SCIURA PADRUNA

Confindustria, sprint di Mattioli

A pochi giorni dal voto, l'imprenditrice torinese è a un'incollatura dal suo concorrente, il lombardo Bonomi. Determinazione, esperienza nell'export e un programma economico per la ripresa: questi i punti di forza che potrebbero ribaltare i pronostici

Al prossimo presidente di Confindustria toccherà il compito più arduo nella storia dell’associazione di viale Astronomia: governare l’industria italiana in quell’emergenza che nessuno ancora sa quanto durerà e poi guidarla lungo un cammino lungo e faticoso di un dopoguerra senza che neppure si intravveda un tanto invocato Piano Marshall.

Nel decennio 1945-1955 con la guida del genovese Angelo Costa, Confindustria assunse e rivestì un ruolo di primaria importanza nella ricostruzione. A quasi ottant’anni di distanza quella che si prospetta è una sfida non meno difficile: il compito cui è chiamato chi succederà a Vincenzo Boccia resta ugualmente o forse ancor più rilevante rispetto ad allora. E oggi come allora sarà determinante, tra i vari fattori in gioco, un rapporto costruttivo, ma autonomo con il Governo, come seppe mantenere Costa con gli otto esecutivi centristi di Alcide De Gasperi. Chi, tra Licia Mattioli e Carlo Bonomi, riceverà quell’antica eredità caricandosi sulle spalle un peso e una responsabilità che, incredibilmente, fanno apparire affievolite nella gravità anche stagioni complesse e drammatiche come quella dell’autunno caldo e degli scontri durissimi tra imprenditori e sindacato?

Sono ormai pochi i giorni da attendere per un’elezione dall’esito tutt’altro che scontato. L’epidemia, con il distanziamento sociale e il lockdown, ha stravolto il mondo del lavoro, imponendo mutazioni anche in quella liturgia involuta e un po’ barocca che accompagna il cambio della guardia in viale Astronomia. La designazione del nuovo presidente, fissata al 26 marzo è slittata al 16 di aprile. Contrariamente ad altri ulteriori rinvii cui ormai si va facendo l’abitudine, la data che cadrà tra cinque giorni non sarà spostata. Inedito il sistema di voto, adeguato anch’esso all’uso delle tecnologie per superare l’impossibilità di riunire fisicamente l’assemblea.

Assemblea che, a dispetto di una narrazione per nulla disinteressata seppur alimentata da “autorevoli” quanto inusuali corse in avanti, appare tutt’altro che foriera di un risultato scontato a favore del presidente di Assolombarda. Nelle settimane in cui il Paese è stato travolto e stravolto dalla terribile diffusione del coronavirus gli assetti e le intenzioni di voto avrebbero portato a uno scarto assai ridotto a vantaggio di Bonomi rispetto all’attuale vicepresidente nazionale con delega all’internazionalizzazione, con alle spalle la guida dell’Unione Industriale di Torino.

Per un pugno di voti. Così potrebbe giocarsi la conquista della poltrona che Boccia sta per lasciare in un momento cruciale e pieno di incognite per l’economia dell’Italia. Un distacco risicatissimo e capace di essere facilmente ribaltato a favore di Mattioli che stupisce rispetto alle veline di qualche settimana fa e all’intervento inusuale dei tre saggi che avevano chiesto all’imprenditrice torinese un passo indietro ricevendone un cortese quanto secco diniego. Ma quel leggero divario non sorprende affatto coloro, e non sono pochi, che avevano dubitato dell’eccessivo consenso attribuito a Bonomi. Lo stesso tentativo del numero uno di Assolombarda di accreditare la sua candidatura rafforzandola proprio in quanto espressione della regione più colpita dall’epidemia e dalla crisi conseguente, sembra non aver sortito grande effetto anche per l’evoluzione del quadro di crisi generato dall’epidemia e dalle decisioni assunte per contenerla che riguardano ormai tutto il Paese.

La stessa forte presenza mediatica di Mattioli, pur non avendo un effetto diretto sugli elettori, ha portato da giorni l’imprenditrice a rappresentare il volto – attuale e prospettato in un rinnovamento senza strappi – di Confindustria nel dibattito su come e quando affrontare la riapertura, quella Fase 2 che gli industriali premono perché avvenga al più presto, ovviamente con tutte le cautele per i lavoratori. “La salute delle persone è al centro di tutto, e le imprese sono le prime ad averlo capito, ma il Paese deve gradualmente rimettersi in moto”, va ripetendo in questi giorni.

L' esperienza nel settore internazionale è un atout andato crescendo a favore della signora dei gioielli, anche in virtù della necessità di affrontare una crisi che è e sarà globale. Questo, insieme alla reazione avuta al tentativo, con l’invito dei saggi, di  lasciare la strada sgombra a Bonomi che le è valsa molti apprezzamenti per la tenacia e un conseguente possibile travaso di voti, porta Mattioli a quell’incollatura che un pugno di voti potrebbe cancellare. Ma a fare la differenza a suo favore potrebbe essere proprio il programma e la determinazione su come affrontare, incominciando da ora e con idee chiare e un piano per la ripartenza tenendo il punto ma evitando conflitti con i sindacati, così come con il Governo, pur non derogando a un’autonomia che viene chiesta al nuovo corso di Confindustria. Come accadde nel dopoguerra.

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