SANITÀ

Pochi medici, in corsia fino a 70 anni.
Il Governo ritenta, no del sindacato 

Ennesimo tentativo di prorogare (volontariamente) l'età della pensione. Emendamento della maggioranza al decreto Schillaci. Il muro di Anaoo-Assomed: "Un favore ai baroni". Resta l'incubo del piano di rientro per molte Regioni. Sottile in missione al Mef

Bianchi i camici, ma non i capelli. Per il sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed consentire il lavoro in corsia fino a 70 anni, addirittura due in più nel caso degli universitari, “è semplicemente scandaloso”. Una bocciatura senza appello, insomma, quella di uno dei tanti emendamenti presentati dalla maggioranza al decreto sulla riduzione delle liste d’attesa. Seppure su base volontaria, la misura che il centrodestra intende inserire nel testo attualmente al Senato sarebbe nelle intenzioni di chi la sostiene uno dei vari interventi mirati a rafforzare gli organici degli ospedali e, di conseguenza, a concorrere alla riduzione dei tempi di attesa per visite, esami e ricoveri. 

Quella osteggiata dal sindacato non è una novità assoluta, tutt’altro. Già nel 2019 l’allora segretario nazionale di Anaao-Assomed Carlo Palermo aveva alzato le barricate contro l’allungamento volontario dell’attività dei medici fino a 70 anni. Allora questa proposta era contenuta in un pacchetto di richieste avanzate dalla Conferenza delle Regioni al ministro dell’epoca Roberto Speranza. La carenza di personale, così come le liste d’attesa, era già un problema pesante. Di lì a poco sarebbe arrivato il Covid. 

Dopo la pandemia l’idea di spingere più avanti il limite di età per restare al lavoro sarebbe tornata più volte, ben sei in altrettante bozze di decreti nel 2023 poi sempre ritirata. L’ipotesi di ripresenterà all’inizio dell’anno e la prospettiva è quella di farla viaggiare all’interno del milleproroghe. Nulla di fatto. Si arriva, dunque, all’attuale decreto del ministro Orazio Schillaci e all’emendamento del centrodestra. E anche in questa occasione il sindacato dei medici ospedalieri alza il muro e parla, con il segretario nazionale Pierino Di Silverio, di “un’ossessione di voler riproporre, dopo numerose bocciature, la norma”. Ma c’è di più, per la rappresentanza di categoria quella norma sarebbe “ad personam per consentire ai baroni una carriera infinita”. Lo stesso De Silverio lancia un attacco al ministro e alla maggioranza: “Se poi qualcuno pensa che questa sia la soluzione per risolvere il problema delle liste di attesa è sulla strada sbagliata: servono investimenti, assunzioni e condizioni di lavoro degne di un paese moderno”. Poi aggiunge: “Non possiamo accettare che ancora una volta i soliti noti anziché pensare al bene del servizio pubblico si prodighino per favorire l’amichettismo puro per salvare poi poco meno di mille professionisti”. Infine l’appello del sindacato a Giorgia Meloni: “Facciamo appello al Presidente del Consiglio dei Ministri perché metta fine allo scambio di favori clientelari. Noi sappiamo da che parte stare”. 

Tutti i tentativi precedenti di introdurre l’allungamento volontario del limite di età, come ricordato, sono falliti o accantonati. Come andrà questa volta è difficile prevederlo, visto che se da un lato c’è il muro del sindacato, dall’altra c’è la strada sempre più stretta per uscire dall’imbuto delle liste d’attesa, strettamente legato a quello della carenza di personale e, non da ultimo, alle risorse sempre più scarse con cui debbono fare i conti le Regioni, non poche delle quali impegnate a scongiurare il commissariamento che scatterebbe con un disavanzo pari o superiore al 5% del fondo sanitario regionale.

Tra le Regioni ad alto rischio, come abbiamo scritto appena l’altro giorno, c’è anche il Piemonte e se un quadro più preciso lo si potrà avere dopo l’inserimento dei dati economici di ciascuna Asl sulla piattaforma informatica cui accede anche il Mef, proprio in questo contesto va inquadrata la missione romana di queste ore del direttore regionale della Sanità Antonino Sottile. La questione dei conti e della necessità di attuare tutti i correttivi necessari, “senza alcun taglio ai danni dei cittadini” come ha sottolineato l’assessore Federico Riboldi, è stata già affrontata in alcuni incontri tra il nuovo titolare della Sanità e lo stesso Sottile. Quest’ultimo, facile supporre, nella Capitale incontrerà tra gli altri Angela Adduce, ispettore generale per la spesa sociale della Ragioneria dello Stato, ovvero la donna che sovrintende ai conti della sanità. Conti che se in Piemonte, come in almeno altre sette o otto Regioni, non si riuscissero a far tornare in tempo porterebbero a un altro ritorno, quello nel piano di rientro. 

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