FASCE TRICOLORI

Anci canta Napoli e Lo Russo finisce suonato

Sfuma la (debole) candidatura del sindaco di Torino, fuori dai giochi Sala e Lepore, si punta su Manfredi. L'investitura a novembre sotto la Mole. Il "viatico" di Salvini e del centrodestra. In Piemonte al posto di Corsaro si prepara il biellese Olivero (FdI) ma il Pd tenta il colpaccio

“Gaetano, il prossimo presidente dell’Anci sarai tu”. Quella predizione che sa tanto si viatico, Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, lo scorso 3 giugno non l’ha ricevuto da qualcuno del suo partito, il Pd, ma nientemeno che da Matteo Salvini, nell’occasione sotto il Vesuvio in veste di ministro per un sopralluogo alla stazione marittima. Piace alla sinistra, non dispiace alla destra. Moderato quanto basta all’interno della sua parte politica, dialogante quel che serve con quella avversaria. Profilo e doti che, insieme alla valutazione ormai compiuta all’interno del centrosinistra, fanno del primo cittadino partenopeo il successore naturale dell’appena eletto parlamentare europeo Antonio Decaro alla guida della potente associazione dei Comuni italiani. Manca la designazione ufficiale, ma a questo punto pare poco più di una formalità.

L’assemblea in cui si eleggerà il nuovo presidente è fissata per il 23 e 24 novembre a Torino, proprio nella città di cui è sindaco uno degli altre tre aspiranti con pressoché nessuna probabilità di uscire eletti dal conclave degli enti locali. Stefano Lo Russo, già lo scorso novembre quando dall’assemblea di Genova venne dato appuntamento sotto la Mole pareva, non senza ragioni, destinato al ruolo di padrone di casa, lasciando al collega partenopeo quello di ospite d’onore, con gli altri due a esercitare il ruolo di grandi elettori, non di eletti. Il borsino di Lo Russo non è mai stato alto, al contrario delle sue legittime ambizioni e anche la carta dell’alternanza tra Sud e Nord sembra ormai scomparsa dal tavolo in cui la partita si gioca con regole diverse. Anzi, proprio un sindaco del Meridione appare come una mossa studiata da Elly Schlein, ma ancor più da quel sistema consolidato e potente formato da poco ex sindaci e neo europarlamentari come Giorgio GoriMatteo Ricci e lo stesso Decaro, in vista della lunga battaglia sull’autonomia regionale rafforzata. “Nun me piace l’autonomia” dice Manfredi, ma lo dice col sorriso e con quell’eleganza napoletana che lo tengono mille miglia lontano dalle sparate di Vincenzo De Luca e meno distante di quanto non si potrebbe pensare perfino da Salvini. Se nel Pd nessuno ha preso lancia in resta a sostenere il sindaco di Torino, non lo hanno fatto neppure per Beppe Sala e Matteo Lepore

Vane paiono le ricorrenti trasferte romane del sindaco di Milano che quella poltrona non spiacerebbe, anche se gli abiti che gli vengono cuciti addosso a seconda dei momenti – federatore della sinistra, figura per recuperare il centro e via così – non paiono contemplare quello che dovrà essere pronto prima di novembre e che, in realtà, è già nel guardaroba dell’ex rettore dell’Università Federico II. E poi a Milano si vota tra non molto, la destra punta a Palazzo Marino e la Lega con i suoi sindaci in Anci conta non poco, figurarsi se è pronta a tirare una volata al suo bersaglio numero uno. Stesso vale per il bolognese Lepore, molto forse troppo vicino a Elly e con quell’obbligo dei 30 allora è finito pure lui nel mirino di Salvini e del resto del centrodestra che, invece, con Manfredi pur da avversari dialoga. 

Sia nel centrosinistra, come nel centrodestra si dà per fatta la scelta su Manfredi e, anticipando la possibile squadra, nella maggioranza che governa il Paese prevale l’orientamento di confermare quale vicepresidente vicario il parlamentare piemontese di Forza Italia Roberto Pella. Un ruolo, quello di numero due, che il deputato biellese, appena rieletto sindaco di Valdengo con una maggioranza bulgara (ha ottenuto l’86%) svolge da tempo con apprezzamenti bipartisan e il riconoscimento di un impegno su dossier che sempre più portano al confronto i Comuni con il Governo che, con la pur non immediata introduzione dell’autonomia, appare destinato a diventare ancora più intenso e non sempre semplice. Lo sa bene un altro sindaco piemontese, il novarese Alessandro Canelli, della Lega, che da tempo in Anci presiede Ifel, l’Istituto per la Finanza e l’Economia locale. Proprio come delegato alla Finanza, Canelli da settimane è impegnato nel confronto con il Governo e il Parlamento sulla riforma della programmazione economica e finanziaria dell’Unione Europea e le possibili ricadute dui Comuni. 

Ma Canelli era e sarebbe ancora il possibile successore di Andrea Corsaro alla guida di Anci Piemonte, poltrona che l’ex sindaco di Vercelli lascerà a breve, anche se in teoria sedendo ancora in consiglio comunale come candidato sindaco sconfitto da Roberto Scheda potrebbe conservare il ruolo. Visto anche la posizione assunta da Corsaro nella contesa vercellese, la fine del suo mandato appare certa e senza possibilità di rinnovo. Canelli, tuttavia, sembra fermamente intenzionato a conservare il suo posto in ambito nazionale con la presidenza di Ifel, dove è unanimente apprezzato.

Per la guida di Anci regionale si fa dunque strada la candidatura, sempre restando nel centrodestra, dell’appena eletto sindaco di Biella Marzio Olivero, esponente di Fratelli d’Italia e molto vicino al conterraneo sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Avvocato, 64 anni, eletto al primo turno con il 53,81%, Olivero, salvo sorprese, sarà il prossimo presidente di Anci Piemonte, con la probabile riconferma quale vicario del piddino Emanuele Ramella Pralungo, appena insediatosi nel quarto mandato da sindaco di Occhieppo Superiore, 2.600 abitanti, anch’esso in provincia di Biella. Ma lo stesso Ramella potrebbe conquistare la presidenza qualora il centrosinistra riesca a vincere il braccio di ferro, mettendo sul piatto le città che amministra (i tre capoluoghi, Torino Alessandria e Cuneo, i comuni del Torinese e una parte delle sette sorelle della Granda).

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