ENTI LOCALI

Al voto "prigioniere" della Delrio. Province, riforma ancora lontana

Il 29 settembre elezioni per oltre 40 enti territoriali. Sulla "controriforma" agognata dalla Lega l'ostacolo dei costi: serve un miliardo all'anno, che non c'è. In Piemonte si rinnovano sei consigli provinciali. Alessandria vota anche per il presidente

Se c’è una data assai vicina, il prossimo 29 settembre, per la chiamata al voto di oltre 40 Province italiane, pare allontanarsi quella in cui vedrà la luce la riforma, annunciata e caldeggiata dalla Lega, del sistema elettorale per questi enti territoriali. I due eventi, uno certo l’altro sempre meno, sono strettamente legati e proprio la tornata elettorale che si svolgerà tra un mese esatto finirà con il concorrere a spostare molto più avanti, probabilmente verso la fine dell’attuale legislatura, il ritorno del voto diretto. Si continuerà con il voto ponderato, che “delega” ai Comuni la scelta dei consiglieri e del presidente della Provincia, così come delle Città Metropolitane. 

A dispetto dei ripetuti annunci di Matteo Salvini sulla necessaria accelerazione per quella che il segretario definisce l’indispensabile “controriforma”, riferendosi alla rovinosa riforma che porta il nome dell’allora ministro del Pd Graziano Delrio, il percorso rimane non poco accidentato. La questione principale, sollevata dallo stesso Partito Democratico non contrario pregiudizialmente al ritorno al voto popolare, resta quella finanziaria. Per far funzionare le Province nel loro ritorno a prima dell’azzoppamento arrivato con la Delrio che avrebbe dovuto preparare la loro totale abolizione, serve non meno di un miliardo in più all’anno. Che non c’è. La stessa obiezione, sia pure smorzata da necessità di coalizione, arriva pure dagli alleati del centrodestra.

“Sul tema delle risorse è importante il ruolo del Mef”, hanno premesso autorevoli fonti i Governo ancora nelle scorse settimane in riferimento alla presentazione di una proposta di legge della Lega a prima firma di Alberto Stefani. Per Palazzo Chigi la sede naturale per dar corpo alla nuova (in realtà si tratterebbe di un ritorno al vecchio) architettura normativa è il Testo unico sull’ordinamento degli enti locali, che di fatto sarebbe pronto, ma “in attesa delle osservazioni del Mef”. Insomma la questione resta sempre quella delle risorse. E non giova certo a far prevedere un cambiamento rapido lo stesso election day fissato per il 29 settembre.

Difficile immaginare di mandare a casa, tra un anno o anche prima i presidenti che saranno eletti per un quadriennio o i consiglieri la cui durata è fissata in due anni. La data di settembre, frutto di un meccanismo di rinvio che scatta in base al numero di Comuni chiamati al voto nello stesso anno di scadenza delle Province, sarà molto probabilmente parte di quel combinato disposto che spingerà non poco in avanti la “controriforma”. Un procrastinare che non porta certo né Fratelli d’Italia, tentomeno Forza Italia a stracciarsi le vesti di fronte a quella che per il partito di Salvini sarebbe, insieme all’autonomia regionale rafforzata, un’ulteriore bandiera da issare. Al leader della Lega e ai suoi tocca, dunque, attendere e nel frattempo ingoiare l’ulteriore rospo con la faccia dell’ex ministro dem plasticamente raffigurata dal voto del 29 settembre. 

Sette le Province che dovranno eleggere un nuovo presidente, in Piemonte c’è soltanto Alessandria dopo l’approdo in Regione di Enrico Bussalino. Per il posto lasciato libero dall’attuale assessore leghista nella giunta di Alberto Cirio, due i candidati per i rispettivi fronti: il centrodestra schiererà il sindaco di Quargnento Luigi Benzi di FdI, mentre il centrosinistra punta sul primo cittadino di Pozzolo Formigaro Domenico Miloscio

Assai più nutrito il numero di enti che dovranno rinnovare il loro consiglio: oltre alla stessa Alessandria, in Piemonte ci sono BiellaCuneoNovaraVerbano-Cusio-Ossola e Asti, anche se quest’ultima parrebbe fissare il voto a novembre. Anomale rispetto alle consultazioni cui sono chiamati i cittadini e, quindi, anche con una campagna elettorale che si consuma all’interno dei Comuni e non di meno dei partiti, queste elezioni, pur non coinvolgendo un vasto elettorato non mancano di accendere toni e tensioni, anche all’interno delle stesse coalizioni come lo attesta ciò che sta avvenendo proprio nella Provincia Granda. Riportata nei giorni scorsi dallo Spiffero, l’alta tensione tra i meloniani rispetto alle possibili mosse e schieramenti della lista civica di Cirio di cui il presidente dell’ente Luca Robaldo è tra i fondatori. Fino ad oggi ha governato sorretto dal centrosinistra, Azione. Lega e Forza Italia, con Fratelli d’Italia all’opposizione. Cosa succederà il 29 settembre è tra le incognite e le innegabili anomalie di una riforma che dovrà attendere ancora la controriforma.

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