BENECOMUNISMO

Cavallerizza, "quell'intesa è carta straccia"

Neanche un miracolo potrebbe far terminare i lavori di riqualificazione in sei mesi, per ora non sono neanche stati stanziati i soldi. Intanto il M5s prova a trasformare il sito Unesco in una comune e gli occupanti si mostrano sempre più divisi

È carta straccia il verbale d’intesa” sottoscritto tra il Prefetto, Chiara Appendino e gli occupanti della Cavallerizza. Ne è convinta la capogruppo di DeMA in Sala Rossa Deborah Montalbano che sottolinea come i sei mesi stabiliti per la messa in sicurezza della struttura, dopo l’incendio che ne ha devastato il tetto, sia un tempo del tutto aleatorio. Basti pensare che ancora il Comune di Torino non ha la certezza di ottenere i 5 milioni di finanziamento dal Governo per iniziare i lavori e quei soldi non saranno stanziati finché non verrà approvata la legge di Bilancio che ancora deve passare al vaglio del Parlamento. Solo dopo Palazzo Civico potrà avviare un iter che si preannuncia complesso e tutt’altro che immediato, come ha confermato lo stesso assessore all'Urbanistica Antonino Iaria, secondo cui tra gare pubbliche e lavori per rimettere in sesto la struttura ci vorranno tre anni e tra sei mesi l'unica area disponibile per gli occupanti sarebbe la Sala delle Guardie. Non solo: si tenga conto che il protocollo sottoscritto negli uffici del Prefetto fa esplicitamente riferimento al Regolamento dei Beni Comuni, “che ancora non esiste e che dovrebbe andare in aula lunedì prossimo” come sottolinea il capogruppo Pd Stefano Lo Russo. È quanto emerso oggi durante le commissioni congiunte Bilancio, Urbanistica, Ambiente e Cultura, dove tra un “mea culpa” e un “non so” l’assessore Iaria ha provato a respingere le bordate delle opposizioni.

In discussione c’era la mozione presentata dal consigliere grillino Damiano Carretto (LEGGI) che impegna sindaca e giunta a redigere un piano unitario di riqualificazione che trasformi, nei fatti, la parte della Cavallerizza di proprietà del Comune in una comune, con accesso libero ai cittadini e autogestita secondo un non meglio precisato “uso civico collettivo e urbano”. Inoltre, rispetto al masterplan approvato dalla precedente amministrazione, Carretto chiede che venga eliminata la parte relativa alla realizzazione di un parcheggio interrato. Quanti impegni per chi è stato fermo per tre anni: “Avremmo dovuto approvare una variante urbanistica” riconosce il buon Iaria, mentre il dem Lo Russo fa notare che “senza gli atti i buoni propositi servono a poco e in questa maggioranza si sono fatte tante assemblee e pochi fatti”. Insomma, ha concluso l’esponente Pd “avete lisciato il pelo agli occupanti senza mettere in atto nessun provvedimento in grado di modificare quanto era stato stabilito precedentemente”. Iaria annuisce, abbozza e sfiora il ridicolo quando, a fronte dell’accusa di aver “elevato a rango di interlocutori degli occupanti abusivi di una struttura” risponde che l’intento era invece di “valorizzare i percorsi artistici indipendenti e immetterli così nel vortice della legalità”. Diversa, se non opposta, la posizione del consigliere dei Moderati Silvio Magliano, che sottolinea il paradosso per cui, nella visione grillina della città, “chi occupa ha il diritto di rimanere gratuitamente in uno spazio pubblico, mentre chi vince un bando deve pagare fino all’ultimo centesimo un canone di locazione” e ironizza sulla cosiddetta formula dei beni comuni, con la quale “si prova a giustificare qualsiasi aberrazione”.

Il dubbio che in realtà, una volta usciti dalla Cavallerizza, gli occupanti non ci torneranno più è forte, anche perché non è da escludere che la riqualificazione della struttura si completi dopo la fine del mandato di Appendino. E come si comporterà chi verrà dopo di lei? Questo è uno dei temi che ha diviso le associazioni presenti ieri sera in un’accesissima assemblea in Cavallerizza, durante la quale si è consumato l'ennesimo scontro fra le diverse anime del mondo benecomunista torinese. Un’assemblea “pubblica” che si è presto trasformata in una riunione per soli addetti ai lavori, con la cacciata dei giornalisti presenti ad alzata di mano (alla faccia della democrazia dal basso!). “Abbiamo firmato la nostra morte”, esclama qualcuno, disconoscendo ancora una volta la delegazione guidata dai prof Ugo Mattei e Guido Montanari firmataria dell’accordo di lunedì scorso. I primi attacchi erano volati contro la stessa delegazione, definita frutto di “personalismi” e “non scelta da nessuno”. Durante la discussione, è intervenuta la stessa consigliera Montalbano, che ha ribadito la natura “non democratica” del percorso intrapreso dai delegati e ha ricordato come, contrariamente a quanto sostenuto nel verbale d’intesa siglato lunedì, i lavori di riqualificazione del complesso non termineranno certamente in sei mesi, né tantomeno entro i 18 mesi rimanenti all’amministrazione Appendino, per cui non è sicuro che gli impegni assunti dalla delegazione con la sindaca verranno rispettati da una giunta di diverso colore.

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