LA SERRATA

Chiusi due negozi su tre

In Piemonte attivi 32mila esercizi commerciali su 89mila. Resistono farmacie, alimentari, servizi alla persona. Per tutti gli altri non si sa quando (e in alcuni casi se) riusciranno a riaprire. Un colpo durissimo per il piccolo commercio di vicinato

Per carità, non saranno eroi come medici e infermieri che in prima linea combattono la difficile battaglia contro il Coronavirus, ma nelle retrovie con il loro lavoro assicurano alla truppa il rancio per resistere all’invasione dell’epidemia. Sono negozianti, commercianti, esercenti, commessi: alimentari, farmacie, tabaccai, ferramenta. Durante l’emergenza Covid-19 più di un negozio su tre è rimasto aperto per garantire quei beni minimi necessari a un’intera nazione finita in quarantena. È quanto emerge da una elaborazione di Unioncamere sui dati del Registro delle imprese delle Camere di Commercio.

In Piemonte sono complessivamente 32.121 gli esercizi commerciali rimasti aperti e ci lavorano 57.132 persone. Un presidio di prossimità fondamentale per gran parte della popolazione costretta tra le mura domestiche. Sono il 36 per cento su 89.100 attività esistenti. L’altra faccia della medaglia è quella che racconta di decine di migliaia di persone costrette a chiudere in ottemperanza alle disposizioni del Governo. Quasi 57mila tra estetisti, parrucchieri, agenzie di viaggio, ristoranti, bar, abbigliamento, accessori: tutto ciò che oggi è considerato superfluo. Un esercito di uomini e donne che tuttora non sa quando (e in alcuni casi se) riuscirà a tornare al lavoro.   

L’impatto è notevole, in tutte le province. A partire dall’area metropolitana di Torino, dov’è più alta la concentrazione di attività per lo svago e la ristorazione: qui sono 16.647 gli esercizi rimasti aperti (il 34,9%) in cui lavorano in media due persone. Mentre nell’Astigiano si sfiora il 39% di negozi e botteghe, che per la maggior parte occupano una sola persona.  A livello nazionale sono mezzo milione le attività commerciali e dei servizi alla persona aperti e occupano 800mila dipendenti. Fra questi, più di 230mila riguardano il settore alimentare, che assicura una copertura capillare sull’intero territorio nazionale.

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