TERZO POL(L)O

Calenda in campo largo, reAzione a catena: Costa apre la diaspora

La settimana prossima l'ex ministro di Mondovì ufficializzerà il ritorno in Forza Italia. "Da liberale non condivido il nuovo percorso, che è difficile definire terzo e al centro". Via libera di Tajani e Cirio. Lupi pronto ad accogliere Ruffino, Napoli, Carfagna e Gelmini

È stato il primo parlamentare a entrare e sarà anche il primo ma non di certo l’ultimo ad andarsene. Enrico Costa abbandona Azione. Dopo mesi di crescente insofferenza verso la linea politica di Carlo Calenda, a dir poco ondivaga sul tema della collocazione sullo scacchiere delle alleanze, il deputato piemontese ha rotto gli indugi. Tornerà “a casa”, in Forza Italia, partito di cui è stato a lungo esponente di spicco prima in Consiglio regionale e successivamente a Montecitorio: una decisione presa dopo l’incontro di ieri con Antonio Tajani. Del resto, i rapporti con il numero uno azzurro non si sono mai interrotti, fondati su un’antica conoscenza e consuetudine, fin dai tempi in cui l’attuale vicepremier muoveva i suoi primi passi in politica come assistente del padre, l’ex ministro liberale Raffaele Costa. Se a ciò si aggiunge l’amicizia che le lega al governatore e vicesegretario Alberto Cirio, entrambi figli della provincia Granda, quello di Costa è un approdo “naturale” e visto di buon occhio dai vertici del partito.

Non altrettanto si può dire per altri ex in procinto di lasciare Azione. Porte sbarrate a Mara Carfagna e Mariastella Gelmini che, a quanto riferiscono fonti romane, troveranno ospitalità da Maurizio Lupi nella sua formazione “Noi Moderati”, sorta di dépendance azzurra, pronta ad accogliere anche la coppia di Giaveno, Daniela Ruffino e Osvaldo Napoli, su cui incombe il veto dello stato maggiore azzurro piemontese. Da parte sua Napoli smentisce le voci che lo riguardano e sottolinea come “Azione è nata con un obiettivo alto ma non utopistico: rafforzare i valori della democrazia liberale contro il bipolarismo muscolare che vorrebbe ridurre la lotta politica allo scontro fra i sovranisti di destra e i populisti di sinistra”. Ancor più netta e sintetica Ruffino: “Indiscrezioni prive di fondamento, sono e resto in Azione”.

Fallito il progetto del Terzo Polo, lo spostamento in direzione del campo largo dei suoi due leader sta producendo un terremoto esiziale nei due partitini: da una parte la rottura di Luigi Marattin con Matteo Renzi, dall’altra l’irrequietezza della componente moderata verso Calenda rischiano di assestare un colpo mortale a Italia Viva e ad Azione. «Se in tre regioni al voto su tre (Liguria, Emilia-Romagna e Umbria) Azione si schiera con il campo largo, è difficile definirla “terza” e al centro», spiega Costa replicando alla nota con la quale il suo ormai ex partito gli dà il benservito “Lo ringraziamo per il lavoro svolto e gli auguriamo buona strada nella destra italiana, che tuttavia ci sembra molto lontana dalla sua sensibilità garantista, avendo varato una quantità di nuovi reati che non ha precedenti nella storia repubblicana”, scrivono i suoi ex compagni azionisti.

«Sono stato il primo deputato ad aderire ad Azione e provo un sincero affetto verso Carlo Calenda, ma non posso dimenticare che Azione è nata in contrasto alla nascita del Governo Conte-bis – spiega Costa –. È stato un percorso comune di persone provenienti da aree diverse in una posizione terza, di centro, alternativa a quel Governo composto da sinistra estrema, Pd, M5s e Italia viva. Il Terzo Polo ha avuto un grande successo alle elezioni del 2022, e la sua rottura ha portato alla frantumazione di quest’area portandola a non superare lo sbarramento». Ora di fronte al bivio o di qua o di là, per quanto involontariamente e con conclusioni opposte Costa arriva a dar ragione a Renzi: «Da liberale, che ha ottenuto tanti risultati garantisti sulla giustizia (contrastati dal campo largo), non condivido, ma rispetto questo percorso, che non seguirò. Di certo proseguirò le mie battaglie garantiste con la stessa intensità e passione». In fondo, pur nelle formule di apprezzamento e stima si coglie dall’entourage di Calenda persino qualche sospiro di sollievo per essersi liberati di un “rompiscatole”: «A me pare – conclude con una punta di amarezza Costa – che si preferisca sacrificare le figure e le storie liberali con cui si è fatta tanta strada insieme sull’altare di un’alleanza non solo con la sinistra, ma addirittura con i 5 Stelle».