MALAPIANTA

Fuori legge il 66% delle aziende agricole. Caporalato in un allevamento astigiano

Blitz dei carabinieri nei campi di mezza Italia, da Cuneo a Latina, da Torino a Caltanissetta. Riscontrate gravi violazioni: stranieri "in nero" e senza permesso di soggiorno, carenze igienico-sanitarie e nella sicurezza. Multe per quasi 2 milioni

Trecentodieci aziende agricole controllate, di cui 206 risultate irregolari (66,45%) e 616 lavoratori irregolari (il 30,03% dei 2.051 controlli effettuati) di cui 216 completamente “in nero” (il 10,53%). È il bilancio del servizio di vigilanza straordinaria nel settore agricolo effettuato ieri su tutto il territorio nazionale dai Carabinieri per la Tutela del Lavoro e dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Tra l’altro, 786 posizioni lavorative (il 38,32% del totale) sono risultate essere ricoperte da cittadini extracomunitari, dei quali 308 (39,18%) impiegati irregolarmente, in particolare, 96 completamente “in nero” e 22 privi di regolare permesso di soggiorno.

Terminati i controlli, sono stati emessi 128 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale (41,29%), per un importo di oltre 250 mila euro, di cui 60 per lavoro “in nero” e 51 per gravi violazioni sulla sicurezza. Sono state altresì elevate ammende e sanzioni amministrative per un importo complessivo pari a 1 milione e 600 mila euro. Le persone denunciate sono 171, tra cui 157 responsabili aziendali accusati di violazione della normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (D.lgs. 81/2008). Due i provvedimenti di sequestro.

I casi di caporalato accertati dai carabinieri hanno portato a 10 denunce tra le province di Latina, L’Aquila, Torino, Cuneo, Rieti e Caltanissetta per il reato di caporalato (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro). In particolare, in provincia di Latina, all’interno di una serra, sono state sequestrate due roulotte ed un locale adibiti a dormitorio, organizzati con 9 posti letto, i cui materassi erano adagiati sul pavimento. Il sito si presentava in generale gravi carenze igienico sanitarie negli ambienti di lavoro, con presenza di muffe ed incrostazioni sulle pareti nonché privi di finestre che potessero garantire adeguata illuminazione e ventilazione. Nell’operazione sono stati impiegati complessivamente 690 carabinieri del Comando per la Tutela del Lavoro e dell’Arma territoriale e 550 ispettori dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, per un totale di 1.240 unità.

La Procura di Asti apre un’indagine su una vicenda di caporalato, dopo le denunce dei sindacati e dei lavoratori stessi riferite a un allevamento di polli del Nord Astigiano. Secondo le prime ipotesi, il titolare, un egiziano, si sarebbe servito di manodopera attingendo al vicino Cas, Centro di accoglienza straordinaria di Castello d’Annone. Almeno quattro richiedenti asilo, provenienti dal Bangladesh, sarebbero coinvolti: venivano prelevati la sera direttamente dal titolare dal Cas e portati in azienda a lavorare. La mansione era di sopprimere e macellare i polli. Per ogni camion caricato (circa 1.500 vaschette vendute poi al dettaglio) i quattro percepivano 5 euro. Dovevano inoltre occuparsi dello smaltimento delle carcasse dei polli lavorati e di quelli che, viste le condizioni dell'allevamento, morivano prima della macellazione. Per ogni altro camion di carcasse caricato ricevevano un compenso di 2,5 euro a testa. Le carcasse venivano caricate a mano senza essere dotati neppure delle minime dotazioni di dispositivi di protezione individuale: niente guanti, niente mascherine, niente stivali, niente grembiuli o camici impermeabili. Lavoravano a mani nude così come arrivano da Castello d’Annone e dove tornavano il mattino dopo.

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