SCENARI

Meloni ha sempre Regione. Vuole Campania e Veneto (e prenota il Piemonte)

Con alle viste il voto in Liguria, Emilia-Romagna e Umbria sperando di evitare il triplete della sinistra, la premier ipoteca i candidati per le regionali del prossimo anno. FdI rivendica la scelta dei candidati (tutti suoi). Intanto Cirio fa scuola alla "prescelta" Chiorino

A chi l’indicazione dei candidati presidenti del centrodestra per le cinque regioni che andranno al voto il prossimo anno? Ma, naturalmente, “a noi!” come la metaforica ma roboante risposta che rimbomba da Palazzo Chigi attesta, senz’appello. Perché, ormai, se lo devono far piacere, gli alleati: io so’ Giorgia e voi... Insomma, Giorgia Meloni non solo ha sempre ragione ma deve avere più Regione. Con ormai alle viste i seggi elettorali di Emilia-RomagnaUmbria e Liguria e la più o meno flebile speranza di impedire al centrosinistra il triplete affidata al duello sotto la Lanterna tra Marco Bucci e Andrea Orlando, la leader di Fratelli d’Italia traguarda già al prossimo anno. E il messaggio spedito a Lega e Forza Italia è di quelli che non lasciano spazio a interpretazioni: d’ora in poi le scelte dei candidati governatori toccano al principale partito della coalizione, “a noi”, appunto. 

Le caselle, per la Meloni sono di fatto già riempite o, comunque, non palesa difficoltà a farlo. Per la Campania la premier ha pronto il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli, protagonista di un’indiscussa prova di forza elettorale in occasione delle europee dove ha portato e sostenuto il fedelissimo Alberico Gambino, una valanga di voti, secondo solo alla stessa Meloni. Nella regione dove il Pd ha la sua bella gatta da pelare con l’irriducibile Vincenzo De Luca determinato a ripresentarsi a dispetto non dei santi, ma di Elly Schlein, FdI ha superato anche il problema di una potenziale candidatura di Gennaro Sangiuliano, con l’autoeliminazione dalla scena politica dell’ex ministro che, ovviamente, ormai si è posto nelle condizioni di non toccar più boccia (anche con la minuscola).

Da Sud a Nord, i problemi indiscutibilmente aumentano perché la partita del Veneto non è di quelle semplici, a incominciare dal limite dei mandati contro il quale Luca Zaia è ben lungi dal ripiegare il gonfalone di San Marco. Meloni, anche in questo caso non arretra d’un passo e fa contare quelli che la distanziano dagli alleati, anche lì, misurando il voto delle europee che ha arriso al suo partito con un numero, quel 38% con cui ha surclassato la Lega nella sua roccaforte. Due i potenziali candidati alla successione del Doge a Palazzo Balbi. Uno, il favorito, è Luca De Carlo, senatore e coordinatore regionale del partito, considerato l’uomo forte dei Fratelli nel Veneto. L’altra è Elena Donazzan, con dalla sua il recente plebiscito alle europee, un esordio nel Fronte della Goventù, poi la militanza nel Msi di cui sarà “federale” per la provincia di Vicenza, quindi la svolta di Fiuggi fino all’adesione a FdI e un posto da assessore all’Istruzione in Regione, oltre che due legislature in Parlamento. Con buona pace di Antonio Tajani che continua a perorare la causa di Flavio Tosi, parecchio inviso a Matteo salvini e ai suoi ex compagni di partito e non meno indigesto al resto della compagnia.

Pratica risolta in un amen per le Marche, dove la ricandidatura dell’ipermeloniano attuale governatore Francesco Acquaroli è messa meno in discussione della fiamma nel simbolo. Una novità potrebbe, invece, arrivare nella potenzialmente più ostica Puglia. La terra scelta dalla premier per le sue vacanze è un obiettivo importante per lei. E per ottenerlo sarebbe anche disposta a rinunciare a uno dei suoi uomini più vicini a Palazzo Chigi. Starebbe, infatti prendendo corpo l’ipotesi di una candidatura di Alfredo Mantovano, l’ex magistrato oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, eminenza grigia riconosciuta, ma anche da qualche tempo non proprio in convivenza idilliaca con l’altro profilo forte del cerchio della premier, ovvero Giovanbattista Fazzolari. Chissà che pure la non facile coabitazione induca Mantovano, già ben disposto a concludere la sua lunga carriera al vertice della sua Regione, a scendere in campo con l’aplomb e l’understatement che lo fanno sembrare anni luce (e forse lo è) ai ben più rumorosi e arrembanti politici del suo partito. 

A chiudere il quintetto ci sarebbe la Valle d’Aosta, ma per mille ragioni incominciando dalle dimensioni non pare tra le priorità, dove invece pur allungando la distanza si profila il Piemonte. Anche la regione dove dalla scorsa estate è incominciato il secondo mandato per Alberto Cirio è nei radar a lungo raggio della Meloni. E non servono visori particolari per notare come, proprio dall’avvio dell’attuale legislatura, a molti dei più importanti appuntamenti istituzionali Cirio si presenti avvinghiato alla sua vice, la Sorella d’Italia Elena Chiorino. C’è chi sostiene che questa “scorta” meloniana al governatore forzista sia frutto di precise indicazioni dalle alte sfere di via della Scrofa. Una sorta di “affiancamento” con l’attuale presidente in abile veste di precettore, con non poi così nascosto compiacimento, specie se guardando pure lui al (suo) futuro. Una incoronazione, se tale si confermerà, quella di Chiorino che spazzerebbe via ogni altra ambizione, confermando altresì il peso, a dispetto degli inciampi, di Andrea Delmastro, riconosciuto pigmalione politico della vicepresidente della Regione e accolito della fiamma magica.  

Una coppia, quella con Chiorino, che non par dispiacere affatto a Cirio. Come si sussurra negli informati corridoi, al momento dell’accettazione della sua ricandidatura pare abbia ottenuto dai leader della coalizione una sorta di viatico per la conclusione anticipata del mandato regionale in modo da trovarsi pronto nel caso in cui la legislatura parlamentare dovesse finire prima della scadenza naturale. L’aver “accompagnato” la sua potenziale erede dell’ufficio al quarantesimo piano del grattacielo in quel percorso di addestramento da governatore, sarebbe per l’abile e scaltro politico langhetto un ulteriore atout da giocare per approdare agli agognati lidi nazionali.

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