BENECOMUNISMO

Cavallerizza, tutti contro l'assessore

Al termine di una lunga assemblea Iaria finisce sotto processo per la delibera appena approvata: "Tirapiedi dei padroni". Ma le alternative paiono impraticabili e gli occupanti sono divisi

Tutti contro Antonino Iaria, ma senza un’idea chiara di come uscire dall’impasse. Alla fine, sulla Cavallerizza, il Comune di Torino andrà avanti per la sua strada e agli ex occupanti e benecomunisti di ogni estrazione non resterà che adeguarsi. È un lungo cahier de doleances quello dell’assemblea di oggi, ormai in disarmo e disunita nei confronti della delibera approvata dalla giunta di Chiara Appendino a fine dicembre. Insomma, l'assessore sarà pure “un tirapiedi dei padroni”, come qualcuno l’ha definito, ma tra i suoi interlocutori le idee paiono piuttosto confuse. E, alla fine, è proprio la sua linea a prevalere.

Tra i presenti, il benecomunista Ugo Mattei, affiancato dall’ex vicesindaco Guido Montanari, la vicepresidente Viviana Ferrero – particolarmente prudente per evitare di scivolare su qualche dichiarazione avventata vista la delibera di sfiducia che pende sulla sua testa e che domani verrà votata in Sala Rossa – la presidente del comitato d’uso civico della Cavallerizza Giovanna PreveLuciano Viotto di “Salviamo Cavallerizza” che però è intervenuto a titolo personale in quanto l’associazione non ha aderito al comitato di scopo e, ovviamente, anche gli “artisti” capitanati da Emanuele Buganza. Intanto, nonostante le promesse della giunta, quei quattro o cinque occupanti senza un tetto “di cui il Comune avrebbe dovuto farsi carico non hanno ancora ricevuto una sistemazione, e uno di loro si ritrova a dormire, in pieno inverno, sotto un edificio pubblico” denuncia la consigliera ex grillina, ora di DeMa, Deborah Montalbano.

Iaria, dal banco degli “imputati”, ha provato a difendersi raccontando la storia del “comitato permanente” previsto dalla sua delibera, che sarà aperto a comitati e associazioni, anche al comitato d’uso civico. “E avrà una natura assembleare”, ha detto, ben conoscendo l’effetto afrodisiaco che questo termine avrebbe esercitato sull’uditorio. Poi racconta la storia dei vincoli posti dalla giunta ai privati, che dovranno convenzionarsi con la Città allo scopo di creare un “Polo culturale”, ha annunciato di aver chiesto il dissequestro, fra gli altri spazi, anche del Salone delle guardie, in modo da ristrutturarlo e restituirlo alle attività degli ex occupanti il prima possibile.

Ma gli Irreali non cedono alle lusinghe e alle promesse dell’assessore e l’architetto Preve annuncia la nuova trovata: il Pura, il piano unitario di riqualificazione “alternativo” che costituirebbe l’esito di un percorso di progettazione partecipato aperto alla cittadinanza. L’obiettivo sarebbe quello di organizzare sei incontri pubblici durante i quali raccogliere dal basso le idee sul futuro della Cavallerizza per poi presentare al Comune una proposta progettuale condivisa con la città. In questo modo, si augura la Preve, “proporremo un’idea talmente perfetta che non potranno dirci di no”. Non solo: idea del DiPArC, il Dipartimento di architettura creativa, vorrebbe rendere completamente attraversabile la Cavallerizza, utilizzando tutti gli spazi. Un altro piano velleitario, respinto senza troppi complimenti da Iaria e contestato pure da Montanari a dimostrazione che ormai in quell’assemblea ogni viaggia per conto suo.

“Chi saranno i veri proprietari del complesso?” la domanda di Mattei è retorica, la risposta è scontata. Chi mette il grano e non è certo la Città. Poi se la prende contro i “padroni” della Cavallerizza, “questi signori, che sono degli straccioni che vogliono fare profitto, devono sedersi a un tavolo con noi” dice riferendosi a Intesa Sanpaolo e a Cassa depositi e prestiti, che “dovranno essere vincolati al regolamento di condominio, rispettando la destinazione pubblica del complesso”. Parole, parole. Iaria sbotta in un sussulto d’orgoglio: “Comunque il 14 per cento del complesso rimarrà proprietà diretta pubblica, non è proprio un francobollo”. Viviana Ferrero spiega come andrà a finire: “Se si vende ai privati facendo lo spezzatino, questo complesso non torna più pubblico”. Sarà di chi se l’è comprato, funziona così. 

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