POTERI FORTI

Crt contro la revoca di Autostrade: "Porteremo la vicenda in Europa"

Scende in campo il presidente della Fondazione Quaglia, tra gli azionisti forti di Atlantia: "Ripercussioni fortissime sugli investitori". Il numero uno di via XX Settembre chiede che la partita si risolva "senza pregiudizi fuoriluogo". Il rischio di una battaglia a colpi di carte bollate

“Porteremo il caso Atlantia in Europa”, annuncia il presidente della Fondazione Crt Giovanni Quaglia, confermando quel che è noto da tempo: la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia cui il Governo, pur tra distinguo e contrarietà, come quella di Italia Viva, pare avvicinarsi a passo spedito avrebbero pesantissime ripercussioni sugli investitori.

E tra i maggiori di questi, con il 4,85%, c’è proprio la cassaforte piemontese che, nel caso di revoca, rischierebbe una vero e proprio tracollo, come peraltro spiegato giorni fa qui sullo Spiffero quando ancora da via XX Settembre non era uscita alcuna dichiarazione sulla vicenda.

Oggi Quaglia spiega che la Fondazione ha "posto in essere iniziative per rappresentare questa situazione anche a livello europeo. Siamo convinti che si possa risolvere questa partita senza pregiudizi fuori luogo che a volte possono emergere". Quaglia sottolinea quel che la propaganda dei Cinquestelle ha sempre tenuto in ombra lasciando spazio all’attacco della famiglia Benetton, ovvero "Atlantia non è solo Benetton – ricorda il presidente della Crt – raccoglie migliaia di investitori”. E “noi come azionisti chiediamo che si faccia una valutazione complessiva, ci sono delle responsabilità e vanno accertate, chi ha sbagliato deve pagare nei modi e nelle forme previste dalla legge”. Per Quaglia “alcune realtà significative del governo e del mondo politico si stanno rendendo sempre più conto che non è una partita contro qualcosa e qualcuno, ma deve essere gestita in modo positivo per migliorare la situazione senza creare danni al bilancio dello Stato". Usa un eufemismo quando parla di “qualche problema agli azionisti come noi che utilizzano i proventi per distribuirli sul territorio", inevitabile conseguenza della decisione su cui i grillini non cedono di un passo e il Pd sembra pronto, anche in questo caso, ad assecondare il partner di governo.

"Ci sono dei problemi sicuramente e allora mettiamoci tutti insieme per capire come risolverli al meglio, magari con un maggior controllo pubblico, con un advisor di altissimo profilo, per esempio, e con un monitoraggio continuo e costante”, propone il presidente della Fondazione che nella società concessiionaria è rappresentata dalla vicepresidente Anna Chiara Invernizzi. “Si può fare tutto ma è necessario che anche il pubblico faccia la sua parte. Noi come azionisti chiediamo che si faccia una valutazione complessiva. Chi ha sbagliato deve pagare nei modi e nelle forme previste dalle leggi. Ma ci vuole un'attenzione particolare agli investitori istituzionali, ai piccoli investitori privati anche internazionali, che devono potersi fidare delle regole, delle leggi e di quanto è stato pattuito".

Quaglia spiega che “alcuni politici si stanno rendendo conto che non è una partita contro qualcosa o qualcuno, ma deve essere gestita in modo positivo, per migliorare l'infrastrutturazione senza rischiare di creare danni al bilancio dello Stato". Di certo in via XX Settembre è scattato l’allarme rosso e di fronte a uno scenario che farebbe risultare ben poca cosa quei 260 milioni bruciati lo scorso anno quando il titolo precipitò in borsa dopo la tragedia del ponte Morandi.

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