WELFARE

Reddito di cittadinanza è "fuffa" senza politiche attive del lavoro

L'affondo della Regione Piemonte nel giorno della presentazione del Buono nidi. L'assessore Pentenero: "Una misura meramente assistenziale se non potenziamo i centri per l'impiego"

“Senza le politiche di reinserimento nel mondo del lavoro, il reddito di cittadinanza è fuffa”. L’affondo è dell’assessore al Lavoro della Regione Piemonte Gianna Pentenero che già in passato aveva fatto risuonare un campanello d’allarme su una riforma che rischia di nascere monca. “Per quanto ci riguarda la macchina è pronta – afferma Pentenero – ma abbiamo bisogno del carburante per andare avanti. Senza un’intesa con le Regioni sulle politiche attive, a cominciare dalle modalità di potenziamento dei Centri per l’impiego, rischiamo che il tutto si risolva a una fuffa”.

Il timore delle Regioni, cui è demandato il compito del reinserimento al lavoro, è che il governo porti avanti solo la parte della nuova legge relativa all’erogazione dell’assegno, quella più assistenziale ed elettoralmente più efficace. “Se partono le misure per potenziare i centri per l’impiego – sottolinea Pentenero – siamo pronti a mettere in campo tutti quegli strumenti che consentano alle persone di intraprendere un percorso lavorativo che permetta loro di uscire da una condizione assistenziale, ma la risposta non possono essere i 6mila navigator che hanno carattere di precarietà e sono senza formazione specifica”. “Solo determinando una modalità chiara con la quale andare a occuparci delle persone possiamo immaginare di dare risposte serie se, invece, si mettono in campo solo misure che hanno un carattere tampone – conclude – corriamo il rischio che la seconda parte del reddito di cittadinanza non sia propulsiva di un cambiamento ma attivi solo politiche assistenziali”.

L’intervento di Pentenero è a margine della presentazione in Regione del Buono nidi. Una misura grazie alla quale dal prossimo anno scolastico le famiglie potranno contare su un contributo regionale tra i 50 e 70 euro al mese per sostenere le spese per le rette degli asili. Un provvedimento per incentivare la domanda di servizi per la prima infanzia, in calo anche per effetto della crisi, e al tempo stesso sostenere l’occupazione femminile, rafforzando la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Il Bonus nidi è finanziato grazie alle risorse del Fondo sociale europeo con uno stanziamento di 5,5 milioni di euro per il 2019-2020 e viene assegnato tramite i Comuni alle famiglie residenti in Piemonte con Isee non superiore a 15 mila euro, che ne facciano richiesta.

“È importante – ha dichiarato il governatore Chiamparino – che, grazie a questo provvedimento, dal prossimo anno scolastico circa 8-10 mila bimbi piemontesi tra i 3 mesi e i 3 anni possano accedere gratis o a costi decisamente ridotti ai servizi per la prima infanzia. Per molte famiglie la retta sarà meno cara e altre, che finora hanno rinunciato per il costo troppo alto, potranno finalmente utilizzare l’asilo nido”. “In Piemonte – ha aggiunto Pentenero – l’indice di copertura dei servizi per la prima infanzia è pari al 32,6 per cento, sostanzialmente in linea con l’obiettivo europeo del 33% entro il 2020. Tuttavia, il calo demografico da una parte, la crisi economica dall'altra hanno fatto sì che circa il 15% dei posti disponibili negli asili piemontesi non siano occupati. Con il Buono nidi ci proponiamo di contribuire a colmare questo gap, allargando la platea di bambini e famiglie che si rivolgono ai servizi a titolarità comunale”.

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