L’establishment non cambia il popolo

Ho letto con interesse quanto scritto sullo Spiffero dal segretario di Italia Liberale e Popolare Claudio Desirò. Come non essere d’accordo con Desirò: un raggruppamento di forze politiche in opposizione a un partito che, avendo avuto grandissimo consenso elettorale, ambisca legittimamente a governare, non deve essere un cartello disomogeneo avente, come unico elemento di coesione, la volontà di non fare governare la destra.

I numeri emersi dal primo turno delle elezioni politiche francesi ci dicono che un elettore su tre (dei votanti) vorrebbe essere governato dal partito di Marine Le Pen e che, per differenza, due francesi su tre non lo gradirebbe. Quindi il Rassemblement National di Marine Le Pen non è il vincitore delle elezioni con diritto di Governo ma è un partito che ha avuto un grande consenso elettorale e che legittimamente al secondo turno cercherà di raggiungere la maggioranza dei seggi. Se le forze politiche avverse al Rassemblement National troveranno un’intesa elettorale e riusciranno a convincere gli elettori che non votare Marine Le Pen è, se non un bene, almeno il minore dei mali, allora avranno perseguito una normale prassi democratica. Sarebbe opportuno, però, che, in tal caso, spiegassero razionalmente agli elettori quali sono i fattori dirimenti per non dare il voto alla estrema destra della Le Pen, e per far ciò credo che la sinistra debba ben comprendere le motivazioni per cui si è registrato questo aumento di preferenze verso destra. Penso che le ragioni siano da ricercare in questi decenni in cui le sinistre non sono state capaci né di trovare valide soluzioni ai problemi che attanagliano le banlieue delle città né di soddisfare la classe media francese.

Già negli anni ’80-’90 dalle banlieue parigine, quando a causa dell’immigrazione eterogenea si cominciavano a registrare un numero crescente di crimini (scippi, violenze sessuali e non, spaccio…), la popolazione aveva votato la “destra” per suggerire al governo un cambio di comportamento. Anno dopo anno il fenomeno si è allargato in tutta la Francia perché i cittadini, non vedendo miglioramenti ma bensì degrado, si sono sentiti abbandonati su temi che ledevano il rispetto della “Libertè, Fraternitè et Egalitè”. Ecco che oggi un francese su tre ha votato la destra estrema di Marine Le Pen e chiunque siederà in Parlamento, dovrà tenerne conto.

Non molto diversa la situazione che si sta delineando negli Usa in cui, il 5 novembre, si terranno le elezioni per il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. Il democratico 81enne Joe Biden (assimilabile al nostro centro-sinistra) è sotto assedio. L’ultimo sondaggio della Cnn per la corsa alla Casa Bianca vede in netto vantaggio l’ex presidente repubblicano (assimilabile al nostro centro destra), il 78enne Donald Trump, che, secondo la rilevazione fatta dopo il disastroso dibattito del 27 giugno scorso, è dato al 49percento contro il 44percento dell’attuale presidente Usa. Comunque, anche nel sondaggio della Cnn pubblicato prima del dibattito, Trump si attestava al 49% e Biden al 47%. Gli elettori americani appartenenti alla classe operaia e alla piccola borghesia si sentono abbandonati: imputano ai democratici di aver permesso l’aumento dei crimini, delle tossicodipendenze e degli afflussi di migranti illegali. Non è quindi da escludere che, così come successe nel 2008 in seguito alla grande crisi finanziaria che sconvolse il mondo, Trump abbia la meglio.

Entrambe le situazioni, francese ed americana, ma si può dire anche italiana con Giorgia Meloni, sono frutto degli errori commessi da una sinistra le cui linee guida sono dettate dalle sue componenti di partito “woke”, quelle componenti “radical chic” che hanno tradotto il “dover stare dalla parte dei più deboli” in protezionismo verso tutti i “derelitti” del mondo come gli immigrati clandestini, verso frange di combattenti terroristi come Hamas, verso coloro che dichiarandosi senza tetto si vantano di occupare le case altrui, verso politiche ecologiche aggressive che non tengono conto della situazione socio-economica dei cittadini.

A che cosa serve continuare nel mantra che destra è sinonimo di arretratezza culturale e di fascismo cercando, con “ammucchiate”, di “sbarrare la strada” a coloro che hanno ottenuto un grande consenso elettorale? Io credo che tutto ciò serva solo a nascondere alla stessa sinistra il fatto che non siano stati in grado di praticare delle “buone politiche di sinistra” e se continueranno questa “guida spericolata in contromano” (rispetto alla maggioranza dei cittadini) potranno solo causare gravi incidenti alla democrazia. Bisogna nutrire autentico rispetto verso gli elettori ed il voto da loro espresso, qualsiasi esso sia! In democrazia è il popolo che cambia l’establishment e non l’establishment che cambia il popolo!

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