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Finpiemonte, si chiude l'era Ambrosini

Il cda della cassaforte regionale approva il bilancio con un utile di 1,7 milioni. Superata, almeno da un punto di vista finanziario, la crisi scoppiata alla fine del 2017. Per la successione in pole position Molina

Con un utile di 1,7 milioni di euro, il consiglio d’amministrazione di FinPiemonte ha approvato il bilancio 2019. Una buona notizia dopo gli ammanchi e i processi che hanno investito nel 2018 la cassaforte della Regione, visto anche il ruolo fondamentale che avrà nell’erogazione dei fondi alle imprese nella fase 2 dell’emergenza sanitaria, quella in cui sarà fondamentale drenare denaro nel tessuto economico piemontese.  

Dalla relazione sulla gestione, illustrata dal presidente uscente, Stefano Ambrosini, e dal direttore generale, Marco Milanesio, si capisce che il risultato è dipeso anche da un paio di operazioni finanziarie azzeccate e da una robusta cura dimagrante sul piano dei costi di struttura, grazie anche all’uscita di alcuni dipendenti e alla riorganizzazione di diversi settori, a cominciare dall’area crediti e dagli affari legali. Il   bilancio approvato oggi dal cda verrà presentato in assemblea il 27 aprile, e a quel punto si chiuderà l’epoca Ambrosini, che lascia il suo incarico donando alla Regione 10mila euro, l’equivalente del suo emolumento di marzo e aprile.

Il bando per la successione è scaduto alcuni giorni fa e da settimane circolano una serie di nomi su chi potrà rilevare il testimone da Ambrosini: il più accreditato, secondo rumor che rimbalzano da piazza Castello, è quello di Roberto Molina, ex capo di gabinetto del Comune di Alessandria, molto vicino al leader della Lega piemontese Riccardo Molinari.

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