POLITICA & GIUSTIZIA

Salvini uccel di bosco al processo

Il leader leghista non si è presentato neanche questa mattina alla terza udienza del procedimento in cui è accusato per vilipendio verso la magistratura. Durante il congresso piemontese del 2016 aveva definito i giudici "una schifezza" e "un cancro da estirpare"

Aveva definito “una schifezza” i magistrati che “male amministrano la Giustizia” e, in relazione ad un’inchiesta sulle spese pazze dei consiglieri regionali della Liguria, che vedeva coinvolto il “fratello” Edoardo Rixi, aveva parlato della magistratura come un “cancro da estirpare”. “Qualcuno usa gli stronzi che male amministrano la giustizia. Difenderò qualunque leghista indagato da quella schifezza che si chiama magistratura italiana, che è un cancro da estirpare“, aveva detto senza giri di parole. Di queste affermazioni Matteo Salvini è chiamato a rispondere di “vilipendio” di fronte al Tribunale di Torino su denuncia dell’allora procuratore capo Armando Spataro. Oggi si è conclusa la terza udienza davanti al giudice Roberto Ruscello della Sesta sezione penale. L’ex vicepremier anche in questa occasione non si è fatto vedere. Claudia Eccher, avvocato del Foro di Trento, ha comunque garantito che “il senatore si sottoporrà al vaglio dei giudici e non si avvarrà di alcuna guarentigia o immunità”.

I fatti oggetto del processo, fanno riferimento ad un discorso tenuto nel corso di un Congresso Federale della Lega che si era svolto nel palazzetto di Collegno il 14 febbraio 2016, quando l’ex ministro dell’Interno era europarlamentare. Il giorno successivo Salvini fu iscritto al registro degli indagati e pochi giorni più tardi partì la richiesta di autorizzazione a procedere, concessa dal Ministero (dopo vari solleciti) solo il 9 ottobre del 2018: un lungo lasso di tempo, oltre 2 anni e mezzo, che però non verrà calcolato ai fini della prescrizione.

“Era un congresso politico in cui Salvini parlava al suo popolo, a suoi iscritti. La valenza offensiva delle parole – ha argomentato l’avvocato Eccher – va contestualizzata. Le dichiarazioni contestate di fatto sono legittime critiche ai giudici che fanno anche politica”. Non per nulla il legale avrebbe voluto portare in aula un suo consulente tecnico (Massimo Fanfani, docente di linguistica all’Università di Firenze) per dimostrare la natura inoffensiva e non ingiuriosa delle frasi pronunciate in quell’occasione dal capo leghista. Richiesta che il giudice ha però respinto. In sostanza il processo si gioca tutto sul confine (peraltro neppure troppo sottile) che divide l’insulto dalla libertà di critica. “Con il tempo – spiega l’avvocato Eccher – il linguaggio cambia e ci sono espressioni che perdono la loro carica di offensività. Vorrei anche ricordare che frasi assai più pesanti indirizzate a Salvini sono state considerate accettabili, o veicolate nell’alveo della critica politica, anche in sede giudiziaria”.

La prossima udienza è fissata il 10 dicembre. In quell’occasione verranno mostrati spezzoni di video riportanti i momenti salienti del congresso e sentiti i testi di Procura e difesa, in totale una ventina. Il pm Emilio Gatti tra i vari elementi di prova porterà anche il certificato penale che attesterebbe un vecchio procedimento a carico dell’ex ministro per “dar modo al giudice di valutare la personalità dell’imputato”. Salvini sarà alla sbarra, sempre che “non si presentino nuovi e improrogabili impegni istituzionali”, avverte la Eccher.

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