SISTEMA TORINO

Mattioli vicepresidente di Cirio, Confindustria seduce la Lega

L'imprenditrice torinese, numero due di Boccia e della Compagnia di San Paolo, avrebbe dato la propria disponibilità a entrare nella nuova giunta di centrodestra della Regione. Con le deleghe pesanti alle Attività produttive e fondi europei

La numero due di Confindustria nazionale alla vicepresidenza della Regione, con un pacchetto di deleghe che comprenderebbe, naturalmente, quella alle Attività Produttive. Licia Mattioli è l’asso che la Lega avrebbe voluto tenere nella manica almeno fino a domani quando il segretario regionale Riccardo Molinari pare che lo avrebbe comunicato al governatore Alberto Cirio. Questo è quanto sta circolando tra i maggiorenti della politica subalpina. Il neogovernatore, infatti, sarebbe stato tenuto del tutto all’oscuro dell’operazione maturata a Torino, ma con assai probabili interventi sia lombardi sia romani. Un segreto non più tale da pochissime ore: da tanto, infatti, la notizia con tutta la sua esplosività è arrivata al presidente di una giunta in cui il Carroccio avrebbe intenzione di piazzare, con il ruolo di maggior importanza subito dopo quello di Cirio, l’imprenditrice torinese il cui nome, in passato, era stato addirittura fatto come quello di un possibile successore di Sergio Chiamparino quando l’ex presidente non aveva ancora sciolto la riserva sulla sua candidatura. Il tutto secondo il tradizionale stile dell'establishment casalingo: destra o sinistra pari sono, si chiama società civile no?

Classe 1967, imprenditrice nel settore della gioielleria, un passato al vertice dell’Unione Industriale di Torino e poi il grande balzo prima a fianco di Giorgio Squinzi e poi di Vincenzo Boccia in viale Astronomia con la delega all’internazionalizzazione, una poltrona, sempre da numero due, nel board della Compagnia di San Paolo, Mattioli non ha mai negato con decisione un suo futuro in politica pur non esponendosi mai con nettezza a favore di questo o quel partito. Buoni rapporti con la sindaca di Torino Chiara Appendino, altrettanti con l’ex presidente Chiamparino, ma evidentemente anche una stima guadagnata sul fronte del centrodestra di matrice leghista. E una tanto legittima quanto innegabile ambizione che, forse, potrebbero portarla ad accettare quella proposta che non è affatto escluso il Carroccio le abbia già fatto, all’oscuro di Cirio. Al momento si dovrebbe dire si tratti solo di rumors, ma le reazioni a partire da quella di naturale sopresa del governatore, inducono a ritenere che si tratti di ben altro e che le manovre, coperte dal più rigoroso riserbo, condotte dalla Lega siano arrivate molto avanti.

Un colpo tanto politicamente e mediaticamente eclatante, quanto inatteso. Tanto più se non si tralascia l’aspetto forse più rilevante di questa possibile candidatura: il pescare da parte della Lega di Matteo Salvini proprio ai vertici di Confindustria. Una mossa, anche per questo, capace di scompaginare molti schemi fino ad oggi abbastanza definiti nella squadra di governo del Piemonte, ma anche – nel caso tutto fosse confermato – l’ingresso al fianco di Cirio di una figura, per ruolo ma non meno per temperamento, in grado di far spesso mutare direzione di riflettori naturalmente puntati sul presidente. Anche in questo non è difficile intravvedere il disegno egemonico del Carroccio sul Piemonte preannunciato da Salvini al momento dell’investitura dell’azzurro a presidente con quell’eloquente “intanto il Piemonte ce lo prediamo noi”. Magari anche passando per viale Astronomia, senza farsi vedere dal governatore.

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