidenza che l’evoluzione ormai trentennale delle Fondazioni bancarie risulta, di fatto, ancora in itinere e non esente da vizi come acclarato dall’ultimo scandalo che ha coinvolto la Fondazione Crt”, si legge nel paper pubblicato sulla Rivista di Diritto del Risparmio, quadrimestrale di dottrina e giurisprudenza diretta da Fernando Greco e che annovera nel proprio board illustri studiosi della materia.

Dopo aver ripercorso per sommi capi le tappe del caso si giunge ad affermare che neppure la recente nomina a presidente di Anna Maria Poggi “sembra spostare nulla rispetto a quello che potrebbe essere il punto di caduta riguardo alla querelle (sette indagati tra cdi e cda per illecite interferenze sull’assemblea) in atto in casa dell’ente, ossia il commissariamento”. Insomma, ogni atto fino alle autonomine nelle partecipate passando per la scelta dei consiglieri all’interno delle terne, tutto è inficiato da quel “patto occulto” che, dopo averlo denunciato, ha portato all’estromissione del segretario generale Andrea Varese e alle successive dimissioni il presidente Fabrizio Palenzona.

Intanto, gli ispettori inviati dal Mef stanno ultimando verifiche e accertamenti su cui in larga misura si baserà la decisione del ministro Giancarlo Giorgetti e del direttore generale del ministero Marcello Sala. Sul tavolo di Vincenzo Meola, capo del dipartimento del Tesoro che si occupa di Vigilanza sulle fondazioni di origine bancaria, il dossier Crt è già piuttosto voluminoso. Il commissariamento pare la soluzione più probabile: l’unica cosa che potrebbe, forse, indurre a un supplemento di riflessione, potrebbe essere la formalizzazione delle dimissioni dell’attuale Consiglio di amministrazione. Ma anche questo potrebbe non essere sufficiente soprattutto se da parte della magistratura – due sono le procure che stanno indagando, Torino e Roma – dovessero prendere consistenza gli estremi del patto, arrivando a dimostrare gli effetti concreti di tali accordi estranei e paralleli agli organi statutari.

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