CENTRODESTRA

Tav, Forza Italia spara a salve per non urtare la Lega

Gli esponenti berlusconiani respingono l'invito a una manifestazione comune di tutti i parlamentari, senza simboli di partito, in difesa della Torino-Lione. Ubbidiscono al diktat dello stato maggiore salviniano. Ci pensano gli imprenditori: lunedì iniziativa di Confindustria Piemonte

Sulla Tav, la pattuglia parlamentare piemontese di Forza Italia tira il lato B indietro. E in questo caso, ovviamente l’iniziale non è quella del Cav, ma rende l’idea di quell’armiamoci e partite all’insegna di quella che pare un’indipendenza dalla Lega, interpretata secondo Matteo. Tutto si consuma in conciliaboli e comunicazioni tra gli eletti in Piemonte nel Pd e i colleghi corregionali degli altri partiti (ovviamente non i Cinquestelle), dopo il delinearsi sempre più chiara la linea del Governo contro la Torino-Lione e la stessa mobilitazione annunciata da Sergio Chiamparino entro settembre in cui “far risuonare chiare e forti le voci della società piemontese a favore dell’opera”. L’idea dei parlamentari dem è quella di una manifestazione in tempi rapidissimi, senza simboli di partito, che veda tutti gli eletti a favore della Tav uniti nel difendere la grande opera.

Sulla carta gli azzurri dovrebbero essere d’accordo senza se e senza ma: hanno sempre difeso la linea ferroviaria e continuano a farlo, però quando si tratta di concordare un’azione comune, senza che nessuno se la intesti politicamente, incominciano i se, i ma, che alla fine saranno un no. “Sentiamo cosa dice la Lega” è la frase che ricorre tra la formazione azzurra piemontese che, inevitabilmente, finisce con l’apparire e probabilmente essere sempre più legata, se non succube dell’alleato alle elezioni che adesso è alleato con quei Cinquestelle contro i quali i forzisti non mancano di scagliarsi per contestare le scelte del Governo, come se non ne facesse parte anche la Lega.

Quella Lega che continua a proclamare la tenuta dell’alleanza storica per le regionali di un altr’anno e, forse, così tante cose si spiegano. Compreso il rifiuto arrivato alla proposta dei colleghi del Pd che finirà per mandare all’aria l’iniziativa. O meglio farla raccogliere, sia pure ovviamente con diversa veste e peso, dall’Unione Industriali di Torino, già lunedì prossimo anche se i dettagli ancora non si conoscono.

Si conosce invece il pensiero degli industriali, che lo esternano con durezza in una nota: “Siamo allibiti di fronte valzer di posizioni in merito al futuro della Tav che ha avuto luogo in questi giorni, portato avanti dagli esponenti dell'esecutivo. Siamo fortemente preoccupati dall'inquietante piega che sta prendendo la situazione, a fronte anche delle ultime dichiarazioni attribuite al presidente del consiglio,Giuseppe Conte, il quale vorrebbe imporre uno stop al progetto”, scrive il presidente dell’Unione Industriali di Torino, Dario Gallina che lunedì, insieme al suo omologo di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli e ai vertici di Ance Piemonte, Collegio Costruttori di Torino e Associazione Impiantisti di Torino parteciperà alla conferenza stampa che si terrà in via Fanti alle 13 "a sostegno dell'opera e per evitare la marginalizzazione del Pimonte e far sentire la nostra voce affinchè lo sviluppo economico del nostro Paese non sia frutto di ricatti politici a spese del nostro tessuto produttivo", come si legge in una nota dell'associazione datoriale piemontese.

“Bloccare l’opera per il nostro territorio e il nostro Paese sarebbe una disgrazia, un gesto autolesionistico che condurrebbe a un progressivo e inevitabile isolamento del Nord Ovest, a sostenere dei costi scandalosi in quanto inutili, oltre che a una sempre più drammatica perdita di credibilità a livello internazionale” aggiunge Gallina, spiegando che “è perfino imbarazzante dover continuare a ripetere le ragioni in favore del collegamento ferroviario Torino-Lione”.

Diverso, ma pur sempre imbarazzo, quello tra i parlamentari piemontesi di Forza Italia nella non comoda né ammirevole posizione di dover difendere la Tav, attaccare il Governo, ma guardarsi dal non rischiare di irritare Matteo Salvini e i suoi. Raccontano di un Gilberto Pichetto con il piede sul freno non appena i piddini hanno messo in moto. E la stessa Claudia Porchietto, da sempre durissima contro ogni ipotesi di messa in discussione della Tav, parlerà con una nota insieme ai colleghi Diego Sozzani e Carlo Giacometto in cui si afferma come “le nostre preoccupazioni trovano oggettive conferme. Le grandi opere, a partire dalla Tav, secondo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e secondo il Movimento 5 stelle non sono più di interesse nazionale e, comunque, i risultati delle analisi e delle valutazioni dei costi-benefici per la loro realizzazione e per il loro completamento non si avranno prima del prossimo autunno. In poche parole - scrivono i tre deputati -il governo prende tempo e a quanto si apprende il vice premier Di Maio è pronto a bloccare la Tav con un intervento legislativo”.

La definiscono “una presa di posizione inaccettabile, oscurantista, contro il progresso e contro la crescita, che renderebbe il Piemonte, e con esso tutto il Paese, marginale in Europa. Per Forza Italia le infrastrutture sono fondamentali per lo sviluppo del Paese e per il rilancio della nostra economia. Basta prese in giro, il governo dia risposte serie e concrete".

Sì, il Governo di cui Salvini è vicepremier e la pattuglia leghista non è certo né esigua, né messa in un angolo dai Cinquestelle. Ma per Forza Italia l’esecutivo va attaccato evitando di colpire con fuoco amico, l’amico che è meglio non irritare, figuriamoci sparargli contro.

“Un errore subordinare l’appartenenza politica rispetto a una chiara espressione a favore della Tav” sostiene il deputato Enrico Borghi del Pd, uno di quelli insieme a Davide Gariglio che hanno lavorato l’intera mattinata per cercare di mettere in piedi il fronte trasversale dei parlamentari piemontesi. Si riferisce ovviamente al no di Forza Italia, rifugiatasi all’ombra dell’iniziativa degli industriali (meno compromettente agli occhi della Lega). L'ex segretario piemontese del Pd, mentre affila le armi in attesa di giovedì, quando affronterà di petto in Commissione Trasporti della Camera il ministro Toninelli, pronuncia parole poco lusinghiere sullo scarso coraggio dei colleghi berlusconiani.

“E ancor più sbagliato mettere i tatticismi di corto respiro davanti alla gravità di un Governo che sta per farci fare una clamorosa figuraccia internazionale, oltre che isolare il Piemonte e Torino rendendoli marginali . Questo  è il momento di schierarsi, il Piemonte e l’Italia – sferza Borghi – pagherebbero a caro prezzo il ponziopilatismo della classe dirigente”.

Pesci in barile a Roma, squali a Torino, gli azzurri. Non certo sincrona con la posizione dei parlamentari, quella del gruppo regionale: “Dopo l'ennesima capriola del Governo che per bocca di Conte e Toninelli a giorni alterni stoppano definitivamente la realizzazione della Tav non c'è che augurarsi che si metta presto la parola fine a questo Governo che sta facendo diventare l'Italia un Paese da operetta" dice il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Lascaris,Andrea Fluttero.

Va giù gobbo e rincara la dose chiedendosi "quale credibilità possono avere le parole pronunciate da un pseudo presidente del Consiglio, prestanome di Di Maio e Salvini, e da un ministro come Toninelli che passa ogni giorno dal No Tav al Sì Tav come un tergicristalli?". Fluttero parla di un “un governo di compromesso, non legittimato da un chiaro voto popolare, che non si se durerà cinque settimane o cinque mesi” e giudica “grottesco che possa decidere su un'opera che coinvolge le prospettive di crescita e sviluppo più grandi di una Valle e di un Paese”. A qualcuno dei suoi corregionali colleghi di partito a Montecitorio e Palazzo Madama, fischieranno le orecchie. E, soprattutto, trilleranno i telefonini. I numeri sono i soliti della rubrica alla voce Lega.

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