LA SACRA RUOTA

Fca, produzione dimezzata

Negli ultimi vent'anni, si è passati da quasi un milione e mezzo di vetture a 670mila. L'allarme della Fiom: "Dal 2007 mai un anno senza cassa a Mirafiori" e i posti di lavoro si sono ridotti del 41 per cento. La 500 elettrica non potrà garantire la piena occupazione - TABELLE

Dal 1999 al 2018 la produzione Fca di auto in Italia si è dimezzata, da 1.410.459 a 670.932 vetture, con un calo del 41 per cento dei posti di lavoro e del 35 per cento delle ore lavorate. In questo contesto Torino “è un buco nero” e la Maserati di Grugliasco “è a rischio”. Le vetture prodotte in Italia, nel decennio 1999-2008, sono state oltre 10 milioni a fronte di 5,6 milioni del decennio successivo. È l’allarme della Fiom che presenterà una ricerca sull’auto, realizzata con la Fondazione Claudio Sabattini, alla Festa torinese, al via giovedì presso la società operaia di Beinasco. Venerdì è atteso il leader Cgil, Maurizio Landini, mentre sabato ci sarà un confronto tra la leader Fiom, Francesca Re David e il presidente di Federmeccanica, Alberto Dal Poz. “L’ultimo anno in cui non c’è stato utilizzo degli ammortizzatori sociali a Mirafiori è stato il 2007 – spiega il segretario della Fiom torinese, Edi Lazzi – e in Piemonte nell'auto si sono persi 18mila posti di lavoro e circa 30mila lavoratori sono coinvolti dalla cassa integrazione. In media lavorano il 65 per cento del tempo”.

A Mirafiori, nel 2006, si producevano 218mila vetture, con sei modelli, e nel 2018 si è arrivati a 43mila unità nell’intero polo dell’auto torinese. La Fiom torinese parla di “punto di non ritorno” e lancia l’allarme sulla possibile chiusura di uno stabilimento nel comprensorio di Torino. Anche l’arrivo della 500 elettrica a Mirafiori, “evento certamente positivo” per l’organizzazione cigiellina, infatti, “non potrà garantire la piena occupazione” dal momento che, ha spiegato Lazzi, “l’obiettivo di vendere 20mila unità sembra essere molto ambizioso per un unico modello commercializzato”. Da qui l’appello a “prendere di petto la situazione e aprire un tavolo di crisi dell’automotive che preveda tutti i soggetti politici, sindacali e istituzionali”.

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Maserati vive un presente estremamente negativo e, come confermano gli ultimi dati di vendita, la crisi è molto più marcata di quanto si potesse immaginare sino a pochi mesi fa. A rimettere le cose nel verso giusto dovrebbe pensarci il nuovo piano industriale, anticipato sul finire dello scorso mese di luglio, che prevede il lancio di ben dieci nuovi modelli tra il 2020 ed il 2023. Attualmente, la produzione si concentra principalmente intorno al “Polo del Lusso” torinese con lo stabilimento di Mirafiori che produce il Levante e lo stabilimento di Grugliasco che produce la Ghibli e la Quattroporte. A completare la gamma del Tridente ci sono le supercar GranTurismo e GranCabrio prodotte a ritmi ridottissimi nello stabilimento di Modena.

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