LA SACRA RUOTA

"Fiat è Torino, ma non diventi un museo". Urso punzecchia, Elkann recita l'elegia

Compie 125 anni e il ministro ricorda il legame con la città e l'intero Paese, sottolineando la responsabilità sociale dell'impresa. "Lavoriamo insieme perché l'auto torni a essere orgoglio dell'Italia". Il rampollo: "Ho avuto paura di non farcela"

“La Fiat era ed è a Torino, vogliamo che resti a Torino. Non ci rassegniamo a che diventi un museo industriale. È parte del sogno italiano”. Riafferma il valore delle radici, titilla l’orgoglio subalpino e, ovviamente, quello nazionale il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel suo intervento sulla Pista del Lingotto alle celebrazioni per i 125 anni della fondazione della storica azienda automobilistica. “Oggi è l’occasione per celebrare il sacrificio di decine di migliaia di famiglie, lavoratori, consumatori e contribuenti, che sono alla base del successo della Fiat. Torino è stata polo di attrazione per milioni di lavoratori, un fenomeno sociale. La promessa di lavoro stabile ha portato migliaia di persone a venire a Torino”, ha proseguito Urso che con i vertici di Stellantis ha ingaggiato un braccio di ferra per il rilancio della produzione sul territorio italiano.

In attesa di mettere le basi, più solide dei suoi tavoli al Mimit, l’esponente del Governo Meloni ricama l’elegia del passato. “È la celebrazione di un marchio che ha incarnato i valori di un Paese proteso verso la crescita e che ha contribuito a formare un’identità nazionale. Dal 1899 Fiat accompagna la crescita dell’Italia da Nord a Sud, con una visione pionieristica e per oltre un secolo è stata il simbolo di innovazione”, ha affermato il ministro. “Il successo di Fiat è il successo dell’Italia, la fabbrica non è solo luogo di produzione ma motore di sviluppo per l’intera nazione. Spero sia così ancora così, spero resti così, stiamo lavorando perché resti così”, ha detto Urso. “Oggi ricordiamo l’auto italiana, la Fiat era l’industria italiana. Ora va ritrovata la necessaria coesione sociale, affinché questa storia continui anche con Stellantis. Adesso è il momento delle scelte e delle responsabilità. L’articolo 1 della Costituzione, che mi sono permesso di consegnare a Tavares in occasione del nostro primo incontro, nel giugno scorso, recita che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro. Non sul profitto. Legittimo assolutamente ma non ad ogni costo” ha affermato sottolineando la matrice tipica della “destra sociale”. “In 125 anni Fiat ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento”, ha aggiunto. “Stellantis evoca stile e lavoro italiano nei nomi dei suoi modelli”, ha proseguito, ricordando i designer italiani che hanno lavorato per il gruppo e alcuni manager, come Cesare Romiti e Sergio Marchionne. “L’auto torni a essere il sogno dell’Italia”, ha auspicato Urso, ricordando come “la presenza di stabilimenti Fiat nel Mezzogiorno stimolò il tessuto industriale locale. Quel modello di distretto va preservato”.

Parlando dell’oggi il ministro ha ricordato la sua iniziativa. “È più di un anno che lavoriamo con Stellantis, è il momento delle scelte e della responsabilità. Stellantis deve assumersi la responsabilità del rilancio dell’auto in Italia nel rispetto di quello che Fiat ha fatto per l’Italia e che l’Italia ha fatto per la Fiat”. Parole che solo per rispetto ai padroni di casa non si sono tradotte in cifre, quelle che dalle casse dello Stato sono finite direttamente o indirettamente nelle disponibilità della Fiat: oltre 220 miliardi in soli quarant’anni, dal 1975. Numeri mai smentiti dalla casa torinese. “Lavoriamo insieme perché si riannodi questa storia di successo e l’auto torni a essere orgoglio dell’Italia, il sogno dell’Italia” ha concluso Urso.

Sarano fischiate le orecchie a molti, ma l’ordine di scuderia è quello di fare buon viso e non raccogliere provocazioni. Così è toccato a Carlos Tavares dare ampie rassicurazioni: “C’è ancora molto da fare per Fiat nell’era Stellantis, voglio ringraziare tutti quelli che stanno lavorando perché abbia altri 125 anni di storia. Sono molto orgoglioso di ciò che Fiat porta a Stellantis, è uno dei maggiori datori di lavoro in Italia con oltre 40.000 dipendenti”. L’amministratore delegato del gruppo assicura: “Continuiamo a investire in Italia, dicono i nostri dipendenti che vinceremo insieme. Ho molta fiducia in Fiat, non ho dubbi che i successi saranno ancora molti. Fiat sopravviverà a tutti noi”, ha sottolineato il manager franco-portoghese.

“Torino è il cuore pulsante di Stellantis e di questo Paese – ha proseguito Tavares –. Il progetto per Mirafiori rappresenta un impegno sull’Italia e per l’Italia. Rappresenta la volontà di continuare a investire sull’Italia”. Stellantis “sta portando a Fiat la tecnologia per continuare a essere una storia di successo. Questo non potrebbe essere realizzabile senza la gente della Fiat”, ha affermato Tavares in italiano, spiegando che “quella di Fiat è una famiglia, che lavora con umiltà e determinazione”. Come spiegato da Tavares, “il nostro passato, il presente e il futuro sono legati al duro lavoro delle persone”.

All’ultimo erede di Giovanni Agnelli, il trisavolo che partecipò alla nascita della Fiat, il compito della mozione degli affetti: “Esattamente 125 anni fa, proprio nel centro di Torino, fu fondata la Fiat. L’11 luglio del 1899 inizia la storia di un marchio unico al mondo, che aveva una risorsa preziosa: l’ingegnosità italiana, quell’inesauribile capacità di fare tanto con poco, per creare automobili che sarebbero poi entrate nell’immaginario collettivo del nostro Paese”, ha detto John Elkann. “In quegli anni di passaggio tra i due secoli, Torino prese una direzione precisa: diventare la capitale del progresso tecnologico. Fiat nasce proprio da questa congiunzione: la passione per il progresso, di cui le prime automobili rappresentavano in quegli anni l’espressione più avanzata, e una capacità ingegneristica tra le più evolute, grazie al Politecnico di Torino”, ha proseguito il nipote dell’Avvocato che dell’Ateneo di corso Duca degli Abruzzi è uno degli illustri allievi. Elkann ha rivendicato l’operazione che ha portato alla nascita di Stellantis, multinazionale il cui baricentro è ormai spostato oltralpe. “Oggi Fiat è il primo marchio di Stellantis, che sono orgoglioso di aver contribuito a creare tre anni fa. Grazie a Stellantis, Fiat ha potuto conquistare sempre più clienti”, ha rimarcato. Oggi “Fiat è presente in oltre 70 Paesi. Essere un marchio profondamente italiano non ne ha mai impedito lo sviluppo internazionale: anzi. Esportare la nostra creatività ha fatto innamorare il mondo dell'Italia”, ha aggiunto Elkann. “Oltre che nel mondo, Fiat resta il marchio più amato dagli italiani, con modelli quali la Panda, prodotta a Pomigliano, che da anni svetta nella classifica delle auto più apprezzate nel Paese. E se questi risultati sono possibili, è anzitutto grazie alle 40mila persone che lavorano in tutt’Italia per Stellantis, dal Nord al Sud”, ha chiosato.

“La Fiat ha attraversato crisi, guerre, calamità naturali. Nel mio caso, questi ultimi 25 anni sono stati duri; ho e abbiamo avuto anche paura di non farcela, di fronte alle tantissime avversità che abbiamo dovuto affrontare”, ha confessato l’Ingegnere. “Non abbiamo mai smesso di lavorare, di cercare soluzioni, di credere nel nostro futuro e di difendere con tenacia quello che abbiamo costruito”, ha aggiunto Elkann.

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