Se la banca è una groviera

Sono una cittadina qualunque, modesta correntista, e resto sconcertata e infuriata verso la banca che per mesi (e non il giorno successivo all’intrusione!) con disinvoltura accetta che un suo dipendente si introduca e controlli conti correnti e carte credito: alla faccia della mitica e sovrastimata (pure inutile) privacy!

Oltre allo spensierato impiegato, forse stimolato da una insana curiosità (senza immaginare complotti e/o peggio), chiedo comunque una chiara doverosa punizione al direttore della, peraltro, piccola filiale pugliese per la scarsa o mancata vigilanza (direttore che dovrebbe conoscere giornalmente le anomalie dei dipendenti), il capo area, i famosi e “terribili” ispettori. E poi, se posso, la grande nostra protettrice Banca d’Italia onusta di gloria e onore che arriva buona e ultima dopo l’esposto di un cliente osservato speciale.

Santo cielo, ma siamo così mal messi? Personale ben pagato, dirigenti al massimo, esplodenti stipendi milionari agli ad, e il sistema presenta buchi tremendi? L’istituto di credito deve scusarsi con tutti i correntisti (dagli importanti Meloni, Emiliano e pure me meschinella!), dare spiegazioni certe perché i tempi di intervento nel bloccare le spiate sono state terribilmente lunghe – mesi e non giorni – indicare le criticità del sistema di controllo (vale anche per tutte le altre banche) e assicurarci sugli interventi per la sicurezza: nel caso di un aiuto chiedere a Musk, che passa per un simpatico bricconcello ma è astuto e pure bravo e conosce sicuramente qualche sistema per non farsi rubare dati dall’ultimo modesto impiegato delle banche. Ne facciamo un film?

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