EMERGENZA ECONOMICA

Una ditta su tre resterà al verde, la tagliola dei prestiti garantiti

Denuncia della deputata Porchietto: "Con la concessione delle garanzie solo alle piccole aziende in bonis, tutte quelle che già erano in difficoltà vengono condannate alla chiusura". Per le prime erogazioni ci vorranno almeno due settimane

“Fare presto” continuano a chiedere le piccole imprese. La crisi Covid ha prosciugato i loro conti correnti, il flusso di cassa per i mesi di marzo e aprile è prosciugato e ora sono tantissime quelle che chiedono alle banche di aprire i rubinetti per garantire un flusso in grado di sostenere i costi fissi: personale, eventuali affitti dei capannoni, debiti coi fornitori, utenze. Ma le procedure per accedere al finanziamento fino a 25mila euro con garanzia dello Stato sono tutt’altro che immediate e se ieri il presidente di Piccola Industria Carlo Robiglio auspicava erogazioni entro 10 o al massimo 15 giorni, il quadro attuale non consente di essere ottimisti.

Innanzitutto va premesso che non tutte le aziende possono accedere a quel fondo, ma solo quelle che al 31 gennaio rientravano nella categoria “in bonis”, quelle cioè in grado di onorare i propri debiti – finanziari e commerciali – nei tempi prestabiliti. Questo vuol dire che “un’azienda su tre non potrà usufruire di queste misure e sarà condannata alla chiusura” afferma Claudia Porchietto, deputata di Forza Italia. In sostanza chi si è presentato alle porte della crisi con una situazione già precaria ha altissime probabilità di non superare l’anno. Lo sa bene Unicredit che infatti ha già annunciato lo stanziamento di ulteriori 900 milioni a copertura di crediti deteriorati.

“Essendo una professionista oggi ho chiesto ai miei collaboratori di farmi un report dei contatti avuti ieri con le banche e mi è stato risposto che di sei istituti di credito contattati, non uno ha immediatamente avviato l’iter necessario all’erogazione del prestito. Questo perché c’è ancora chi attende istruzioni in merito dalla sede centrale, chi non accetta le pratiche e chi non prende in considerazione il soggetto se non è già cliente della banca. A questo punto mi pare che chiaro che abbiamo un problema”.

Insomma, il rischio è che la burocrazia e le regole stringenti imposte dal Governo mettano i bastoni fra le ruote a molte imprese che hanno disperato bisogno di liquidità. Subito. E invece nella migliore delle ipotesi le prime erogazioni non avverranno prima di un paio di settimane, anche perché le condizioni per attivare la garanzia statali sono arrivate solo lunedì da Sace, la società controllata da Cassa depositi e prestiti che si farà carico delle garanzie del Governo. A dimostrazione di quanto sia urgente la necessità di liquidità lo dimostra il fatto che uno dei principali istituti di credito del Paese abbia già ricevuto 100mila domande provenienti da tutto il Piemonte nelle ultime 48 ore, una mole di pratiche enorme da evadere.

“Il Governo chieda alle banche uniformità di intervento – incalza ancora Porchietto – è giusto quanto sostiene l’Abi quando dice di non essere un organo di vigilanza e che quindi non può imporre agli istituti di credito di operare con una metodologia univoca, veloce e semplice proprio nel rispetto di quanto dichiarato dal Governo. Sta di fatto però che in questi giorni assistiamo a procedure e modulistiche completamente diverse da banca a banca, come le richieste di garanzie personali degli imprenditori o dei soci di srl, quando già abbiamo la garanzia del fondo centrale per le pmi”.

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