GIALLOROSSI

M5s: nessun pregiudizio sul Pd

Il presidente grillino del Consiglio comunale di Torino Sicari apre a un'alleanza con i dem per il nuovo esecutivo. Dopo Salvini "va bene un governo con chiunque altro". Ma la base è in subbuglio e parla di tradimento. "Contano gli interessi del Paese"

Dopo Matteo Salvini va bene “un governo con chiunque altro”. La mette giù così, pane e salame, il presidente del Consiglio comunale di Torino Francesco Sicari, grillino dell’ala lealista di Chiara Appendino e Luigi Di Maio, soprattutto da quando i destini dei due si sono indissolubilmente intrecciati negli ultimi mesi attraverso dichiarazioni e atti nel solco del mutuo soccorso. E così con il nuovo esecutivo giallorosso ormai alle porte arriva anche il via libera di colui che siede sullo scranno più alto di quella Sala Rossa che è stata per tre anni arena di scontri e attacchi reciproci tra maggioranza pentastellata e la minoranza di centrosinistra guidata dal Pd e dal suo capogruppo Stefano Lo Russo.

“Quando ho accettato questo Governo è stato prevalentemente perché nel leggere il contratto di Governo, sono giunto personalmente alla conclusione che in quel contratto c’erano cose davvero importanti per il nostro Paese. Oggi, senza pregiudizi di alcun tipo, mi sento tranquillo nel dire che mi andrebbe bene un Governo con chiunque altro, sia Pd o altre forze politiche. Le alleanze su punti specifici sono un bene. Il male sono invece le alleanze con carta bianca sulle cose”. Il pensiero è affidato a un post su facebook, qualche precisazione ai commenti sottostanti. Secondo il numero uno dell’aula non ci sono però alternative possibili all’attuale premier: “assolutamente Conte presidente o meglio votare” e poi spiega che “al primo posto metto sempre ed esclusivamente gli interessi del Paese”, “bisogna concordare su pochi punti e farli!” dice Sicari. “Il tempo perso non ritorna – aggiunge – e io non voglio ritrovarmi domani in un paese razzista, che parla con odio di qualsiasi cosa e il tutto condito da un profondo arretramento culturale e scolastico”. Poi conclude sottolineando che “non sarebbe un Governo con il partito di Bibbiano ma con una forza politica all’interno della quale alcuni esponenti hanno sbagliato, proprio come i vecchi alleati dei famosi 49 milioni, mica li abbiamo definiti partito dei 49 ladroni”.

Insomma, da Roma a Torino, la strada sembra ormai segnata e se, come pare molto probabile, Nicola Zingaretti dovesse assumere la carica di vicepremier oltre alle scontate elezioni nel Lazio ci si troverebbe di fronte a una probabile desistenza, uno scenario che non potrebbe non avere qualche ripercussione anche negli equilibri interni del Comune di Torino. A maggior ragione se il Pd dovesse designare in un dicastero strategico del futuro esecutivo Andrea Giorgis, considerato, assieme a Lo Russo, tra i più accreditati candidati in pectore per la poltrona di sindaco nel capoluogo piemontese.

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