EMERGENZA SANITARIA

Coronavirus, stretta sul Piemonte

Dopo il confronto con Palazzo Chigi tutta la regione, come il resto del Paese, diventerà "zona arancione". Decreto nelle prossime ore. Limitazioni nella circolazione, bar e ristoranti chiusi alle 18, niente spesa nei centri commerciali durante i weekend

Le misure in atto da ieri per la Lombardia e cinque province piemontesi siano estese a tutto il territorio nazionale, senza eccezioni. Questa la richiesta di tutti i governatori avanzata al premier Giuseppe Conte nella conference call appena conclusasi.

La decisione del Governo è prevista in serata con l'annuncio di un decreto da parte del premier Giuseppe Conte. Tra i presidenti a chiedere, con fermezza, un’ulteriore stretta nelle misure per cercare di franare il contagio, quello del Piemonte. Alberto Cirio, peraltro, aveva già chiesto la zona rossa, anche se formalmente viene definita arancione, per tutto il territorio piemontese. Un cambio di colore, dal rosso all'arancione, che trova la sua motivazione soprattutto nella misura, per ora lievemente, meno stringente dei controlli sulla mobilità non affidato ai militari. Una modalità di impatto meno traumatico sul piano psicologico, insomma. Nel provvedimento del Governo è anche previsto il blocco totale delle manifestazioni sportive e il divito di assembramento anche in luoghi all’aperto.

In queste ore, con un atto dell’Unità di Crisi, viene disposta la chiusura di tutte le stazioni sciistiche del Piemonte. L'estensione su tutto il territorio regionale di quanto previsto, a oggi, per le province di Alessandria, Asti, Novara, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola, comporterà la chiusura dei bar e ristoranti entro le 18 e quella dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi. Niente scuola fino al 3 aprile. Sono vietati tutti gli spostamenti a meno che non ci siano comprovate esigenze di lavoro, salute o altre dimostrabili necessità. A chi ha febbre superiore a 37,5 gradi “è fortemente raccomandato di rimanere presso il proprio domicilio e limitare al massimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante”. Chi è sottoposto alla quarantena o è risultato positivo al virus subisce invece un “divieto assoluto” di abbandonare la propria abitazione. I trasgressori di questi divieti, come chiarito da una circolare del Ministero dell’Interno dell’8 marzo, rischiano l’arresto fino a 3 mesi o l’ammenda fino a 206 euro (art. 605 c.p.) a meno che la loro condotta non concretizzi reati anche più gravi, come i delitti contro la salute pubblica (art. 452 c.p.).

Leggi il dpcm del premier Conte

Comprendere tutto il Piemonte nell'area che il Governo ha invece limitato a cinque province, era stata la prima richiesta del governatore sulla base delle indicazioni dell'Unità di Crisi e del comitato tecnico-scientifico presieduto da Roberto Testi, direttore del Dipartimento prevenzione dell’Asl di Torino.

Intanto è salito a 13 il numero dei decessi risultati positivi al coronavirus in Piemonte. L’ultimo è stato un uomo di 76 anni già affetto da molteplici patologie, morto all’ospedale San Giovanni Bosco. Sono 380 le persone positive, mentre quelle negative al test sono 1.238. Gli esami in corso sono 238. I casi positivi sono così distribuiti: 101 a Torino, 58 ad Asti, 63 ad Alessandria, 20 a Biella, 13 a Cuneo, 19 a Novara, 12 a Vercelli e 11 nel Vco. Gli infetti provenienti da fuori regione sono 16, mentre 67 casi sono ancora in fase di elaborazione e attribuzione territoriale. In rianimazione sono ricoverate 61 persone e in altri reparti 120; in isolamento domiciliare ce ne sono 186.

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