FINANZA & POTERI

Patti, ricorsi e falle nella vigilanza. Dopo Crt ecco la Fondazione Sicilia

Così fan tutti, dalle Alpi alla Trinacria. Mentre al Mef stanno esaminando la vicenda dell'ente torinese, a Palermo arriva uno spaccato dai tratti paradossali. Eletto presidente un "non candidato" che ripesca il trombato. Il peso di Bonsignore

Acque sempre più agitate nel mondo delle fondazioni ex bancarie. Aspettando di capire come si concluderà la vicenda Crt, altri marosi potrebbero abbattersi su altri lidi. Succede che nella terra del gattopardo, quella che una volta si chiamava Fondazione Banco di Sicilia, e che da tempo ha eliminato il riferimento all’istituto di credito da cui ha origine, stia ormai perdendo pure quella che, per decenni, è stata la sua dimensione regionale venendo sempre più confinata nell’ambito del capoluogo siculo.

Non solo i componenti degli organi sono sempre più espressione della città normanna ma gli interessi principali girano ormai da tempo nei salotti palermitani. Dopo l’era del prof. Giovanni Puglisi, al timone per oltre dieci anni della Fondazione, dal 2016 le redini sono passate all’avvocato Raffaele Bonsignore, il cui mandato si è distinto nell’organizzazione di eventi e mostre nei fastosi palazzi dell’ente. Ma anche la stagione di Bonsignore, come tutte, è giunta al termine lo scorso mese di maggio, e così la Fondazione Sicilia ha avviato un nuovo corso, con la presidenza della professoressa Maria Concetta Di Natale.

In realtà di nuovo sembra esserci stata soltanto la modalità di svolgimento della lunga riunione dell’organo di indirizzo (che nella fondazione siciliana prende il nome di Consiglio Superiore ed è composto da 13 membri) che, raccontano i bene informati, è stata caratterizzata da diverse sospensioni, richieste di trasmissione del verbale al Mef, bocciatura del vicepresidente proposto dalla neo presidente, e a distanza di oltre un mese si è ancora lontani dall’approvazione del verbale e dalla verifica dei requisiti dei componenti.

La stessa seduta che ha portato all’elezione della storica dell’arte Di Natale si è svolta in un clima tutt’altro che sereno, tra sospensioni dei lavori e colpi di scena. Dopo una prima interruzione, necessaria per fotocopiare e distribuire ai componenti del Consiglio superiore i curricula dei consiglieri, come richiesto da Angelo Attaguile, politico leghista qualificatosi come “rappresentante del Mef”, Bonsignore avrebbe proposto quale suo successore Guido Gianferrara come “soluzione di continuità”, essendo stato fino a poche settimane prima segretario generale della fondazione proprio sotto il suo mandato. Secondo gli insider a quel punto il consigliere Attaguile avrebbe chiesto di procedere con la votazione a scrutinio segreto, motivando la richiesta da precise “indicazione dal Mef” che egli avrebbe ricevuto. La procedura che, sebbene non abbia precedenti nella storia della fondazione, i cui presidenti sono sempre stati eletti a scrutinio palese o per acclamazione, viene approvata con 7 voti favorevoli e 6 contrari, costringendo però il consigliere Ermanno Arslan, collegato da remoto, a rinunciare al voto non essendovi strumenti per garantirne la segretezza.

Sull’onda dell’investitura di Bonsignore, per Gianferrara l’approdo al vertice sembrava cosa fatta. Dopo aver illustrato il programma del suo mandato e preso atto dell’assenza di altri candidati non restava che attendere lo scrutinio. Nessuno si propone, nessuno prende la parola, non si svolge alcun dibattito, ma allo spoglio ecco la sorpresa: viene eletta con 7 voti la Di Natale contro i 4 per Gianferrara e uno andato alla consigliera Valeria Li Vigni.

Lo sconfitto Gianferrara non la prende bene, chiede la verbalizzazione delle dichiarazioni di Attaguile e la trasmissione del verbale al Mef, ravvisando una presunta violazione dello Statuto e delle norme che regolano le Fondazioni (che espressamente escludono sia che i consiglieri siano rappresentanti degli enti designanti e sia che gli stessi possano in qualsiasi modo incidere sulle decisioni degli organi delle Fondazioni che in quanto tali sono autonome ed indipendenti). Per quanto sembri paradossale, per la prima volta a voto segreto e a maggioranza, in assenza di dibattito e con un’unica candidatura espressa poi soccombente (Gianferrara), alla Fondazione Sicilia viene eletta una “non candidata”. Una situazione che alimenta sospetti su un “accordo” più o meno occulto tra una parte di consiglieri. Non come quello di Torino, addirittura messo nero su bianco, ma realizzato in concreto prima nella richiesta della modalità di voto e poi nell’elezione della professoressa “non candidata”. Giusto il tempo di ricevere le felicitazioni e la neo presidente come primo atto propone quale suo vice proprio il leghista Attaguile, che però viene impallinato e lascia la seduta annunciando ricorsi. Dopo una lunga sospensione, altro colpo di scena: all’unanimità viene eletto vicepresidente Gianferrara.

Entrato papa nel conclave il cardinale Gianferrara suggella la liturgia di rito bonsignoriano. L’ex presidente, infatti, continua ancora ad esercitare grande influenza. Alla stessa Di Natale sono state affidate, nell’ultimo periodo della presidenza Bonsignore, la curatela di diverse mostre organizzate proprio dalla Fondazione Sicilia e, sempre sotto il suo mandato, poco prima che la stessa professoressa si insediasse nel Consiglio Superiore, ha acquistato, direttamente e tramite la società strumentale Sicily art and Culture, un rilevante numero di copie del libro contenente scritti in suo onore (Il bello, l’idea e la forma. Studi in onore di Maria Concetta Di Natale, Palermo University press, 2022).

Con l’elezione, per la prima volta di una donna al vertice, si potrebbe pensare, effettivamente, ad un cambiamento, così come viene presentata la notizia dai giornali locali; tuttavia, i primi passi della neo presidente sembrano invece confermare la presenza continua di Bonsignore. Certo l’ex presidente ha lasciato, ma il suo fidato partner di studio, l’avvocato Giuseppe Di Cesare, alla prima riunione del Cda è stato confermato vice segretario generale vedendo così rinnovato l’incarico voluto proprio da Bonsignore nel 2022 e per il quale aveva fatto realizzare un’apposita stanza arredata di tutto punto. Lo stesso avv. Di Cesare è anche vicedirettore della società strumentale Sicily art and Culture s.r.l., partecipata al 100% dalla Fondazione Sicilia e sottoposta a direzione e coordinamento da parte di quest’ultima. Ma la neo presidente non si è limitata a proporre la nomina del partner di studio di Bonsignore ma ha pensato bene di nominare lo stesso ex presidente al vertice di una Commissione con il compito di occuparsi di tutti gli aspetti inerenti al progetto di riqualificazione dell’area di Piazza Guzzetta dove la Fondazione Sicilia ha acquistato un immobile che sarà oggetto di riqualificazione urbana; l’intervento di riqualificazione costituisce un’opera tutt’altro che irrilevante, quanto meno per i costi sin qui previsti che superano i 5 milioni.

La nomina di Bonsignore è almeno discutibile alla luce del limite dei due mandati stabilito dall’Accordo Acri/Mef del 2015 che, “al fine di assicurare il ricambio dei componenti degli organi”, vieta a coloro che abbiano rivestito cariche negli organi delle Fondazioni per due mandati consecutivi di ricoprirne altre nel triennio successivo; ciò tanto più che l’incarico conferito alla Commissione oltre ad essere estremamente generico non distingue tra funzione consultiva e gestione operativa in ordine ai compiti affidati (occuparsi di tutti gli aspetti inerenti al progetto di riqualificazione).

La vita è fatta di coincidenze e così, per puro caso, anche l’altro partner dello studio Bonsignore, Antonio Gargano, svolge un rilevante ruolo nella Banca del Fucino di cui la Fondazione Sicilia è divenuta azionista e pattista proprio sotto la presidenza Bonsignore. Capita così che anche la segretaria dello studio legale Bonsignore sia coniuge di un dipendente della Fondazione. E sempre per puro caso, scorrendo i nominativi proposti in occasione del rinnovo del Consiglio Superiore dagli Enti designanti si trova pure l’avv. Pietro Filippo Canzoneri che dello studio Bonsignore è stato collaboratore sino a tempi recenti. Nominativo che era già presente nell’elenco dei designati da parte della Regione Sicilia nel 2023 insieme ad altro avvocato già collaboratore sempre dello studio Bonsignore. Ed è pure un puro caso che a cavallo della due presidenze Bonsignore e Di Natale anche la moglie del presidente uscente abbia trovato spazio nelle iniziative della Fondazione contribuendo nell’allestimento di una mostra ed intervenendo, appena pochi giorni fa, alla presentazione del relativo catalogo.

(prima parte)

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