SECONDO TEMPO

Sindaci in ballo, Comuni al ballottaggio

Domenica 23 e lunedì 24 giugno si torna alle urne in 101 città italiane. In Piemonte sono 8. Il centrosinistra cerca la rivincita sulla débâcle alle regionali. Verbania al voto tra veleni e sgambetti. A Vercelli Scheda spera nel richiamo del lupo bianco

Domenica 23 e lunedì 24 giugno si torna alle urne in otto comuni piemontesi per scegliere sindaco, giunta e consiglio comunale. Si va al ballottaggio nei comuni con più di 15 mila abitanti in cui al primo turno nessuno dei candidati ha raggiunto la maggioranza assoluta delle preferenze. Ma anche in quei comuni più piccoli in cui i candidati hanno ottenuto lo stesso numero di voti. In Italia sono 101 le amministrazioni comunali chiamate alle urne per il secondo turno, tra cui città influenti come Firenze o Bari e altri capoluoghi di Regione come Campobasso, Perugia e Potenza. Si prevede un’affluenza ai seggi non propriamente oceanica, da qui l’appello lanciato oggi dal premier Giorgia Meloni: “È un momento importante per il futuro dei nostri territori, il vostro voto è fondamentare per costruire insieme una comunità più forte, più coesa. Andate a votare, fate sentire la vostra voce, ogni voto conta”.

Se in Piemonte la vittoria di Alberto Cirio è stata dirompente, alle comunali è tutto più sfumato. Anche per via del fatto, simbolico, che nella città del governatore, in quella Alba dove la civica di Cirio alle regionali ha raccolto il 30%, il candidato del centrodestra ha perso. Il sindaco uscente Carlo Bo, ha lasciato la fascia tricolore al giovane Alberto Gatto. Se nella Granda il centrosinistra guadagna posizioni, nell’alessandrino il dominio del centrodestra prosegue tra Tortona e Casale Monferrato. La partita non è ancora finita perché due dei tre capoluoghi al voto, Verbania e Vercelli, andranno al ballottaggio.

VERBANIA - A Verbania il disastro del centrodestra è servito, ma può ancora andare peggio. In nome dello schema “un capoluogo a testa” Biella andava a Fratelli d’Italia, Vercelli a un leghista mentre Forza Italia avrebbe scelto il nome per Verbania, unico tra i tre centri a guida centrosinistra. Se FdI Biella l’ha già (ri)presa con Marzio Olivero e la Lega su Vercelli ha ancora chance, a Verbania Mirella Cristina è fuori: ha raccolto solo il 18,6% contro il 37,2% del centrosinistra di Riccardo Brezza e il 30% di Giandomenico Albertella, che nel 2019 era il candidato del centrodestra. Per molti sarebbe dovuto restarlo: la scelta di Cristina non è mai stata digerita, e i dissidi messi a tacere da Roma sono esplosi un istante dopo la sconfitta con la lettera di fuoco del locale segretario leghista Enrico Montani che ha invitato il ministro della Pa Paolo Zangrillo, plenipotenziario forzista in Piemonte e artefice della candidatura di Cristina, a chiedere scusa.

Se quella di Montani è un’intemerata contro un alleato decisamente più alto in grado, sul territorio è ormai una rissa tutti contro tutti. Oggi Montani ha chiesto a tutti di “abbassare i toni” in un post dove poi finisce per accusare Cristina di “spargere inutili veleni”. In assenza di cronisti che registrino ogni loro passaggio, c’è Facebook. Mirella Cristina cerca vendetta e arriva a farsi piacere il candidato dem: “Brezza ha condotto una campagna elettorale corretta e di tutto rispetto, mentre il candidato Albertella non si è fatto mancare una campagna elettorale di bassa bottega nei confronti della mia persona”. Anche lei non si fa mancare un invito alla moderazione prima di chiudere il post social ricordando che Albertella definiva il simbolo di Forza Italia “carta straccia”. Intanto Davide Titoli, ex coordinatore del Vco per Fratelli d’italia che ha mollato il partito per sostenere Albertella, giusto un paio di giorni fa parlava di “un accordo sotto banco” tra Brezza e Cristina. Per fortuna a mezzanotte scatta il silenzio elettorale.

VERCELLI - Anche a Vercelli la candidatura di Roberto Scheda al posto di Andrea Corsaro aveva creato diversi mal di pancia nel centrodestra, ma l’ex sindaco da civico ha raccolto solo il 10%. Per qualcuno ha pesato l’aplomb di Corsaro (“non sta simpatico a nessuno”, malignano nel centrodestra vercellese). L’82enne Scheda al primo turno ha incassato il 37,8% mentre il centrosinistra di Gabriele Bagnasco si è fermato al 25,6%. Sembra che però al secondo turno, col rischio di un’affluenza bassissima, l’ex sindaco Bagnasco abbia qualche possibilità per la remuntada. Oltre a essere già stato sindaco due volte ha solo 70 anni e più energie da spendere. Fatto sta che Scheda può contare sul sostegno di Carlo Olmo, che è arrivato terzo col 15%. Sarà anche l'appeal del simbolo, quel “lupo bianco” nello stemma ormai celebre tra film, squadra di calcio per bambini e merchandising che il pirotecnico filantropo sfoggia in ogni foto.

CINTURA ROSSA - La cintura torinese è un passo dal tornare rossa: Rivoli, bastione del centrodestra, ha già rischiato di saltare al primo turno quando Alessandro Errigo ha preso il 49,95%, 1.400 voti in più del sindaco uscente Andrea Tragaioli che ha raccolto il 44,18%. Lo scorso giro Tragaioli ha vinto per 160 voti, stavolta Errigo non lo ha battuto al primo turno per poco più di una decina di schede. A Leini al primo turno è in vantaggio Luca Torella, sostenuto dal Pd e quattro civiche, contro Renato Pittalis che ha raccolto il 35%. Cirio ha anche registrato un video per invitare a votarlo al ballottaggio, mentre prima di partire per gli Usa ha fatto un giro a Rivoli per sostenere Tragaioli.  

L’ultimo Comune sopra i 15.000 che andrà al ballottaggio è Giaveno, sempre nell’area metropolitana torinese, dove se la giocheranno Stefano Olocco che col 38,3% è in netto vantaggio su Alberto Bidoccu fermo al 22%. Un nuovo round anche per i comuni finiti in pareggio, che stavolta sono tre. A Pragelato Monica Berton (Pragelato Contemporanea) e Massimo Marchisio (Futuro Pragelato) hanno pareggiato con 180 voti a testa nella località sciistica di 741 anime. Così anche Valle San Nicolao (229 pari) nel biellese e nel paesino della Granda Stroppo, dove è finita 32 pari.

print_icon