Basta politica 2.0, la nuova è in 3D

L’unico modo per comprendere la nuova generazione è fare politica in 3D, come fa Matteo Renzi, correndo cioè su tre dimensioni diverse: quella dei giovani, quella del mondo globalizzato e quella multimediale, che interconnette tutto

Se dovessimo scegliere tra Pci, Dc, Psi, Pri, non sapremmo cosa dire. Abbiamo letto quelle battaglie politiche sulle pagine di wikipedia, non sui giornali. Quel passato non ci è mai appartenuto. Noi siamo la generazione nata senza le contestazioni del ’68. Senza Berlinguer. Senza l’Andreotti presidente. Senza il muro di Berlino. Senza le giovanili, quelle vere.

Pochi si sono preoccupati di capirci. Molti hanno solo commissionato alle agenzie pubblicitarie degli slogan per i giovani, nel tentativo di un lifting della propria copertina politica. Ormai questa generazione, così scollegata dal passato, ha una nuova identità formata su internet, tra le notizie di Obama e le rivolte nord africane; davanti alla tv, con le litigate ipocrite di Ballarò e le rassegne di SkyTG e RaiNews.

L’unico modo per comprendere la nuova generazione è fare politica in 3D, come fa Matteo Renzi, correndo cioè su tre dimensioni diverse: quella dei giovani, quella del mondo globalizzato e quella multimediale, che interconnette tutto.

La realtà dei giovani, accusata di choosysmo, non è altro che la prospettiva di chi vorrebbe essere riconosciuto per le proprie capacità, ma viene lasciato nell’anonimato e la propria personalità, senza riuscire ad emergere, cade in una omologazione disillusa. Sono tre le parole che vogliamo, e che Matteo cerca sempre di diffondere: meritocrazia, impegno e creatività. Purtroppo vediamo sempre più spesso i tre opposti: raccomandazione, disoccupazione e omologazione.

Il mondo globalizzato, invece, è il metro di paragone col quale giudichiamo le nostre università e le opportunità per i giovani. Comparando l’Italia con Stati Uniti, Germania, Inghilterra, è inevitabile evidenziare l’imbalsamazione della nostra politica, che ci priva di scelte forti, prese in altri paesi, ma non qui. I giovani vedono altre classi dirigenti agire. Perché la nostra no?

Infine, internet deve contribuire alla costruzione di un elettorato consapevole, facendo converge comunicazione e informazione, allontanandosi da quel tribunismo-della-plebe che amplia il divario tra istituzioni e cittadini. E comunque non si tratta del rapporto elettori-eletti, perché con facebook e twitter si contattano anche persone che hanno votato altri partiti. Il rapporto diventa tra istituzioni social e cittadini social.

Insomma, siamo una generazione che condivide poco con quella che l’ha preceduta. Non a caso il voto dei giovani è in gran parte nelle mani di Grillo e dell’astensionismo. E’ tempo di combattere queste due deviazioni. E’ tempo di una nuova storia. Matteo Renzi rappresenta la prima chiamata alla politica per la nostra generazione. Noi del Comitato “Torino Under30 per Renzi” lo sosteniamo per contribuire in prima linea a questo cambiamento, qui dalla nostra Città – che per noi è metropolitana. La sua visione dell’università, del mondo del lavoro, del ruolo giocato dall’innovazione, sono alla base di questa scelta.

 

*Torino Under30 per Renzi: Alberto Saluzzo, Marco Molino, Micol Cavuoto Mei, Marco Sergio Narducci, Alberto Giordano, Beatrice Berto, Luca Di Bella, Tommaso Rossi e altri

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