CAMPANILE SERA

Venaria, ore contate per il sindaco grillino

Falcone rischia di perdere definitivamente la maggioranza. Questa sera è saltato di nuovo il Consiglio comunale e il primo cittadino chiede l'espulsione dal M5s di quattro consiglieri. E l'opposizione cerca un escamotage per farlo cadere

Siamo allo showdown. Potrebbe essere questione di giorni prima che il sindaco grillino Roberto Falcone sia costretto a rassegnare le dimissioni, decretando il tracollo della giunta di Venaria Reale, popoloso centro dell’hinterland di Torino e sede della celebre reggia. Non sembrano più esserci spazi di ricomposizione all’interno della sua maggioranza dopo che questa sera è saltato per l’ennesima volta il Consiglio comunale a causa dell’assenza “strategica” di quattro consiglieri pentastellati ormai da tempo in rotta con questa amministrazione. Si tratta di Andrea Accorsi (attuale presidente del Consiglio), Rosa Antico, Luca Stasi e Giovanni Battafarano. È lo stesso Falcone a fare i loro nomi in un post di denuncia su facebook nel quale chiede la loro testa e cioè l’espulsione dal gruppo del Movimento 5 stelle.

Per il primo cittadino la loro assenza costituisce “un comportamento indegno per un eletto del Movimento 5 stelle. Essendo un atteggiamento reiterato, da vecchia politica, e profondamente contrario ai valori del Movimento – prosegue Falcone – nelle prossime ore gestiremo la loro esclusione dal gruppo di maggioranza”. Se effettivamente questo proposito dovesse trovare applicazione il sindaco perderebbe definitivamente i numeri per rimanere in sella: il gruppo grillino passerebbe dagli attuali 16 esponenti a 12 su 25 e non sarebbe più in grado di approvare i provvedimenti della giunta. C’è chi racconta nelle ultime ore di un estremo tentativo di Falcone di recuperare qualche esponente della minoranza, ma a quanto pare con scarsi risultati. Anzi c’è già chi si sta attrezzando per accelerare i tempi della caduta, magari trovando 14 consiglieri disposti a dimettersi contemporaneamente facendo decadere l’amministrazione.

Due variazioni di bilancio sono state il casus belli, la fatidica goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma i veri nodi irrisolti sono altri e li elenca Salvino Ippolito, consigliere comunale d’opposizione, già candidato a sindaco, quattro anni fa, contro Falcone a capo di una coalizione di centrosinistra: “L’ospedale di Venaria è finito ma non può essere aperto perché il Comune non ha ancora sistemato la viabilità, cioè manca la strada per arrivarci – dice Ippolito, che poi prosegue con il suo cahier de doléances –: abbiamo due cimiteri distrutti, senza più un loculo, i conti della città sono scassati e chi arriverà dopo si ritroverà a fare l’esattore delle tasse”. Falcone venne eletto nel 2015 e fu tra i primissimi sindaci grillini d’Italia; in Piemonte fu lui a fare da apripista a Chiara Appendino, che un anno dopo avrebbe trionfato nella rossa Torino. A distanza di quattro anni quel sogno di tanti si è ormai da tempo trasformato in un incubo. Lui di dimettersi non ha alcuna intenzione, almeno per ora; i rapporti con un pezzo della sua maggioranza sono però talmente logorati che è pressoché impossibile pensare a una ricomposizione. C’è la possibilità di provare a tirare a campare fino all’estate e poi navigare a vista verso le urne del 2020, alla scadenza naturale del mandato. Ce la farà?

print_icon