Salvini alla sbarra tra politica e giustizia

I pm hanno chiesto la condanna di Matteo Salvini per aver trattenuto sulla nave Opens Arms, di una Ong (Organizzazione non governativa) 147 migranti senza concedergli lo sbarco. Il sequestro di persona in Italia è stato un fenomeno criminale rilevante soprattutto alla fine del XX secolo grazie al tessuto socio-culturale e morfologico del territorio. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, dal gennaio 1969 al febbraio 1998, si sono consumati 694 sequestri di persona a scopo di estorsione (564 uomini e 130 donne) con punta massima nel 1977 con 75 sequestri. Dei 694 sequestri, con un giro d'affari di 800 miliardi di lire, più della metà sono stati per mano della 'ndrangheta. Normalmente i capitali ricavati dai sequestri venivano reinvestiti o nel settore edilizio o in acquisto di cocaina in Sud America. Durante gli “anni d’oro” dei sequestri, la 'ndrangheta arrivò ad operare anche nell’Italia del Nord individuando i migliori soggetti in grado di pagare un riscatto. Con questo dimostrò di essere un’organizzazione non solo ben “appoggiata” ma anche in grado di riciclare nell'economia legale il denaro ricavato.

Fortunatamente nel XXI secolo il fenomeno, nella sua usuale tipologia, è andato scemando. In realtà il sequestro di persona è un reato diffuso in tutta Europa e coinvolge numerose organizzazioni di stampo mafioso, a volte con matrice politica. Fra tutti i paesi europei, però, l’Italia si colloca al primo posto per diffusione ed entità, e, grazie alla notorietà di alcune vittime (da John Paul Getty III  a Aldo Moro, da Fabrizio De André e Dori Ghezzi a Cesare Casella, da Farouk Kassam a Silvia Melis, da Giuseppe Soffiantini a Alessandra Sgarella), i media hanno contribuito a tenere gli italiani con il fiato sospeso.

Il “sequestro di persona” è normato dall’Art. 605 del Codice penale che recita: «Chiunque priva taluno della libertà personale è punito con la reclusione da sei mesi a otto anni. La pena è della reclusione da uno a dieci anni, se il fatto è commesso: 1) in danno di un ascendente, di un discendente o del coniuge; 2) da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni». A distanza di anni, ecco che nel nostro decennio, si sono riaccesi i riflettori sui “sequestri di persona” ma questa volta non per mano dell’“'ndrangheta”, questa volta l’“Anonima sequestri” si è materializza in seno al Governo.

Il 2 agosto 2019, durante il primo governo Conte (in carica dal 1º giugno 2018 al 5 settembre 2019), l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, per tutelare la sicurezza nazionale, proibì a 147 migranti irregolari, salvati in acque libiche dalla nave Open Arms, battente bandiera spagnola, di sbarcare senza prima aver effettuato i necessari controlli. La nave fu costretta a far rotta verso Lampedusa, dove rimase, nei pressi del confine, in attesa del permesso di sbarco che arrivò il 20 agosto 2019. Da subito si parlò di “sequestro di 147 persone”. Il professor Giovanni Orsina in un editoriale ha tracciato una interessante analisi sull’accaduto: «Quello che Matteo Salvini sta subendo sulla vicenda Open Arms è un processo politico. Consentito, non per caso, da un voto parlamentare. L’articolo 96 della Costituzione stabilisce che, perché possa procedere in caso di presunti reati ministeriali, il potere giudiziario ha bisogno dell’autorizzazione della Camera o del Senato. (…) Saggiamente la Carta lascia così alla politica la facoltà di disegnare i propri stessi confini, di stabilire fin dove si spinge il terreno della discrezionalità politica sul quale la magistratura non può addentrarsi. (…) Oggi il processo a Salvini è un evento giudiziario destinato a svolgersi seguendo le regole del diritto, ma non sarebbe mai esistito se a monte non ci fosse stata la decisione squisitamente politica che un’assemblea rappresentativa ha assunto a maggioranza, dividendosi lungo linee partitiche».

Pur condividendo l’opinione del professor Orsina, non definirei il processo a Salvini “un processo politico” ma “un processo giudiziario di derivazione politica” in quanto consentito da un voto parlamentare. Inoltre, reputo che le tesi accusatorie siano di tipo generico e di stampo “etico-morale”, più che di diritto “positivo”. Lo dimostra, nella sua requisitoria, il procuratore aggiunto di Palermo dottoressa Marzia Sabella che afferma: «Tra i diritti umani e la protezione della sovranità dello Stato, in democrazia i primi prevalgono sempre, e non possono essere inficiati da chi riveste una funzione pubblica». Si sa che i “diritti umani” sono prerogativa di tutti e quindi anche di soggetti che appartengono a una “classe” di persone a cui la vita non ha regalato molto, come i migranti illegali, ma mi sorprende che un magistrato di un Paese dove vige lo Stato di diritto possa anteporre il diritto “etico-morale” al “diritto positivo”: l’etica e la morale non possono entrare in un processo, o quanto meno, non possono essere prioritarie. Ricordiamo poi che il decreto legge “disposizioni urgenti in materia di contrasto all’immigrazione illegale e di ordine e sicurezza pubblica” del 15 giugno 2019, autorizza il Ministro dell’interno a «limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, per motivi di ordine e sicurezza pubblica».

Inoltre, il decreto invocato da Salvini per bloccare gli sbarchi fu deliberato dal Consiglio dei Ministri ed emanato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’ipotesi di reato di “sequestro di persona” per Matteo Salvini risale al 20 agosto 2019 durante lo stesso Governo (governo Conte-1: M5s e Lega) che aveva varato il decreto, mentre la procura ha inoltrato al Senato la richiesta di autorizzazione a procedere contro il Ministro il 30 luglio 2020 (governo Conte-2: M5S e PD). In Senato si opposero all’autorizzazioni a procedere 141 senatori dell’odierna maggioranza e votarono a favore 149 senatori dell’odierna opposizione. Non si può non notare che il ministro Salvini abbia operato in sintonia con il proprio governo (Conte 1) e questo induce a ritenere che la Procura avrebbe dovuto intraprendere “azione penale” contro tutto il governo di allora… ma se la procura avesse esteso la richiesta a procedere contro tutti i ministri del governo Conte-1, siamo sicuri che il 30 luglio 2020 il voto del Senato avrebbe avuto lo stesso esito?

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