POLITICA & SANITA'

Aifa, Saitta in congelatore

La ministra Grillo stoppa il decreto di nomina al vertice dell'Agenzia del farmaco. Si attende la decadenza dall'incarico di assessore per dare il via libera. Così dopo le urne si salvano apparenze e forma: in 24 ore il politico diventa tecnico

Altolà della ministra Giulia Grillo ad Antonio Saitta, già pronto con il trolley per il suo nuovo incarico di presidente dell’Aifa. La titolare grillina del dicastero della Salute ha bloccato un iter che ormai era dato pressochè concluso, mancando solo il sigillo ministeriale a quella nomina decisa dalle Regioni e sulla quale la Grillo non aveva sollevato alcuna obiezione.

Cosa che, a quanto trapela da ambienti ministeriali, non farà neppure ora nei confronti dell’assessore regionale indicato alla presidenza dell’importante Agenzia italiana del farmaco. Nulla di personale, insomma. Tuttavia se, come tutto lascia supporre, quello di Saitta sarà un insediamento ritardato ciò troverebbe ragione nella volontà della Grillo di non procedere alla nomina di un politico. Contravvenendo a una prassi consolidata, infatti, la Conferenza delle Regione presieduta dal governatore emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini aveva indicato una figura politica, com’è quella di Saitta, e non tecnica. Non solo: dalle Regioni, per la prima volta, al ministero era stato inviato un nome secco e non, come d’uso, una terna.

Forzature che, visto anche il clima che in queste settimane contraddistingue il rapporto con l’alleato leghista (al governo di quasi tutte le Regioni del Nord), la ministra non avrebbe inteso lasciar passare senza neppure dare un segnale. E questo è arrivato, con lo stop alla nomina di Saitta. Sempre secondo fonti del ministero, la Grillo sarebbe intenzionata a nominare l’assessore piemontese solo quando questi non sarà più tale e, quindi, potrebbe essere catalogato come tecnico e non come politico.

Se non sarà il 27 maggio, probabilmente il via libera con sigillo ministeriale arriverà comunque in quei giorni successivi alle elezioni. Un lasso di tempo tutto sommato breve, anche se nessuno può escludere che dopo il risultato elettorale l’idea del ministro e del suo partito possa ancora cambiare.

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