CONTI & CASSA

Piemonte tratta sullo spalmadebiti. Missione al Mef e una nuova legge

Impugnato dal Governo e cassata dalla Consulta il provvedimento che allungava i tempi di rientro. Mediazione in vista della nuova norma. Sottile (Sanità) e Lepri (Finanze) a Roma martedì. Giovedì l'udienza di parifica alla Corte dei Conti. L'assessore Riboldi fiducioso

I numeri della sanità piemontese per lo scorso anno sembrano sostanzialmente tornare, anche se c’è un pesante macigno che incombe sull’udienza per il procedimento di parifica da parte della Corte dei Conti fissata per giovedì.  E a quell’appuntamento la Regione Piemonte dovrà arrivare avendo sciolto a Roma due giorni prima una grana non da poco. 

Perché quel che resta un punto segnato in rosso nell’agenda dei giudici contabili è la questione legata alla bocciatura da parte della Corte Costituzionale della legge con cui, lo scorso anno, la Regione aveva modificato il piano concordato all’epoca dall’amministrazione in capo a Sergio Chiamparino, allungando i tempi, abbassando la rata annuale, ma senza concordarlo con i ministeri di Finanze e Salute. Una decisione che già nel luglio dello scorso anno era stata impugnata dal Governo e che a maggio aveva ricevuto la sentenza negativa della Consulta, con il risultato di un ritorno alla norma precedente con tutte le inevitabili conseguenze, tra cui un garbuglio contabile che si riflette proprio sul 2023.  

Nella finanziaria regionale dell’anno scorso era stato deciso di allungare la scadenza del piano dal 2026 al 2032 con un’ovvia riduzione della rata che sarebbe scesa a circa 93 milioni annui contro i 200, 220, 240 e 263 previste per le ultime quattro tranche nel concordato iniziale con i ministeri. Concordato che, in quella circostanza, non è avvenuto come invece sarebbe stato necessario, con la prevedibile conseguenza dell’impugnazione da parte dell’esecutivo di Giorgia Meloni. Da qui la necessità di trovare, rapidamente, una soluzione per una questione che è stata chiaramente posta sul tavolo dai giudici contabili nell’incontro di ieri con l’assessore alla Sanità Federico Riboldi e il direttore regionale Antonino Sottile proprio in vista dell’udienza di parifica.

“La Regione ha risposto in modo ampiamente esaustivo ai quesiti posti dalla Corte dei Conti, in vista del giudizio di parifica” spiega Riboldi allo Spiffero, confermando che “la Corte ha chiesto anche chiarimenti in merito al pronunciamento della Corte Costituzionale”. Ulteriore conferma da parte di Riboldi dell’“incontro al Mef per affrontare tecnicamente” la questione”. E sarà proprio Sottile insieme al direttore regionale delle Finanze Giovanni Lepri a varcare, martedì mattina, l’ingresso del Mef con l’obiettivo di portare a casa una soluzione, la meno gravosa possibile, da sottoporre neppure quarantott’ore dopo ai magistrati contabili che a quel punto, come ipotizzabile, potrebbero sancire la parifica o, proprio in attesa della nuova legge regionale, farlo con riserva. L’ipotesi più probabile è quella di un accorciamento del termine fissato dalla norma ormai decaduta al 2031, arrivando magari a una soluzione mediana rispetto ai tempi previsti dal testo originario e quelli modificati l’anno scorso. 

Tra gli argomenti per “convincere” i due ministeri c’è quello nient’affatto irrilevante della regolarità dei pagamenti da parte delle Asl dei fornitori, così come quello di una inevitabile “elasticità” nell’abbreviare le scadenze previste nel testo cassato. Sul tavolo anche la necessità, che ovviamente non può che essere tenuta in conto dal Governo, di concordare ogni dettaglio e passaggio necessario alla predisposizione entro la fine dell’anno di una nuova legge che superi quella varata all’epoca di Chiamparino e, nel contempo, corregga le storture di quella che è stata bocciata dalla Corte Costituzionale. Tra i nodi, come si diceva, ce n’è uno che ha un’immediata ricaduta sulla parifica per l’anno precedente.

Proprio il ritorno in vigore del testo iniziale se per l’anno in corso ha già visto uscire dal conto corrente dedicato della Regione verso la sanità 180 milioni cui se ne aggiungeranno altri 60 entro dicembre, il problema si pone per l’esercizio 2023. Lì essendo stata erogata la somma prevista dalla legge poi bocciata dalla Consulta e quindi ridotta rispetto a quanto previsto dal testo originario, tornato in vigore, ci si trova di fronte alla necessità di colmare il divario, cosa non possibile nel corso dell’esercizio attuale. Probabilmente la soluzione che scaturirà dall’incontro romano sarà quella di mettere in coda il saldo del 2023, in maniera tale da superare lo scoglio della parifica. Proprio questo passaggio contabile potrebbe portare la Corte dei Conti a concederla, sia pure con riserva, magari in attesa della riscrittura e approvazione, entro fine anno, da parte del consiglio regionale della nuova legge.

Negli uffici della Regione, in vista della missione romana, pur senza sbilanciarsi sui dettagli si respira aria i fiducia sull’esito dell’incontro che sarebbe stato preceduto da una serie di interlocuzioni informali, quanto mai necessarie in casi come questi. Proprio l’assenza di una preparazione e condivisione con i ministeri è stata, invece, una se non la ragione principale dell’iniziativa del Governo. Quando venne comunicata l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano, riferendosi all’impugnazione, aveva parlato di “un atto ampiamente previsto”, rassicurando tutti su iniziative in grado di superarla. Non è andata così. E quel che non si è fatto allora lo si fa adesso, da una posizione che probabilmente si sarebbe potuto evitare. 

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