ECONOMIA DOMESTICA

Fine corsa per l'auto elettrica made in Canavese

Chiude Blue Car di Bairo. Il Gruppo Bollorè comunica la cessazione dell'attività. Quasi 50 lavoratori a casa. Una beffa proprio mentre la politica dice di scommettere su questa produzione per il futuro. Chiarle (Fim): "Intervengano Cirio e Appendino"

Mentre a Torino la politica discetta di auto ecologiche e treni superveloci a levitazione magnetica, il Piemonte è a un passo dal perdere l’unico stabilimento in cui si producono vetture elettriche. La Blue Car ha comunicato oggi la cessazione dell’attività produttiva del sito di Bairo, nel Canavese, dove attualmente sono impiegati 47 lavoratori cui non resta che completare la realizzazione delle ultime 200 vetture ancora previste dal piano. “Dove sono Cirio e il suo assessore al Lavoro?” attacca il numero uno della Cisl di Torino Claudio Chiarle. “Stanno perdendo l’unica, per ora, produzione di auto elettriche” prosegue il sindacalista. E poi chiede alla “nuova politica di non ripetere pappagallescamente ciò che già sappiamo sul futuro dell’auto ma di avere una politica industriale attiva e non a posteriori”.

A Bairo è in corso la produzione dell’auto elettrica per il car sharing di Pininfarina che ha un contratto di affitto di ramo d’azienda con il Gruppo Bollorè, relativo allo stabilimento canavesano. Il contratto ha termine il 31 dicembre 2022 ma può essere rescisso tre anni prima della scadenza. E infatti lo stabilimento resterà attivo fino alla fine dell’anno per completare la commessa di Singapore, ma avendo appena perso Parigi il lavoro ormai scarseggia. La Pininfarina resta proprietaria del sito ed è proprio a lei che i sindacati si rivolgono per riassorbire i dipendenti distaccati quando iniziò il progetto: "Chiediamo a Pininfarina di farsi carico dei lavoratori".

“Un’altra sassata all’economia del nostro territorio. Continuano a chiudere le aziende, continua l’uso degli ammortizzatori sociali e il settore dell’automotive è in stato comatoso”, commenta il segretario generale della Fiom Cgil di Torino, Edi Lazzi. “Perdere ciò che si ha non è certo un buon segnale, ci stiamo avvitando in una spirale senza fondo. Non abbiamo più tempo: chiediamo alle istituzioni di convocare urgentemente un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e le associazioni delle imprese per fare il punto della situazione e decidere insieme cosa è necessario fare per intervenire, ognuno per il ruolo che ricopre, per fermare una crisi che rischia di essere irreversibile”.

“La Regione Piemonte farà la sua parte”, assicura l’assessore al Lavoro, Elena Chiorino. “Abbiamo appreso in queste ore la situazione e, in accordo con il presidente Cirio, mi sono immediatamente attivata per approfondire quanto sta avvenendo. Convocheremo nel più breve tempo possibile un tavolo di confronto fra associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali. Non solo per questo caso concreto, ma anche più in generale per l’automotive piemontese, una realtà da difendere per l’alto contenuto di innovazione, che deve rimanere torinese. L’automotive elettrica è avamposto di tecnologia, un segmento essenziale della nostra identità industriale e per difenderlo è necessaria la massima concordia e un rinnovato patto sociale ed economico”. Infine una stoccata alle organizzazioni sindacali: “Curioso – conclude l’assessore – che chi fa il sindacalista da vent’anni accusi chi è al governo da venti giorni. Comunque sia, la Regione le idee sulle politiche industriali le ha chiare ed è al lavoro dal primo giorno. Invito tutti ad abbandonare ogni polemica, soprattutto se strumentale, e ad unire le forze della produzione, del lavoro e della politica, mettendo in campo tutte le energie per difendere produzione e occupazione piemontese”.

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