EMERGENZA SANITARIA

Da Torino i test che scovano il Covid-19

È un'eccellenza della biologia molecolare l'azienda che dal capoluogo piemontese distribuisce migliaia di kit per diagnosticare il Coronavirus. La Elitech: 105 dipendenti che da settimane fanno gli straordinari per rispondere all'impennata di richieste

Partono da Torino le migliaia e migliaia di test che ogni giorno hanno il compito di aggiornare il numero dei contagi da Covid-19. Al civico 185 di corso Svizzera, nel Centro Piero della Francesca, la Elitech Group da un paio di settimane ha moltiplicato il suo lavoro per far fronte a un’emergenza di cui ancora non s’intravvede la fine. Finora ha  distribuito, solo in Italia, oltre 100 kit, ognuno dei quali contiene 100 test diagnostici. Di fatto circa un terzo dei 30mila tamponi effettuati hanno ottenuto un responso grazie a queste sofisticate attrezzature prodotte nel capoluogo piemontese. “Oggi stiamo dando priorità al mercato italiano, ma siamo un’azienda globale che vende in tutto il mondo” spiega Emanuele Cesale Ros, international marketing manager della divisione biologia molecolare che conta 105 dipendenti nell’hub di Torino e una trentina in un altro centro negli Stati Uniti, vicino Seattle.

Una realtà che nasce 25 anni orsono da uno spin-off dell’Università di Torino e che dopo l’acquisizione da parte di Elitech è diventata un’eccellenza mondiale. Qui lavorano solo alte professionalità, dai laboratori di ricerca alla produzione. Ogni anno vengono brevettati tra i 5 e i 7 test diagnostici. Quello per il Coronavirus viene realizzato in Corea, grazie alla partnership con la Osang Healthcare, un altro gigante nato e cresciuto in una delle zone rosse del contagio.  

Finora in tutta Italia sono stati effettuati 30mila test di cui 2.700 sono risultati positivi. L’epidemia sta segnando ancora una fase espansiva: ogni positivo ne contagia in media due, per registrare una contrazione è necessario che si passi a un rapporto inferiore a quello di uno a uno. Di qui si spiega la continua richiesta di nuovi kit da tutte le regioni italiane, giacché dopo i due casi registrati in Valle d’Aosta nessuna può più definirsi immune. E così anche la lista degli ordini, in corso Svizzera, viene aggiornata di ora in ora: “Nei prossimi dieci giorni abbiamo già richieste per 50mila test” dice Cesale Ros, conscio del surplus di lavoro all’orizzonte. “Siamo una realtà in continua espansione, che si rivolge a un mercato globale, facciamo fronte a tutto questo con le nostre forze, grazie anche alla disponibilità di chi lavora qui”.

Intanto, dopo gli ultimi provvedimenti del Governo tutta l’Italia è finita in quarantena: scuole chiuse fino al 15 marzo, stop a ogni forma di manifestazioni, il consiglio agli anziani di rimanere in casa. Dal vostro osservatorio come giudicate le misure di contenimento messe in atto? “Ogni Paese ha avuto il proprio approccio, non sta a noi giudicare – è la chiosa di Cesale Ros –. Il Sistema sanitario italiano è sempre stato improntato sull’attenzione ai pazienti. Dobbiamo solo lasciar lavorare le persone che hanno le competenze necessarie ad affrontare l’emergenza”.

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