ECONOMIA DOMESTICA

Caporalato in Langa, Piemonte in piazza

I sindacati danno appuntamento in piazza Duomo ad Alba per chiedere "buoni frutti per tutti". L’iniziativa, aperta alle istituzioni ma anche alle aziende agricole, segue le inchieste sulla situazione dei braccianti nelle terre del vino di pregio - VIDEO

Dopo le inchieste e la diffusione del video dove un caporale marocchino, ora ai domiciliari, picchia con un bastone i braccianti agricoli, era solo questione di tempo perché le sigle organizzassero una manifestazione per chiedere più controlli e un’azione decisa dalle istituzioni.

Il vaso di Pandora è stato scoperchiato dalle tre diverse indagini della squadra mobile di Cuneo, coordinata dalla procura di Asti. Da quando risulta, i braccianti venivano pagati dai tre ai cinque euro all'ora, con giornate lavorative dalle dieci alle quindici ore, per lavorare nei vigneti dei più noti vini Docg, dal Moscato, al Barbera, dal Nebbiolo al Barolo.

Così martedì prossimo alle 14:00 Cgil Cisl e Uil di Cuneo e del Piemonte con le sigle di settore Fai-Cisl, Flai Cgil e Uila scenderanno in piazza Duomo ad Alba per un’iniziativa dal titolo “La terra deve dare buoni frutti per tutti”. “Invitiamo la cittadinanza albese, le istituzioni, i produttori agricoli, le organizzazioni datoriali, sociali e politiche del territorio a partecipare in difesa della dignità delle persone, del lavoro buono e giusto e della legalità”, si legge nel volantino diffuso dalle sigle. L’inchiesta è partita da segnalazioni di associazioni e degli stessi sindacati dell’anno scorso, ed evidenziava lo sfruttamento di braccianti agricoli, in gran parte di origine africana, impiegati nelle attività connesse alla coltivazione dei vigneti nelle campagne tra Farigliano, Neive, Castiglione Tinella e Monforte d’Alba. Il nome dell’operazione, Iron Rod, veniva proprio dal bastone usato dai caporali per picchiare i braccianti.

"Il caporalato è uguale da sud a nord: non c'è differenza tra raccogliere i pomodori in Puglia, la verdura a Latina o la frutta e l'uva in Piemonte. I lavoratori migranti vengono sfruttati perché ricattabili. Dobbiamo occuparci di un lavoro che ci serve, ma il buon lavoro per buoni prodotti, come sono i vini piemontesi, ha bisogno di buoni contratti, diritti certi, residenzialità e trasporti. Togliamo alle mafie il lavoro nero" commenta il segretario generale della Cgil Piemonte, Giorgio Airaudo.

"Le testimonianze che giungono in questi giorni dalla mia Regione, il Piemonte, teatro dell'orribile episodio di sfruttamento e violenza dei braccianti agricoli che ha portato all'arresto di due caporali, lasciano attoniti. Il Caporalato è un problema che, purtroppo, resiste a tutto e a tutti, finanche alle leggi. Un sistema che, da Nord a Sud, fa comodo a molti, che sui risparmi sulla manodopera costruiscono il proprio business, complice anche la scarsità di controlli. Ho letto con sconcerto le dichiarazioni rilasciate stamani a un quotidiano da un noto produttore vinicolo piemontese, che asserisce, sostanzialmente, che è più comodo affidarsi alle cooperative perché l'agricoltura è stagionale e non si può assumere personale a tempo indeterminato se esso occorre solo per pochi mesi. Forse questo signore non lo sa, ma esistono tutte le forme contrattuali utili a risolvere tale aspetto. Premesso che la maggioranza degli imprenditori agiscono nel rispetto di leggi e regole, simili atteggiamenti finiscono con il rovinare anche il loro lavoro. Se si vuole davvero sconfiggere il Caporalato bisogna mettere da parte i tornaconti, i sotterfugi, insomma tutti quei comportamenti che favoriscono questa piaga. È responsabilità di ognuno rispettare i diritti e la dignità dei lavoratori. Il resto sono solo chiacchiere". Lo afferma in una nota la capogruppo del M5s in Commissione Bilancio al Senato Elisa Pirro.

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