FINANZA & POTERI

Crt, violazioni & cooptazioni. Tutte le accuse del Mef

Nove contestazioni e altrettante prescrizioni firmate dal direttore del ministero dell'Economia Sala. Investimenti senza una strategia, carenza di controlli interni, nomine in contrasto con le norme. La neo presidente Poggi tenterà l'assalto al cda per farlo dimettere

Dall’ispezione “è emerso un quadro caratterizzato da violazioni statutarie, nonché da un’evidente carenza regolamentare, in termini di genericità e non esaustività delle disposizioni contenute nei Regolamenti e nelle Procedure esistenti, in un contesto amministrativo, peraltro, sprovvisto di adeguati presidi di controllo interno atti a garantire il rispetto delle disposizioni vigenti”. Cooptazioni irregolari, doppi incarichi ricoperti da alcuni membri in palese inadempienza delle norme sui conflitti di interessi, nomine nelle partecipate avvenute senza “un’attenta valutazione” e il preventivo accertamento “dei requisiti di professionalità e di assenza di eventuali incompatibilità”, investimenti deliberati se non in modo poco trasparente di certo senza l’adeguato coinvolgimento dei vari organi interni (“mancando la definizione dell’asset allocation strategica a cui uniformare quella operativa e conseguentemente le scelte”), spesso decisi d’imperio dal solo presidente “ampliando quindi i poteri oltre a quelle situazioni statutariamente previste”.

È puntuale e severa la disamina sullo stato della Fondazione Crt che in sole 12 pagine il direttore generale dell’Economia Marcello Sala ha recapitato a Palazzo Perrone, altrettanto stringenti e circoscritte sono le contestazioni-prescrizioni a cui “entro e non oltre 30 giorni decorrenti dalla ricezione della presente” la neo presidente Anna Maria Poggi dovrà dimostrare di aver adottato i necessari correttivi “ai fini del pieno ed effettivo superamento delle criticità riscontrate”. In caso di mancata ottemperanza a quanto richiesto il Mef “si riserva di adottare ogni ulteriore intervento ritenuto necessario ai sensi di legge ivi compresa l’attivazione dei poteri straordinari”. Il ministro Giancarlo Giorgetti è al solito ciclotimico: al mattino rivela in confidenza che il commissariamento è ineluttabile, il pomeriggio dopo il pusacafè è meno perentorio e dice di attendersi le dimissioni “spintanee” degli organismi, la sera prima di abbracciare Morfeo spera che siano i pm a levargli l’impiccio.

La giurista ciellina è determinata, consapevole di giocarsi in questa partita credibilità professionale e ambizioni di potere: per questo, raccontano persone a lei vicine, intende mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità. A partire dal cda, l’organo su cui maggiormente si è acceso il faro dell’Autorità di vigilanza (tra le “criticità” contestate vi sono le posizioni di Davide Canavesio e Caterina Bima per la loro autodesignazione in Ogr, ma rilievi vengono mossi anche per la nomina in Fondazione Ulaop della pur non menzionata Anna Maria Di Mascio) e che vede, finora, due suoi componenti sotto indagine dalla Procura di Torino (Antonello Monti e Bima).

E che il board continui a operare tra evidenti e crescenti difficoltà lo testimoniano le vicende degli ultimi giorni. L’indicazione di Maria Cristina Zoppo per la presidenza di Ream, salutata come “figura indipendente” nonostante i suoi legami con due soggetti legati a doppio filo con Crt (marito e socia di studio), è l’ennesimo passo falso. Che fa il paio con quello d’esordio, compiuto con la cooptazione di Patrizia Polliotto da parte del Consiglio di indirizzo appena insediato: procedura irregolare, anzi “una chiara violazione” che, prescrive il Mef, va sanata. Magari evitando stavolta l’“amichettismo” introducendo per la scelta “i criteri di trasparenza e di selettività” per “l’individuazione delle personalità di chiara e indiscussa fama”. E se le terne paiono intoccabili – un’autoreferenzialità spacciata da baluardo dell’autonomia delle fondazioni dalle mire della politica – e infatti resteranno, il Mef si è accorto però di come il giochetto sia servito finora a perpetrare piccole consorterie “relegando l’istituto della cooptazione nel concreto ad uno strumento utile ad assicurare un secondo mandato a quattro consiglieri uscenti che non avevano ottenuto conferma attraverso le terne presentate dagli organismi designanti”. Mavalà? Non è che anche in questo modo si crea terreno fertile a cordate e fazioni, per non dire di patti “occulti”, ovviamente per il bene dell’ente e per assicurare una governance stabile? Cosa nota, ben prima dell’incauto Corrado Bonadeo che ha fatto la stupidata di metterla nero su bianco. E di custodire il “segreto” su Whatsapp.

Nel frattempo, sono venute fuori le fatture-parcelle di prestazioni professionali rese dal vicepresidente in carica Maurizio Irrera a Banca di Asti, uno degli ultimi investimenti di Crt prima del terremoto, operazione che l’ha visto coinvolto in prima persona nella stesura dei patti para sociali. E starebbero per uscire carte a dir poco imbarazzanti su arbitrati in Ream, atti notarili, consulenze legali da cifre astronomiche. Anche in questi casi, come accertato dagli ispettori, gli incarichi “sono stati conferiti quasi senza eccezione, comunque senza alcuna valutazione di congruità dell’importo dell’affidamento e senza l’esplicazione del criterio utilizzato per la selezione del professionista”.

A quanto riferiscono insider di via XX Settembre, questa settimana la Poggi tenterà di mettere il cda con le spalle al muro e costringere tutti i consiglieri a dimettersi. Del resto, almeno un paio di loro, Irrera e Monti, avevano già manifestato la disponibilità in tal senso, a patto ovviamente di non essere gli unici. Il tempo stringe e agli occhi della professoressa mettere sul piatto le teste dei “congiurati” potrebbe rappresentare un salvacondotto per la Crt e una polizza assicurativa per il suo mandato. Riuscirà? E, soprattutto, sarà sufficiente?

print_icon