LA SACRA RUOTA

Stellantis e Governo sull'autoscontro: "Avanti così andiamo a schiantarci"

La situazione è drammatica: stabilimenti quasi fermi, produzione al minimo, record di cassa integrazione, disimpegno dall'Italia, assenza di modelli, mancanza di commesse alle imprese della componentistica. In ballo 200mila posti di lavoro

“Di fronte a un tavolo automotive che ha peggiorato la situazione, stabilimenti quasi fermi, una produzione al minimo storico e record di cassa integrazione, il disimpegno di Stellantis dall’Italia, con l’assenza di modelli in grado di garantire l’occupazione, lo stop al progetto della Gigafactory di Termoli, la mancanza di commesse alle imprese della componentistica, non è più rinviabile una grande mobilitazione unitaria che coinvolga i lavoratori di Stellantis e di tutta la filiera”. È un quadro a dir poco allarmante quello che tratteggia la Uilm nel documento del coordinamento nazionale di Stellantis tenutosi questa mattina a Roma. “A tutto questo aggiungiamo una politica europea confusa e mal gestita sulla transizione all’elettrico che sta mettendo in ginocchio l’intera industria dell’auto. Una situazione drammatica davanti alla quale non possiamo rimanere fermi ed essere spettatori di una desertificazione industriale che comporterebbe effetti occupazionali e sociali devastanti” sottolinea l’organizzazione sindacale dei metalmeccanici.

Finora il braccio di ferro tra Stellantis il governo Meloni – che alle dure critiche ai vertici del gruppo presenta un bilancio fallimentare del tavolo promosso dal ministro Adolfo Urso – non solo non ha prodotto risultati in grado di invertire la rotta ma, se possibile, ha addirittura peggiorato la situazione. “Stellantis e il governo – prosegue la nota della Uim – hanno gravi responsabilità e il loro scontro potrebbe fare 200mila vittime e sancire la fine di un intero settore che rappresenta la spina dorsale dell’industria ed economia nazionale. Non reputiamo credibile l’ipotesi di trovare una soluzione a tutti i problemi attraverso l’arrivo di un investitore cinese, che potrebbe costituire una opportunità solo se portasse nuove produzioni e non certo se si sostituisse agli attuali produttori”. Da qui l’esigenza di una forte iniziativa, a partire dalle “interlocuzioni con tutti coloro che, a iniziare dalle amministrazioni regionali, hanno a cuore come noi la salvaguardia del lavoro e dell’industria. Reputiamo necessaria una grande mobilitazione unitaria, che pretenda un cambio di strategia di Stellantis, con la produzione in Italia di modelli di larga diffusione, la dimostrazione della doverosa responsabilità sociale più volte sbandierata, un forte sostegno alle imprese dell’indotto e infine l’intervento della presidente del Consiglio Meloni, ormai indispensabile vista la gravità e la vastità di ciò che sta accadendo nel settore automotive”.

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