VERSO IL 2019

Aut aut della Lega a Forza Italia "Scelga da che parte stare"

Molinari: "Se continuano ad attaccarci e mettere in dubbio la nostra lealtà siamo pronti a correre da soli". Centrodestra in fiamme, in campo i pompieri. Cirio: "Fiducia in Salvini, leader della nostra coalizione". Giacometto: "Prima l'agenda politica"

“È un problema loro, non nostro”, taglia corto il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari nell’altra sua veste, quella di segretario della Lega in Piemonte. Loro sono quelli di Forza Italia, parlamentari in testa, che il partito di Matteo Salvini può ormai permettersi di trattare come passeggeri di un autobus titubanti se salire e non parlare al conducente o restare con un piede a terra chiedendo conferma del percorso. O salite o noi partiamo lo stesso, han fatto sapere dal Carroccio prefigurando una corsa in solitaria alle regionali della prossima primavera, proprio dal loro plenipotenziario piemontese. Che, adesso, all’alleato figlio di un dio minore, reso tale dall’ultimo voto di marzo e ancor più dai sondaggi recenti, manda a dire che se tra di loro c’è, come c’è, qualcuno a cui va di continuare ad attaccare il Governo un giorno sì e l’altro pure e di mettere in dubbio la lealtà del Carroccio al centrodestra, allora “è meglio che si chiariscano”.

Un chiarimento che sa tanto di aut aut: o tutti gli azzurri si fidano (ciecamente) delle rassicurazioni sulla tenuta della coalizione di centrodestra, non sollevano perplessità su possibili contratti con i Cinquestelle in versione regionale, la smettono di criticare l’esecutivo colpendo la Lega così come di “ammiccare a Sergio Chiamparino e ai suoi appelli ai moderati”, oppure quella che Molinari conferma come ipotesi numero uno, lascerà il posto alla numero due: il Carroccio si presenterà da solo per riconquistare il Piemonte. Dice Molinari che “alcune prese di posizione contro il Governo ci hanno lasciati perplessi”. In realtà li hanno fatti irritare non poco. Inutile girarci attorno: le esternazioni della deputata Claudia Porchietto e i suoi dubbi sull’atteggiamento della Lega e le sempre più evidenti certezze del rapporto tra Salvini e Luigi Di Maio non sono state prese affatto bene, oltre ad aver fatto fibrillare chi tra i berluscones sarebbe pronto perfino ad agitare il ventaglio che non si sa mai che il caldo faccia innervosire Matteo.

Poi magari capita anche l’imponderabile, come successo al cantiere della Tav: il più (filo)leghista degli azzurri piemontesi, l’europarlamentare Alberto Cirio organizza la visita al cantiere del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, “per rafforzare la posizione della Lega nel Governo sulla grande opera” ribadisce lui. Ma a Chiomonte arriva anche Chiamparino e il messaggio a Palazzo Chigi non è morbido da nessuno dei due. Risultato: i vertici del Carroccio vanno su tutte le furie, non digeriscono le foto dei due presidenti insieme, se la legano al dito come avevano già fatto per la vicenda dell’Asti-Cuneo.  

Quasi un autogol per Cirio, papabile alla presidenza della Regione, filo diretto con il governatore della Liguria Giovanni Toti e, per mille ragioni, candidato ideale alla successione di Chiamparino agli occhi della Lega che ragiona ovviamente da azionista di maggioranza. “In Piemonte ci presenteremo uniti. Se qualcuno vorrà fare altre scelte le farà senza il simbolo di Forza Italia” avverte l’europarlamentare con l’estintore in mano.

La sfida, ragiona Carlo Giacometto, matricola parlamentare ma dirigente forzista di lungo corso, è sulla leadership piemontese, riportando la questione sul piano locale. “Ogni competizione ha le sue regole, quella regionale prevede l’elezione di un presidente. Per questo motivo credo più logico puntare a individuare chi ha le maggiori chance di vittoria. A partire dalle priorità dell’agenda politica (sanità, trasporti e infrastrutture, autonomia fiscale, sistema produttivo) e dalla composizione della squadra di gopverno da proporre ai piemontesi”. Le alchimie, insomma, “vengono dopo”.

“Non capisco tanta agitazione da parte di qualcuno – dichiara Cirio guardando in casa sua –. Non vedo nulla di preoccupante all’orizzonte e Forza Italia deve stare a casa sua nel centrodestra. Piuttosto c’è qualcuno nel nostro partito che vuole immaginare una disponibilità a ragionamenti diversi. Io di certo non sono tra quelli. Salvini rimane il leader della coalizione in cui mi riconosco”. Sul fatto che la Lega “resterà nel centrodestra” Cirio è pronto a mettere la mano sul fuoco.

L’unico che rimarrebbe acceso visti i tanti pompieri azzurri pronti a spegnere anche il più piccolo focolaio di critica, a gettare acqua sull’accendersi di una perplessità davanti alla ribadita (da Salvini in primis) ottima intesa con i grillini e alla conseguente ipotesi di dover scendere dalla bicicletta, anche se ormai da gregario. Il Capitano sa di poter correre da solo e glielo ha pure detto. E il grosso del gruppo azzurro piemontese, guardando al traguardo di piazza Castello, silenzio, testa bassa e pedalare.

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