FINANZA & POTERI

L'intelligenza (artificiale) di Gilli, una Compagnia all'americana

Una fondazione San Paolo più concentrata su scienza e tecnologia e meno in charity e cultura. L'ex rettore del Politecnico, chiamato da Washington dal sindaco Lo Russo, vuole scelte basate sui dati. Per tutto il resto c'è l'AI: grandi elogi a Pammolli

Guarda fisso le slide Marco Gilli, nuovo presidente di Compagnia di San Paolo alla sua prima uscita ufficiale. Si è preparato ma si fa assistere dal più scafato segretario generale Alberto Anfossi, reduce da quattro anni con Francesco Profumo, che gli ricorda le prossime scadenze della Compagnia, come l’inizio dei cantieri per la nuova sede alla Cavallerizza reale di Torino, che cominceranno questo autunno e termineranno negli anni del suo mandato. A volerlo sulla tolda di comando di corso Vittorio Emanuele è stato Stefano Lo Russo, il geologo arrivato in cattedra al Polirecnico durante il suo mandato da rettore. Un legame stretto negli anni, fondato su reciproca stima, talmente simbiotico da aver quasi assunto l’identico tratto da efficiente tecnocrate. Pochi voli pindarici, nessuna emozione.

Per il piano strategico 2025-2028, che la Compagnia presenterà a gennaio dell’anno venturo, c’è ancora tempo. E allora Gilli inizia a prendere confidenza col suo approccio alla “prima fondazione italiana per erogazioni”: “Noi vorremmo essere sempre di più una fondazione che basa la scelta sulle evidenze, ovvero sui dati che riesce a studiare e analizzare”, spiega col piglio del tecnocrate. Gilli vuole proseguire nel solco di Profumo, cui era già succeduto alla guida del Politecnico, che ha ridotto la quota “rigida” delle erogazioni, già scesa dall’80% del 2018 al 53% nel 2024. Tra l’altro è anche un modo per avere le mani libere. Per fare cosa lo si capisce dopo poco. Per lui questa è la quota di erogazioni “con finalità programmatiche, quella strategica”, e va aumentata. La sua Fondazione dovrà “sempre di più portare avanti progetti con indirizzo strategico”. Giusto per evitare che qualcuno si scordi che viene dal Politecnico, parla di trasformare “i progetti in processi”, qualsiasi cosa voglia dire.

Su cosa si impegnerà la Compagnia di Gilli? Su quattro macro-temi: la crisi climatica, la transizione tecnologica, la crisi demografica e, per finire, la povertà e le disuguaglianze. Se sulla crisi climatica e sulle disuguaglianze fa un passaggio analitico, riproponendo i dati dei vari centri studi, si capisce che ciò che lo emoziona davvero è la nuova Fondazione per l’intelligenza artificiale. Gilli, reduce dal ruolo di addetto scientifico all’Ambasciata d’Italia a Washington, nell’Ai ha trovato davvero l’America. “È in grado di risolvere un problema di fisica abbastanza complicato meglio di uno studente del liceo”, divaga, ed è “pronta a sostituire fino al 60% dei lavori”, spiega con l’eccitazione del ricercatore.

Si spertica in elogi per il presidente della Fondazione AI4Industry Fabio Pammolli che ha “nominato un Consiglio scientifico eccellente”. Al gigantismo dell’America guarda con un po’ di invidia, cita la fondazione Bloomberg che “ha investito qualche centinaio di milioni per fare un centro Ai alla Jon Hopkins university”. “Le previsioni per gli Stati uniti sono di crescita per i prossimi anni. Grazie all’immigrazione, la popolazione crescerà”. Negli Usa "quando si parla di Italia ci riconoscono i ricercatori, quello che manca sono le strutture". Gilli, l’americano tornato nella decadente Europa, ha voglia di parlare di tecnologia e di sviluppo, di certo non di arte e cultura, per cui il San Paolo solo quest’anno erogherà 36 milioni di euro: le cita en passant, più per educazione che altro. Forse quei soldi sono le “erogazioni fisse” che ha così ansia di tagliare.

Se potesse saremmo già nella fondazione politecnica, ma non si può e quindi ricorda “la coesione sociale, il nostro obiettivo dal 1563”, prima di raccontare preoccupato la crescita dell’indice di povertà relativa in Piemonte, passata dal 7,7% del 2014 all’11,7% del 2022. Per il resto è tutto un parlare dell’approccio “evidence based” e “rely-on-data”. “Uso le parole inglesi perché sono un pochino più evocative”, si giustifica. Se da un lato un approccio basato sui dati garantisce che i soldi non vengano spesi senza controllo, di certo la conoscenza dei dati non può fare a meno della visione.

Una cosa è certa: dal nuovo corso non è lecito aspettarsi sorprese stile Fondazione Crt. Diventa evidente quando gli chiedono se ha intenzione di accrescere la partecipazione azionaria della Compagnia in Intesa San Paolo: “La nostra quota azionaria è rimasta inalterata. Al momento resteremmo fermi, siamo il primo azionista”. Gilli punta alla ricerca, il modello della fondazione “merchant bank” caro al suo ex collega Fabrizio Palenzona non gli si addice. E poi è già passato di moda.

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