LA STORIA INFINITA

Ex Westinghouse, torna Ream (assieme al Politecnico)

Proprio mentre è in corso il processo sui famigerati 5 milioni, la società presieduta da Quaglia potrebbe rientrare in campo. Sarà lei a realizzare il centro congressi mentre Esselunga si occuperà della parte commerciale? Nuove aule per l'ateneo torinese

E se alla fine fosse proprio la Ream Sgr a realizzare il centro congressi da 5mila posti nell’area ex Westinghouse di Torino? Uno strano scherzo del destino o più semplicemente il ritorno al punto di partenza dopo anni in cui il progetto nato durante l’era di Piero Fassino è rimasto fermo tra ricorsi amministrativi, crac finanziari, mutate strategie societarie e processi penali che hanno coinvolto i vertici della nuova amministrazione grillina, a partire dalla sindaca Chiara Appendino, imputata per falso e abuso d’ufficio, proprio riguardo alla gestione di un pezzo di questa complessa operazione.

Così, proprio mentre a Palazzo di Giustizia è iniziato il processo sul caso Ream, riguardo a quell’anticipo da 5 milioni versato dalla società a fine 2012 e scomparso dai bilanci 2016 e 2017 del Comune, la società detenuta dalle fondazioni bancarie piemontesi (in particolare Crt e CrAsti con il 30,4% a testa), è di nuovo pronta a investire su quell’area, assieme a Esselunga e al Politecnico di Torino.

Nel primo progetto realizzato dallo studio Rolla l’inizio dei lavori era previsto nel 2015, la fine entro il 2018. Siamo ancora fermi. Ora, però, l’accidentato iter che, secondo il piano originario, dovrebbe portare alla realizzazione di un centro congressi, un’area residenziale, spazi verdi e un centro commerciale, potrebbe essere a una svolta.

Per capire cosa è successo bisogna riavvolgere il nastro di almeno otto anni, quando con Fassino sindaco il Comune di Torino pubblicò un bando per riqualificare l’area un tempo occupata dalla fabbrica Westinghouse. A fine 2012 Ream versa a titolo di caparra 5 milioni di euro, ma la gara dell’anno successivo se l’aggiudica la società Amteco&Maiora, la cui testa è a Noci, nel Barese. È in cordata con Esselunga e insieme realizzano il sogno dell’allora patron Bernardo Caprotti: battere le coop in una delle città rosse per eccellenza. A soccombere è NovaCoop, che contesta l’esito della gara e si rivolge al Tar, ma nel 2017 i giudici amministrativi respingono il ricorso.

Amteco&Maiora, assieme a Esselunga, possono finalmente partire? Non proprio. Perché intanto il gruppo pugliese ha iniziato a navigare in acque perigliose. I Fusillo, che ne sono a capo, si trovano in gravi difficoltà finanziarie e stanno in piedi solo grazie a una importante linea di credito attivata dalla Banca Popolare di Bari, finché lo scorso anno finiscono gambe all’aria, insieme, sia i Fusillo sia l’istituto creditizio. Nel 2017 le perdite di Maiora, holding della famiglia Fusillo, arrivano a 116 milioni, il debito complessivo è di 218 milioni. E proprio in quell’anno gli imprenditori baresi si ritrovano a dover onorare il proprio impegno con il Comune di Torino per quell’investimento intrapreso cinque anni prima.

La loro società, infatti, si aggiudicò la gara per 19,7 milioni, ma dopo vari solleciti riuscì a versare solo 8 milioni a fine 2016; dei restanti 11,7 milioni il Comune ne incassò 3 e così, dopo aver tanto inutilmente atteso, Palazzo Civico decise di rescindere il contratto. Tutto di nuovo fermo fino al 2018 l’anno in cui Esselunga subentra ad Amteco&Maiora, versa il dovuto e si assume l’onore di realizzare l’intero intervento, superando anche le riluttanze emerse nel nuovo management dopo la scomparsa del patron Caprotti.

Siamo nell’autunno 2018. Il Comune vuole veder partire l’intervento e capisce che non può lasciare sola Esselunga in un momento in cui la grande distribuzione non gode di ottima salute e Torino è già piena di supermercati e aree commerciali. Ed ecco il ritorno in campo di Ream, che intanto, nel 2018, aveva finalmente ottenuto la restituzione della caparra da 5 milioni versata sei anni prima e oggetto del processo contro la sindaca Appendino e altri. Secondo quanto filtra, la società presieduta da Giovanni Quaglia dovrebbe accollarsi l’intervento per il centro congressi ma giacché anche quell’investimento è rischioso (da Torino Incontra al Lingotto l’attività congressuale non rappresenta al momento una gallina dalle uova d’oro), allora è stato coinvolto nell’operazione anche il Politecnico che da tempo ha disperato bisogno di allargarsi. Il rettore Guido Saracco è alla ricerca di nuovi spazi e chissà che non possano trovare posto, in un centro congressi modulare, le nuove aule di cui ha bisogno l’ateneo. In questo modo Esselunga dovrebbe sobbarcarsi solo l’investimento del centro commerciale, il Comune vedrebbe realizzato il centro congressi e riqualificata l’area, Ream investirebbe su una struttura che verrebbe prontamente occupata dal Politecnico, riducendo notevolmente i rischi d’impresa, e l’università torinese otterrebbe gli spazi di cui ha bisogno. Tutti contenti? Vedremo.

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