GIUSTIZIA

In carcere la pasionaria No Tav

Arrestata Nicoletta Dosio, condannata in via definitiva a un anno ha rifiutato misure alternative alla detenzione. In passato si è resa protagonista di circa duecento "evasioni" dai domiciliari. Per molti è un provvedimento ingiusto e "sproporzionato"

Trascorrerà il Capodanno in carcere Nicoletta Dosio. Il braccio di ferro tra la Procura di Torino e la pasionaria No Tav si è concluso questa sera a Bussoleno, in Val di Susa, dove i carabinieri hanno arrestato la storica esponente della lotta contro la Torino-Lione. Condannata in via definitiva a un anno di reclusione per una manifestazione del 2012 alla barriera di Avigliana dell’autostrada del Frejus, la 73enne non ha chiesto misure alternative. “Non mi pento di nulla. Non ho paura e sarei pronta a occupare di nuovo la strada. Vengano pure”, aveva detto la donna, alle spalle circa duecento evasioni dagli arresti domiciliari. Per oltre un’ora decine di No Tav, scesi in strada, hanno bloccato l’auto dei carabinieri, con l’anziana a bordo. “Speravate di fare questa porcata di nascosto tra Natale e Capodanno”, hanno urlato ai militari tra insulti e sfottò. Sui social, la consigliera regionale M5s Francesca Frediani dice di provare “disgusto”. “Fatemi  dire che arrestare una 73enne, per disobbedienza civile, per aver prima occupato simbolicamente l’autostrada e in seguito non aver rispettato obbligo di dimora, farebbe ridere se fosse un film”, commenta il collega Marco Grimaldi di Lev. Di provvedimento eccessivo, “sproporzionato” parla pure il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Morassut del Pd: “Non condivido nulla del movimento No Tav ma le proteste, anche scomode e con le quali non si è d'accordo, non vanno ignorate”. In una una nota l’esponente dem giudica “sproporzionato l’arresto e credo sia una misura sbagliata e senza senso, frutto di un meccanismo burocratico che prescinde dalla concretezza delle cose”. Stessa opinione la esprime il compagno di partito, segretario provinciale e consigliere comunale Mimmo Carretta: “Misura eccessiva, evitabile. Non condivido nulla delle sue battaglie, ma così non va”.

Pg Saluzzo: per Dosio applicato con rigore norme

Con la Dosio, lo scorso novembre, anche altre undici persone erano state raggiunte da una raffica di ordini di carcerazione. Anarchici e militanti del centro sociale Askatasuna, volti noti delle proteste di piazza, che sette anni fa occuparono l’autostrada, danneggiarono l’impianto di videosorveglianza e bloccarono le sbarre del casello con del nastro adesivo, in modo che gli automobilisti potessero passare senza pagare il pedaggio. Gli agenti della Digos avevano individuato i responsabili della protesta, degli insulti alle forze dell’ordine e delle minacce ai casellanti. E lo scorso giugno la Cassazione ha confermato le condanne, rendendole definitive. Ora l’esecuzione. L’arresto della Dosio, insegnante di greco in pensione e volto della lotta al “supertreno”, è l’ennesima tegola che si abbatte negli ultimi mesi sul movimento No Tav. Lo scorso 18 dicembre Mattia Marzuoli e Giorgio Rossetto, storici capofila del centro sociale Askatasuna, sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’attacco al cantiere della Torino-Lione del 27 luglio. Per gli investigatori della Digos “sono i registi di quegli episodi di violenza”.

Era stata la Procura Generale di Torino a sancire la sospensione dell’ordine di carcerazione per la Dosio, disposto circa un mese fa, dopo la condanna a un anno di reclusone emessa dal tribunale del capoluogo piemontese. La sentenza riguardava un episodio avvenuto durante una protesta No Tav in cui un gruppo di manifestanti aveva aperto le sbarre di un casello autostradale. Dosio aveva ribadito di non voler chiedere pene alternative così la procura generale aveva sospeso l’ordine trasmettendo gli atti al magistrato di sorveglianza. “La procura generale di Torino fingendo di ignorare il mio rifiuto di richiedere misure alternative alla carcerazione e facendo lo gnorri circa la mia dichiarata volontà di respingere ogni misura che mi renderebbe carceriera di me stessa e della mia famiglia, rimanda di propria iniziativa al magistrato di sorveglianza la sentenza se per me sarà carcere o esecuzione presso il domicilio delle pene definitive. Decisione singolare, che non ha precedenti presso il tribunale di Torino. Ah, Ponzio Pilato … La scelta di non scegliere ha lastricato la storia di iniquità e di viltà”, aveva scritto.

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