I (troppi) silenzi della politica

Caro Direttore,
Lo Spiffero ha anticipato sabato scorso il pesante verdetto della Cgia di Mestre che mettendo insieme i dati di Istat per la crescita economica del 2022, quelli di Prometeia sui primi mesi del 2023 e i dati Aiscat relativi al traffico pesante sulle varie tratte autostradali del Nord Est e del Nord Ovest, ha certificato il superamento del vecchio triangolo industriale da parte del nuovo triangolo industriale del Nord Est. Le tabelle dimostrano come noi continuiamo a crescere meno della media nazionale da ormai 25 anni. Torino è stata dichiarata fuori dallo sviluppo mentre Genova si salva perché negli ultimi due anni cresce più della media nazionale e perché nel suo porto e attorno al suo porto stanno arrivando oltre 10 miliardi di investimenti del Pnrr ma anche miliardi di investimenti dei grandi gruppi logistici mondiali. È come se a Torino fosse arrivato un grosso produttore di auto estero. 

Ma mentre a Genova la politica discute, e molto, sulle opere, a Torino prevale la politica che guarda il suo ombelico e quando va bene discute del Centro grazie alla iniziativa di Giorgio Merlo che però sin qui non sono andate al di là di incontri molto partecipati da ex Dc delle varie correnti che però al momento del voto vanno in ordine sparso così da non riuscire a eleggere un esponente di spessore, esperto e competente. Un Centro dove Calenda e Renzi si sono appena divisi ma dove si aggirano anche ex democristiani spaventati dalla Schlein e dalle sue iniziative sui diritti e dal suo matrimonio con Landini, mentre la Cisl è disponibile al confronto con la Meloni.

Lo Russo che non brilla per iniziative programmatiche che rilancino economia e lavoro, riesce a convocare, con l’aiuto de La Stampa sempre di più antigovernativa, 300 sindaci italiani attorno ai legittimi diritti personali e di genere ma dimentica i grossi problemi economici e sociali dal lavoro alle periferie della ex capitale dell’auto. Eppure, tra tre mesi la tangenziale di Torino si vedrà arrivare altri 700.000 tir che non potendo passare dal Traforo del Bianco si dirotteranno verso il traforo autostradale del Frejus con tanti saluti agli ambientalisti torinesi No Tav.  Eppure, nel 2024 inizieranno finalmente i lavori della Tav dal lato italiano, eppure tra un anno alle elezioni europee si deciderà sul futuro dell’auto e quindi di tante aziende dell’indotto. Altro che partiti programma come qualcuno proponeva negli anni ’80. A Torino abbiamo partiti che non si sporcano le mani con i problemi del lavoro e delle periferie sempre più povere, degradate e insicure e che parlano di sé stessi. Partiti che non hanno detto “beh” alla lucida analisi sul declino del vecchio triangolo industriale, che non vengono più neanche interpellati dai dati della Fondazione Rota, messa a tacere dagli sponsor. Partiti che non si preoccupano dei ritardi nella costruzione della Tav, della prossima chiusura del Traforo del Bianco, tre mesi all’anno per 18 anni, dei problemi di una tangenziale sempre più trafficata e intasata.

La speranza e l’augurio è che le prossime elezioni europee e regionali riaprano il confronto sui temi del futuro dell’auto, sulla macroregione del Nord Ovest, della sanità, dell’aumento della povertà, dalla difesa del settore industriale alle infrastrutture, dallo sviluppo della logistica al rilancio del commercio.

Da questo punto di vista ritengo interessante la proposta di Airaudo di un nuovo Decreto Area di crisi che io proporrei venga dotato di fondi a supporto delle aziende torinesi in grado di presentare forti programmi di crescita al 2030. Così come mi auguro che la bella iniziativa delle tre Associazioni industriali di Torino, Genova e Milano spinga la cabina di regia della logistica delle tre regioni a legare le infrastrutture che si stanno realizzando, dalla Nuova Diga di Genova al Terzo Valico e alla Tav, affinché attorno all’incrocio tra il corridoio Genova Rotterdam al Corridoio Mediterraneo ci sia un’area logistica efficiente e competitiva con la grande area logistica del Nord Europa. Perché va ricordato ai tanti politici e amministratori che non hanno studiato la nascita dello Stato Unitario che il vecchio triangolo industriale fu favorito della politica ferroviaria di Cavour, della realizzazione dei Trafori del Frejus e del Sempione e degli incentivi agli investimenti esteri portata avanti dopo la perdita della Capitale oltreché ovviamente dall’inventiva e dall’iniziativa dei nostri imprenditori.

*Mino Giachino, responsabile piemontese trasporti e logistica FdI

print_icon