ECONOMIA DOMESTICA

La "fuga" fiscale di Fca e Exor,  "un danno rilevante per l'Italia"

L'Antitrust censura il comportamento degli Agnelli-Elkann che hanno trasferito le sedi a Londra e in Olanda. Il dumping realizzato da alcuni Stati Ue porta ad un aggravio di imposte per le aziende che mostrano un "comportamento lodevolmente etico"

Il recente trasferimento della sede fiscale di Fca a Londra e della sede legale e fiscale in Olanda della società controllante, Exor, ha provocato “un rilevante danno economico per le entrate dello Stato”. Roberto Rustichelli, da qualche mese presidente dell’Antitrust punta il dito sul caso del gruppo automobilistico nato a Torino che cita come “quella che era la principale azienda automobilistica italiana” per lamentare la penalizzazione che subisce l’Italia dalla concorrenza fiscale all’interno della Ue. Il magistrato faentino cita anche, nel successivo passaggio della sua prima relazione annuale, “la proprietà” delle grandi imprese italiane che mantiene “comportamenti fiscali lodevolmente etici nei confronti del nostro Paese” pur subendo “un grave svantaggio competitivo”.

Per rendersi conto di ciò che lamenta Rustichelli basta dare un’occhiata all’ultimo bilancio. Durante l’esercizio 2018 Fca ha registrato un Ebit adjusted, ossia un utile prima di tasse e imposte, di 6.738 milioni. Togliendo 1.574 milioni di svalutazioni e 1.056 milioni di interessi si arriva a un totale di 4.108 milioni su cui la casa che fu italiana ha pagato imposte sul reddito per 778 milioni con un’incidenza di tax rate del 18,94%. Quasi tre volte di più il tax rate di Eni nello stesso anno, pari al 54% in aumento del 3,2% su base annuale.

Durante la presentazione della relazione – nella Sala della Regina, a Montecitorio – Il magistrato evidenzia il suo attaccamento alla “nostra casa comune” europea e l’utilità che ne deriva per la tutela del consumatore: “L’appartenenza all’Unione europea – ha detto – è l’unico modo che abbiamo per rispondere alle sfide poste dalla globalizzazione dei mercati, dalla tecnologia, dai nuovi equilibri geopolitici e commerciali”. Nell’area però, nonostante i “vantaggi indiscussi”, mercato e concorrenza non godono più del favore del passato e sono attualmente sottoposti a crescenti critiche. Come muoversi? Rustichelli chiama in causa sia Bruxelles sia i governi nazionali che “possono e devono fare di più a partire dal rimuovere quelle asimmetrie e distorsioni competitive che gli impediscono di funzionare correttamente a beneficio di tutti”. Il dumping fiscale realizzato da alcuni Stati membri confligge con i valori fondanti dell’Ue e porta ad un aggravio di imposte per le aziende che mostrano un “comportamento lodevolmente etico” sul piano fiscale e per i cittadini. L’Italia, osserva il magistrato, è uno dei Paesi più penalizzati dalla concorrenza fiscale: si stima un danno annuale tra i 5 e gli 8 miliardi di dollari.

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