Piemontesi emigrano per curarsi, alla Regione costano 46 milioni
Aumentano i costi della mobilità sanitaria per il Piemonte, segnale di un sistema che arranca e che necessita di investimenti e centri d'eccellenza. Tra le principali mete ci sono Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna - DOCUMENTO
Sarà pure una sanità eccellente quella del Piemonte, come i governanti di ogni colore tendono ad accreditare quando occupano gli uffici di corso Regina Margherita, eppure tanti piemontesi continuano a preferire ospedali e strutture fuori dalla regione per curarsi. È quanto emerge nel report della Fondazione Gimbe sulla mobilità sanitaria che per il Piemonte offre un saldo negativo per 46.482.75 euro. Una cifra frutto del quoziente tra crediti – cioè le risorse che la Regione incassa per i forestieri che scelgono i nosocomi piemontesi – e i debiti, generati invece del processo inverso. In Piemonte i crediti ammontano a 238.431.764 milioni a fronte di 284.915.516 euro.
I dati sono relativi al 2017 e ancora una volta fotografano un’Italia a due velocità, con le regioni del Nord che attraggono pazienti da tutta la Penisola grazie ai loro centri d’eccellenza, ospitando i tanti cittadini del Sud che per curarsi scelgono di migrare. In mezzo si classifica il Piemonte, penultimo tra le regioni settentrionali: dietro anni-luce rispetto alla Lombardia che ha potuto contare nel 2017 su un saldo positivo per oltre 804 milioni, o al Veneto (+138 milioni), o all’Emilia Romagna (+302 milioni). Alle spalle del Piemonte solo la Liguria su cui grava un saldo negativo di 74,6 milioni. Ben più disastrata appare la situazione man mano che si scende oltre la linea del Tevere: Campania -323 milioni, Calabria -278 milioni, Sicilia -237 milioni.
A preoccupare, per il Piemonte, è un trend che vede la situazione aggravarsi rispetto all’anno precedente, il 2016, quando il saldo della mobilità sanitaria era negativo per 29,2 milioni. Questo vuol dire che sono aumentati i costi per le cure dei piemontesi fuori regione.
