CRONACA VERA

Conti correnti di Intesa spiati, Messina chiama i carabinieri

Dal caso Bitonto l'immagine della banca ne esce ammaccata. Il dipendente infedele è stato sì scoperto e licenziato, ma come è possibile che abbia potuto agire indisturbato per due anni? Al generale De Vita il compito di ridefinire i sistemi di sicurezza

È normale che un dipendente possa accedere ai conti correnti dei clienti, agendo impunemente per due anni, violando la legge ma non meno le barriere di sicurezza interne? Per fugare le ombre che lo scandalo del bancario pugliese Vincenzo Coviello, funzionario della filiale di Bisceglie di Intesa Sanpaolo, che tra il 21 febbraio 2022 e il 24 aprile 2024 ha consultato senza autorizzazione i dati di 3.572 clienti in ben 679 filiali del gruppo, si allungano sui sistemi di controllo, l’amministratore delegato Carlo Messina proporrà al Cda di Ca’ de Sass la nomina del Generale del Corpo d’Armata dei Carabinieri, Antonio De Vita, nel ruolo di Chief Security Officer del Gruppo: una nuova area a riporto diretto dell’ad con la responsabilità per la Cyber Security e la Sicurezza. Il Generale, prima di andare in pensione a luglio, ha ricoperto incarichi di responsabilità in Puglia, Campania, Abruzzo e Molise e conosce molto bene la zona dove ha agito il bancario spione. Dal primo settembre De Vita è stato assunto da Messina nel suo staff come senior advisor per sicurezza e cyber. Sicurezza che, stando a quanto è successo, pare se non una groviera di certo altamente vulnerabile. E, infatti, anche Intesa è indagata per aver violato la legge 231 del 2001 sulla corretta vigilanza.

L’istituto bancario dovrà rispondere alla Procura di Bari, alla Banca d’Italia e al Garante della Privacy sulle modalità del comportamento del dipendente infedele e sulla tempistica della comunicazione della banca alle autorità vigilanti. Intesa ha sì licenziato lo scorso 8 agosto il bancario, al termine del procedimento disciplinare scattato dopo che i controlli interni avevano segnalato la condotta anomala, ma la vicenda ha aperto molti interrogativi riguardo a trattamento e protezione dei dati, accesso a informazioni sensibili, meccanismi di controllo.

Le indagini sono agli inizi e uno dei primi punti da chiarire è se Coviello abbia agito da solo o abbia avuto dei mandanti. Giovedì la polizia ha perquisito abitazione e studio dell’ex bancario – tornato a esercitare la professione di commercialista – e ha sequestrato smartphone, tablet, hard disk e dispositivi informatici per le analisi forensi. A suo dire, avrebbe agito per “curiosità”. “L’ho fatto da solo, non ho mai divulgato quelle informazioni e non ne ho fatto copia”, ha dichiarato ai vertici di Intesa. Al licenziamento è seguita l’apertura del procedimento penale. Il reato contestato (anche se nel tentativo) di procacciamento di notizie sulla sicurezza dello Stato riguarda le informazioni che «nell’interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell’interesse politico interno o internazionale, dello Stato dovevano rimanere segrete». E dunque l’obiettivo è capire se effettivamente, come ha detto, Coviello ha agito da solo o con lui c’erano complici. Inoltre, secondo quanto emerge dal decreto di perquisizione, Coviello «verosimilmente in concorso e previo concerto con persona/e da identificare», avrebbe compiuto accessi informatici abusivi «ai dati finanziari di istituzioni poste a fondamento della Repubblica e loro familiari e/o collaboratori, al fine di procurare a sé e/o ad altri, attraverso la consultazione di quei dati, notizie che, nell'interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell'interesse politico, interno o internazionale dello Stato, dovevano rimanere segrete». Inoltre, Coviello spiava non solo i conti correnti, compresi quelli della filiale di Intesa a Montecitorio, ma anche le carte di credito dei clienti.

Come noto, tra i conti spiati ci sono anche quello della premier Giorgia Meloni e di sua sorella Arianna, oltre a quelli di numerose altre figure di spicco della politica italiana come presidente del Senato Ignazio La Russa, il ministro della Difesa Guido Crosetto e la moglie Gaia Saponaro, i ministri del Turismo e degli Affari europei Daniela Santanchè e Roberto Fitto e molti altri. Tra i nomi emersi accanto a quelli dei politici c'è anche quello del procuratore della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo, quelli di numerosi ufficiali dell’Arma e della Guardia di finanza, ma anche il calciatore Francesco Totti e il cantante Antonello Venditti.

È il 22 luglio quando arriva la denuncia di uno dei correntisti della filiale di Bitonto di Intesa Sanpaolo. Qualcuno, lo informa il direttore della banca che lo convoca con urgenza in sede, da due anni fa accessi sul suo conto corrente: 230 verifiche compulsive su bonifici e pagamenti, senza però sottrarre nulla. Il correntista è un primario del Policlinico di Bari Antonio Moschetta, decide di presentare querela. Nasce così l’indagine della procura di Bari nei confronti di Coviello. L’istituto di credito, in realtà, era a conoscenza degli accessi abusivi da ottobre 2023 quando convoca il suo dipendente, gli contesta le attività: ha visionato i conti di 77 personaggi del mondo politico, dello spettacolo e dello sport e di 73 colleghi, quasi giornalmente. Il bancario risponde di aver agito di sua iniziativa, di non aver fatto copie dei dati e non averli divulgati, e di non aver più perseverato nelle interrogazioni. E invece lui non si ferma affatto e ad agosto viene licenziato.

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